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Mediterranea, notizie a cura di Carla Pecis, Udi Catania

Mediterranea, notizie a cura di Carla Pecis, Udi Catania

Palestina/Si può arrestare un bambino di 5 anni? Tunisia/Liberata Amina Egitto/Violenza sulle donne che manifestano .. e molto altro...

Giovedi, 08/08/2013 - Palestina

Si può arrestare un bambino di 5 anni?

E’ successo in terra di Palestina, a Hebron - un bambino di 5 anni, maglietta e scarpe da ginnastica, gioca insieme ad altri per strada, la cittadina non offre molto ai piccoli palestinesi abituati da sempre a vedere i soldati israeliani in tenuta da guerra in perlustrazione a tutte le ore del giorno e della notte.

Come ha visto fare decine di volte dai più grandi, tira un sasso a quei soldati che sono nella sua strada.

Viene arrestato, trascinato verso una jeep militare, lo accompagnano dei bambini più grandi, ma lui piange. Solo la fortissima reazione del padre impedisce che venga bendato e ammanettato, come da prassi: sarà lui ammanettato, bendato e messo a sedere a terra, a pochi metri dal suo bambino che piange.

INGIUSTIFICABILE

Un video registrato dall’organizzazione pacifista israeliana Bethsalam mostra

a tutto il mondo questa vergogna, per Israele e per tutti quelli che non

vogliono riconoscere i diritti e la dignità dei palestinesi.



ULTIMAORA TUNISIA

LIBERATA AMINA


Pakistan

Ancora sangue di ragazze che vogliono studiare I talebani fanno esplodere uno scuolabus che riportava a casa un gruppo di ragazze dopo la scuola: 14 sono morte bruciate, le ferite e le infermiere che le stavano soccorrendo in ospedale sono state centrate da una bomba.

E’ lo stesso orrore contro cui si batte Malala, 15 anni, aggredita qualche mese fa per le sue battaglie per il diritto all’istruzione delle donne. Ha parlato all’ONU in una giornata dedicata al tema dell’istruzione dei bambini nel mondo. Secondo i calcoli delle agenzie specializzate, garantire l’istruzione a tutti i bambini delle zone svantaggiate del mondo costerebbe quanto la realizzazione di due centrali nucleari…



Iran

Torna in carcere Nasrine Sotoudeh


La coraggiosa avvocata iraniana, condannata nel 2010 a 11 anni di prigione (e a 20 di interdizione dall’esercizio della professione e del diritto a viaggiare) per le sue incrollabili battaglie a favore dei diritti umani nella patria degli ayatollah, resta in carcere.

Era stata liberata per 14 giorni, dopo 3 anni di reclusione, ma le autorità di Teheran hanno riconfermato la sua carcerazione. Non basta ancora per liberarla la grande mobilitazione di migliaia di iraniani e dell’opinione pubblica internazionale: il suo futuro resta quanto mai cupo. Continuano le manifestazioni per la sua liberazione e per lei è schierata il premio Nobel Shirin Ebadi, sua amica e collega, che da lei è stata rappresentata nel 2003 a Stoccolma per la consegna del Nobel.



Egitto

Ancora violenza sulle donne che manifestano nelle piazze egiziane


Heba Morayef, direttrice dell’Osservatorio sui Diritti Umani in Egitto in questi giorni denuncia che le donne che partecipano alle manifestazioni in tutto il Paese continuano ad essere vittime di violenza sessuale.

E’ un ‘fenomeno’ non nuovo, già nel 2011 le ragazze a Piazza Tahrir sono state aggredite e violentate, circa un centinaio. Per contrastare queste violenze si sono costituiti gruppi volontari di difesa che soccorrono le donne in piazza e vigilano sull’operato degli assalitori che, confusi tra la folla di migliaia di manifestanti, isolano le donne e le aggrediscono. Del tutto assente la polizia, e ad oggi nessuno degli assalitori è stato fermato e identificato. L’analisi delle associazioni femminili è piuttosto sconsolata: “le radici sono

profonde, sono retaggi sociali e culturali radicati e diffusi, che richiedono interventi non solo repressivi e giuridici, ma una complessiva strategia nazionale a partire dalle scuole e dalle organizzazioni religiose”.



Giordania

Ancora sul ‘delitto d’onore’


Un recente studio condotto dall’Università di Cambridge sull’atteggiamento dell’opinione pubblica giordana in tema di ‘delitto d’onore’ ha mostrato che circa la metà dei ragazzi e una ragazza su cinque (su un campione di 850 studenti dell’Università di Amman), considerano giustificato l’omicidio di una moglie, sorella, figlia che ha ‘disonorato’ la famiglia. Sono dati molto preoccupanti anche tenendo conto dell’impegno in prima persona del re e della regina Rania di Giordania a contrasto di questa pratica odiosa, impegno che non ha sortito grandi effetti. La Giordania ha introdotto negli ultimi anni leggi a favore delle donne che subiscono violenza, ma non ha estirpato la pratica, che fa ancora circa 20 vittime l’anno.

