MedFilmFest: non solo cinema ma eventi ed impegno a favore delle donne nel mondo
Presentato in anteprima ‘The dreamers: afghan women’s resistence’ sul sogno delle donne afghane di poter studiare. Premio alla carriera ad Angela Molina: 'il Mediterraneo, una casa comune'
Mercoledi, 15/11/2023 - Nella sua 29esima edizione, il MedFilm Festival ha dedicato uno spazio importante all’empowerment delle donne ed alle loro lotte per la libertà e l’emancipazione, attraverso opere cinematografiche ma anche con panel ed incontri dedicati.
Fra questi, una forte valenza simbolica e concreta al tempo stesso, ha avuto un evento, svoltosi presso il cinema Savoy, a favore delle donne afghane, in collaborazione con Avvenire, testata che ha lanciato e sostiene la campagna “Avvenire per le donne afghane” attraverso la Caritas italiana: si tratta di un progetto promosso da un’‘associazione’ (il nome non può essere diffuso ma è stata creata da un operatore umanitario e da otto giovani nel 2019) per una ‘scuola che non c’è’ (una scuola clandestina e tenuta segreta per ovvi motivi), e realizzato nel nord dell’Afghanistan mediante una rete di centri di apprendimento sparsi in una decina di distretti tra i più remoti del Paese, dove migliaia di ragazze si recano di nascosto ogni giorno - anche percorrendo molte ore a piedi - per proseguire gli studi, com’è noto vietati alle donne dai talebani dopo la licenza elementare.
Il MedFilm Festival ha ospitato, oltre ai giornalisti di Avvenire, che hanno raccontato la nascita del progetto ed il suo avanzamento - anche grazie alle sottoscrizioni dei lettori - esponenti dell’Associazione NOVE Caring Humans, impegnata nei diritti umani in Afghanistan, rappresentanti dell’Ambasciata afghana in Italia (ovviamente non talebani, ma afferenti al governo precedente, rispetto a queste delegazioni i talebani non hanno avuto i mezzi di contrastarle o smantellarle) ed il regista, Alessandro Galassi, che ha documentato l’eccezionale esperienza della scuola segreta ed il sogno delle donne afghane di continuare a studiare con il prezioso docu-film “The Dreamers: Afghan Women's Resistance”, presentato in anteprima durante la serata.
“Quando sono andato in Afghanistan per girare il documentario – ha raccontato il regista – sentivo un senso di inadeguatezza a raccontare, io un maschio bianco occidentale, la storia di queste donne. Pensavo di trovarmi di fronte a donne che si sentivano vittime ma ho trovato invece una incredibile resistenza e resilienza in ciascuna di loro, e questo mi ha profondamente commosso. Abbiamo instaurato un bellissimo rapporto ed abbiamo anche avviato un corso di giornalismo, che continua anche oggi on line”.
Il film racconta la capacità e la volontà di tante ragazze e giovani donne di resistere e di combattere per il loro futuro, sfidando il divieto di istruzione per le donne: molte sanno di rischiare la vita o il carcere, sia le allieve e sia anche le insegnanti, ma tutte hanno chiaro il loro obiettivo, non hanno paura, non vogliono fermarsi, vivono per uno scopo più alto: il sogno di un futuro migliore per le generazioni che verranno. Molte di loro sono, fortunatamente, sostenute dagli uomini delle loro famiglie, padri, fratelli o mariti.
Ospite d’eccezione della serata anche una ragazza afghana di 25 anni, Fatima Haidari, originaria di Herat, che è stata costretta a fuggire dal suo Paese e che ora vive a Milano da due anni, dove studia Scienze politiche internazionali all’Università Bocconi.
“Sono fuggita quando sono tornati al potere i talebani – ha raccontato Fatima – sia perché sono un’attivista di etnia hazara (quindi di fede sciita e in quanto tale un potenziale bersaglio) ma anche perché credo di essere più utile da qui alla battaglia nonviolenta delle donne afghane. Tutti abbiamo in comune la nostra umanità e questo ci rende simili nel desiderio di vita, libertà, felicità. Sono una rifugiata e pensando al mio Paese provo tante emozioni ma qui posso parlare senza nascondermi e contribuire a portare avanti il sogno collettivo delle donne di vita e libertà. Oggi ci sacrifichiamo, e molte donne non hanno avuto le possibilità che ho io oggi, ma domani avremo tutte un futuro migliore, questo è il nostro sogno”.
La storia e la testimonianza di Fatima insieme a quella di molte altre donne (raccolte dal vivo da Avvenire nell’ambito della campagna avviata lo scorso 8 marzo) hanno dato vita ad un libro di recente pubblicazione ‘Noi afghane’ (Vita e Pensiero).
Altro evento molto sentito dal pubblico del MedFilm Festival, “sul solco del nostro viaggio attraverso figure di donne forti, iniziato con Maria Callas e proseguito con molte altre” - come ha affermato Ginella Vocca, direttrice del Festival - è stata la consegna del Premio alla Carriera (da parte di Sergio Castellitto) ad un’emozionata Angela Molina, attrice spagnola ‘icona’ molto legata ai registi italiani, per la sua versatilità di attrice, per la capacità interpretativa nei tanti ruoli diversi in cui ha recitato e per l’impegno umano e sociale cui da sempre è attenta.
“Ringrazio tutti perché vi ricordate di me in Italia - ha detto l’attrice - questo Festival è dedicato al Mediterraneo, un luogo che dovrebbe essere una casa comune, costruita per tutti, dove gli sguardi fra esseri umani si incontrano. Il canto di dolore di Maria Callas emoziona e ci si sente parte del coro del mondo che oggi chiede unito di poter vivere in pace”.
Dopo la consegna del Premio è stato proiettato, in omaggio ad Angela Molina, il film di Marco Bellocchio 'Gli occhi, la bocca', del 1982, dove Sergio Castellitto doppiò l’attore Lou Castel, protagonista del film insieme all’attrice da giovane.
Oggi la Molina sta girando a Barcellona il film "Polvo seran" (traducibile con Polvere saremo) con il regista Carlos Marques, un film sul tema dell’eutanasia. L’attrice ha appena terminato di girare “The Return”, una nuova versione dell'Odissea, diretta da Uberto Pasolini, con Ralph Fiennes nei panni di Ulisse e Penelope Cruz in quello di Penelope. Il film è stato in parte girato sulle Dolomiti.
Lascia un Commento