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McCurry, l'umanità in uno scatto

McCurry, l'umanità in uno scatto

Al Santa Maria della Scala di Siena una galleria di immagini di Steve McCurry, fotografo documentarista d’eccezione

Martedi, 18/06/2013 - Una immersione fisica in un universo d’immagini. In un “Viaggio intorno all’Uomo” - nel senso figurato dell’incamminarsi in una strada e in quello più ampio del termine umanità - accompagnati da Steve McCurry, guidati dalla sua voce e dove ogni particolare è filtrato dall’obbiettivo della sua macchina fotografica, capace di ritrarre il simbolico, l’intimo, l’attimo irripetibile, atmosfere e emozioni.

Prosegue il viaggio espositivo di uno dei più raffinati e geniali artisti dello scatto: una nuova tappa è stata inaugurata il 15 giugno a Siena, dove è possibile ripercorrere i viaggi del noto reporter, testimone di straordinari eventi del nostro tempo. Fino al 3 novembre, una antologia della sua produzione è esposta nella suggestiva cornice del Complesso museale del Santa Maria della Scala, si sviluppa lungo l’antica “strada interna” e gli ambienti adiacenti, oggi sede del museo Archeologico Nazionale: un allestimento di grande impatto scenografico, organizzato in differenti immersioni emotive.

Si è travolti dalla “Scoperta” – prima sala tematica – poi assorbiti dalla “Vertigine” – secondo spazio espositivo – per proseguire con la “Poesia”, che lascia il posto allo “Stupore” e concludersi con una riflessione sulla “Memoria”.

Prima di invitare a mettersi in cammino attraverso le sue immagini, il grande maestro della fotografia ha tenuto una “lectio magistralis” all’Università degli Studi di Siena, in un’aula gremita di studenti e appassionati. Il pubblico si è lasciato catturare dalla potenza di quei ritratti, accompagnati dal racconto ironico e delicato di chi li ha racchiusi in uno scatto, di colui che ha saputo attendere e cogliere la luce, il colore, il momento perfetto, quello che si verifica una sola volta. Come per caso è avvenuto l’incontro con quella che ormai è considerata un’icona, la ragazza afghana dai verdi occhi magnetici a cui il National Geographic dedicò nel 1985 una copertina, mentre in mostra un video ne documenta la sua ricerca vent’anni dopo l’incontro. Dopo la pubblicazione del suo primo lavoro importante sull’Afghanistan, McCurry collabora con alcune delle testate più prestigiose a livello planetario, viene inviato su mille fronti di guerra per testimoniare gli effetti e le conseguenze dei conflitti in tutto il mondo, da Beirut alla Cambogia, dal Kuwait all’ex Jugoslavia, dalla Birmania all’Afghanistan. Qualcosa di irrefrenabile lo spinge a proseguire per vie non battute, a ritrarre le contraddizioni (magnifica una serie di foto di chi si addormenta in pubblico, nelle posizioni e nei luoghi più inusuali), le disparità (prima fra tutte quelle sociali e economiche – magnetica l’immagine di una donna con in braccio un bambino, scattata da un taxi a Bombay sotto una pioggia battente). Una sensibilità geniale lo porta a fermare in uno scatto la bellezza di un particolare, a cristallizzare eventi unici e le conseguenze anche incredibilmente buffe per ogni essere vivente (un angolo può offrire ad un cane riparo dall’innondazione, che non impedisce il proseguimento di ogni attività umana, né priva del sorriso). Un universo condensato in sguardi, visi, abiti e colori, tutto risponde ad una estetica indiscussa, mozzafiato.

Un tema ricorrente è il sacro, in tutte le sue sfumature (allora i volti sono quelli delle autorità religiose di ogni credo, ma anche delle colorate monache birmane); la sofferenza spesso accompagna il lavoro, declinato in tutte le sue facce, dall’infanzia alla sopravvivenza, dai minatori alle modelle “impegnate” protagoniste del suo ultimo calendario. Alla potenza delle immagini si accompagna quella della natura, ritratta in ogni sua manifestazione, anche se i venti e l’acqua appaiono elementi dominanti. Anche quando infuocati come nelle foto del primo conflitto in Iraq, quando la distruzione di 600 pozzi di petrolio ha provocato un disastro ambientale “vertiginoso” e documentato con sgomento. Forze con cui uomini e donne si confrontano, si scontrano e alleano, si stringono come in una danza per resistere ai “monsoni” – una delle sue preferite scattata nel 1983 in India a Rajasthan.

Se nei paesi musulmani ad un uomo non è permesso ritrarre donne adulte (anche se lui non ha resistito e ha osato coglierle al mercato, coperte interamente dal burka e circondate da scarpe da tennis!), allora è nelle bambine che McCurry va a cercare la femminilità, quella segnata dalla guerra, dalla fatica e dalla durezza del quotidiano, ma che non esita ad alzare il velo per mostrare la potenza dello sguardo, la bellezza, l’orgoglio. La tragicità di un popolo, di milioni di profughi, nell’intensità di un ritratto. Dopo quasi vent’anni è tornato in Pakistan a Peshawar per cercare quel viso diventato un simbolo del conflitto, ha riconosciuto suo fratello dall’inconfondibile colore degli occhi, poi l’incontro con la sua icona, che ha lasciato che si fotografasse il cambiamento: la memoria lascia il posto alla riflessione, ma anche all’incanto.





Complesso Museale Santa Maria della Scala

Piazza Duomo - Siena

tel. 0577-534511 infoscala@comune.siena.it

www.santamariadellascala.com

www.stevemccurrysiena.it

Tutti i giorni dalle 10:30 alle 19:00

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