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Medagliate, ma di serie B

Medagliate, ma di serie B

Beijing 2008 / 5 - Intervista a Giulia Rodano - “lo sport femminile tra diritti e pari opportunità”

Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2008

Lo sport femminile chiede aiuto ed è un’Assessora – forse perché è donna? – a rispondere. E’ il caso di Giulia Rodano, che nella Regione Lazio cura questo settore insieme alla cultura e allo spettacolo. Sarà perché ha “a cuore la realtà delle donne ovunque” e perché considera lo sport “un grande fenomeno sociale”, ma insomma la Rodano ha commissionato una ricerca su “Lo sport femminile tra promozione e diritti” (sintesi su www.noidonne.org) per certificare con i numeri ciò che le atlete denunciano da anni: nonostante gli straordinari e ripetuti successi a livello internazionale, nonostante i “pari sacrifici” fatti quotidianamente, lo sport femminile non ha la stessa dignità di quello maschile.



Perché ci sono ancora tante discriminazioni?

Le donne esprimono oggi il meglio dello sport italiano in tantissime discipline, ma il contesto istituzionale e di rappresentanza ha la cravatta. In Italia c’è un problema generale di riconoscimento per chi pratica lo sport come lavoro. In particolare, oggi le atlete sono ancora prive di una tutela essenziale e garantita ad ogni lavoratrice come quella della maternità … e dire che sono tante, ormai, le mamme medagliate.



Numeri a parte, che sensazioni ha ricavato dalla ricerca?

Queste donne amano lo sport e hanno una grande passione. Sono combattive, hanno acquisito coscienza di sé ed elaborato pensieri e consapevolezze. Colpiscono le loro biografie: hanno combattuto contro venti e maree. Vincono perché c’è la determinazione femminile.



Qual è la politica dell’amministrazione regionale per lo sport?

Lavoriamo ad una nuova legge che, al di là del livello agonistico, sostenga lo sport come elemento di costruzione del welfare, del benessere e della cittadinanza anche per recuperare il crollo dell’attività sportiva tra gli adolescenti, ancora più vistoso tra le giovani. Pensiamo poi ad una carta regionale dei diritti dello sport femminile, avviando una riflessione a trecentosessanta gradi: è necessario costruire una rete tra istituzioni, federazioni, società, associazioni e atlete che promuova iniziative e azioni, faccia monitoraggio, favorisca il flusso di informazioni. Rimane aperto un problema nazionale che riguarda le politiche, gli investimenti e le competenze. Tutto ciò che spendiamo per lo sport lo attingiamo dalle nostre risorse. La ex ministra Melandri aveva costituito, per la prima volta nella storia, un ‘Fondo per lo sport di cittadinanza”. Tutto da rifare: oggi quel fondo è stato definanziato dal nuovo Governo.



(5 agosto 2008)

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