Nel Codice penale permangono due articoli che lo tollerano e il periodo di detenzione per un uxoricida va dai due a sei mesi… La battaglia è ancora lunga e non scontata - in prima linea il movimento No Honor inCrime con la sua portavoce Haneen Baker.



Italia

Pretendere il rispetto della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza.


I dati recentemente emersi sia da indagini giornalistiche che da studi disettore denunciano senza ombra di dubbio che in Italia è in atto un grandioso svuotamento della legge n.194: oltre 20.000 donne (moltissime le immigrate) sarebbero state respinte solo negli ultimi anni dalle strutture sanitarie pubbliche tenute al rispetto della legge. Il risultato è un diffuso, inaccettabile ritorno alla pratica dell’aborto illegale. In particolare emerge che circa l’80% dei ginecologi e il 50% dei paramedici si avvale della ‘obiezione di coscienza’: siamo di fronte a una palese situazione di diffusa illegalità, non oltre tollerabile.

Su questi temi in Parlamento si stanno attivando alcune parlamentari che hanno richiesto un confronto serrato con la Ministra della Salute Lorenzin.



Italia

La Presidente della Camera denuncia il fenomeno della tratta di esseri umani.


"La tratta di persone - che non esiterei a definire come una nuova schiavitù - è una delle vergogne del nostro tempo e lo è a maggior ragione perché se ne parla poco, scegliendo di ignorare un fenomeno barbaro che coinvolge milioni di uomini, donne e bambini in tutto il mondo". E’ questo il senso dell’intervento della Presidente della Camera Laura Boldrini all’apertura dell’incontro internazionale "La protezione delle vittime del traffico di essere umani: modello italiano e ooperazione con l'Osce". Ogni anno 800mila persone sono oggetto di tratta attraverso un confine internazionale, ''vittime prima dell'inganno e delle violenze e poi dello sfruttamento", e ricordato come in Italia i dati stimati "per difetto, parlino di 20mila vittime e tra di loro molte sono donne". Donne spesso "giovanissime - ha rimarcato - che vengono dai confini orientali dell'Europa, dall'Africa e dal Sudamerica, a cui viene promessa una nuova vita in Europa", ma una volta qui vengono "minacciate, segregate, costrette a vendere i propri corpi per poter ripagare i debiti pretesi dai trafficanti".

L'Italia, ha proseguito Boldrini, "ha una legislazione all'avanguardia, che prevede la protezione - fisica e giuridica - e l'assistenza delle vittime senza una previa collaborazione nelle indagini di polizie o giudiziarie. E' una buona pratica ma bisogna assicurarsi che ci sia una piena e omogenea attuazione".



Turchia

“Resisti Incinta”


Il teologo islamico Omer Tugrul Inancer in una recente intervista sulla tv pubblica ha affermato che non solo e' "immorale" ma anche "antiestetico" vedere donne in stato di gravidanza esporsi allo sguardo del pubblico - secondo lui le donne incinte dovrebbero uscire solo in macchina col marito, la sera! Immediata è stata la risposta di centinaia di donne, incinte e non (con un cuscino infilato sotto la maglietta) contro queste dichiarazioni deliranti. Il movimento ha interessato diverse città turche e si chiama “Resisti Incinta”. Si tratta di una ulteriore, e originale, risposta della società laica e soprattutto femminile alla islamizzazione montante del Presidente Erdogan.



Dubai

Vittima di stupro, denuncia l’aggressore e …. viene condannata a 16 mesi di carcere


Nella ‘vetrina per turisti’ di Dubai può succedere anche questo: una cittadina norvegese di 25 anni residente in Dubai è stata condannata a 16 mesi dicarcere per rapporti sessuali fuori dal matrimonio, uso di alcolici e falsa testimonianza dopo aver denunciato di esser stata stuprata il 17 luglio.

E’ rimasta in carcere ‘solo’ quattro giorni per il tempestivo intervento della diplomazia norvegese e le autorità locali hanno annullato la condanna. La vittima di questo abuso ha voluto restare in Dubai, dove sarà processata il 5 settembre. Il suo stupratore, un collega di lavoro, ha avuto una condanna inferiore: 13 mesi per adulterio!



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www.noidonne.org/files/allegati/Mediterranea_luglio2013.pdf



Mediterranea - Udi Catania

newsletter mensile dal punto di vista delle donne e dei bambini

Carla Pecis - carlapecis@tiscali.it

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