Mondo/ Marocco - Artigianato e cooperazione in un progetto che prevede anche l’import-export e il marketing dei prodotti appoggiato dalla Provincia di Roma
Angelucci Nadia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2006
Il video realizzato da Gisella Ianiri durante la missione esplorativa della Provincia di Roma nel novembre 2005 mostra le immagini di un Marocco solare e di donne impegnate nei loro mestieri. Ci sono laboratori artigianali di tappeti e ceramiche ma anche lavori meno tradizionali per le donne come officine di ferro battuto. La povertà si fa più tangibile man mano che ci si allontana dai centri urbani e l’ultima immagine che rimane stampata negli occhi è quella di un gruppo di donne berbere che colorano lana con tinte naturali immerse nella stupefacente natura delle montagne dell’Atlante.
La proiezione, presentata in occasione del convegno “Da Fès a Roma, da Roma a Fès. Il lavoro delle donne attraverso il Mediterraneo”, documenta la nascita del progetto di cooperazione decentrata con il Marocco appoggiato dalla Provincia di Roma (Assessorato alle Politiche del Lavoro e della Qualità della Vita) nell’ambito del programma delle Nazioni Unite ART/Gold-Maghreb. L’obiettivo del progetto è quello di promuovere l’esportazione verso l’Italia di prodotti artigianali del Marocco e di sostenerne la commercializzazione che sarà affidata, in maniera differenziata, sia alla rete del commercio equo e solidale sia ad altri canali di distruzione classici. L’incarico dell’import-export e del marketing dei prodotti sarà affidato ad una cooperativa con sede nella Provincia di Roma, costituita da donne immigrate dal Marocco e da donne italiane in condizioni di svantaggio. Quindi non un classico programma di donazione Nord-Sud, ma un progetto che vede come beneficiarie le donne del Sud e quelle del Nord.
L’Assessora Gloria Malaspina, che ha realizzato la missione esplorativa ed è stata uno dei motori di questa iniziativa, ha sottolineato come questo progetto pilota punti non solo a portare un aiuto concreto ma a creare cultura attraverso queste forme di collaborazione facendo notare il valore simbolico oltre che concreto dell’iniziativa. Infatti il lavoro è al centro dell’intervento e, in particolare, dell’artigianato che coinvolge la creatività personale e ha una particolare implicazione emotiva. La preoccupazione per il tema dell’immigrazione è un altro punto fondamentale del progetto perché, come ha osservato Malaspina: “il valore economico di quello che si fa non deve essere disperso nel paese di cui si è ospiti ma deve tornare al paese da cui si è partiti”.
Più tecnico l’intervento di Luciano Gonnella di UNDP (United Nations Development Programme) che da anni si occupa di cooperazione decentrata con gli Enti Locali “Il successo di queste iniziative – ha evidenziato – viene dal fatto che si pone al centro del programma la comunità locale organizzata e si creano contesti di concertazione sempre più ampi che permettono di concordare gli obiettivi con un’attenzione particolare allo sviluppo economico locale”.
Il ritardo italiano sulle politiche di genere, tanto che non è stata ancora trovata una traduzione efficace di “mainstreaming”, termine coniato dalla Conferenza di Pechino del 1995 e che significa “soggettività politica delle donne”, è stato messo in evidenza da Bianca Pomeranzi, responsabile delle politiche di genere e sviluppo del Ministero Affari Esteri, per dire quanto l’esperienza della cooperazione decentrata, che parte dalla pratica delle donne, sia importante. Pomeranzi, infatti, ha indicato la grande ricchezza che possono apportare a questo tipo di programma le donne italiane che, a differenza delle nord europee e delle americane, hanno ancora forti impedimenti per incidere a livello politico e istituzionale – ne è testimone la questione delle quote rosa – ma che a livello locale hanno saputo mutare le proprie vite con politiche femministe partendo da sé e portando il conflitto nel privato. E ancora Pomeranzi ha mostrato la sfida e le potenzialità nuove del progetto che si propone di lavorare con le risorse delle donne del Sud e del Nord passando da un’idea di cooperazione come rapporto donatore/beneficiario alla cooperazione come relazione.
Le donne marocchine della cooperativa italiana che, dopo un periodo di formazione dovrebbe occuparsi, dell’import-export e del marketing sono intervenute riferendo le loro esperienze personali di migranti e il loro impegno a coinvolgersi in azioni volte a sostenere le donne marocchine, in Marocco e in Italia. In maniera molto coinvolgente Souad Sbai, presidente della cooperativa ACMID, ha sottolineato la condizione precaria in cui vive la donna marocchina in Italia e le violenze a cui spesso è sottoposta a causa dell’isolamento fisico, ma anche psicologico, in cui vive lontano dal suo paese. Hassania Fakhreddine, che vive da moltissimi anni nel nostro paese e che qui si è laureata e lavora, ha voluto raccontare il suo percorso di avvicinamento e la presa di coscienza sulla condizione della donna e la sua decisione di impegnarsi anche per il futuro di sua figlia. Tutte hanno trasmesso ai presenti il loro entusiasmo per un’iniziativa che permette loro di lavorare e mantenere un contatto forte con il paese di origine e con la propria cultura.
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