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Matrimonio Sì, matrimonio No

Matrimonio Sì, matrimonio No

Il ripensamento di un istituto sessista. Contro il matrimonio?

Sabato, 15/02/2014 - Perché essere contrari al matrimonio? Avete mai pensato a quanto sia sessista? L’avete mai inserito in un contesto storico di discriminazione della donna?



Per secoli, e forse anche oggi in qualche zona d’Italia se vogliamo restringerci al nostro campo, il matrimonio non è stato altro che un’acquisto della donna da parte dell’uomo. Preparava la dote, la vestivano – e la vestono – di bianco per farle vivere un sogno e per regalarle quello che sarebbe stato uno dei pochi giorni illusoriamente felici della sua vita.



Addobbata a festa la donna veniva così ammaliata dalla festa nuziale. Ancora oggi le donne sognano questo giorno per sentirsi principesse ed indossare un magnifico abito bianco.



Stranamente oggi però è ancora principalmente l’universo femminile a “volersi sposare”, non consapevoli di quello che l’istituto del matrimonio ha rappresentato. Secoli di unioni combinate, di donne asservite al marito quasi come fossero schiave, di un noto e vero sotto posizionamento al potere maschile. Donne concepite come macchine da riproduzione e assoggettate al delitto d’onore.



Oggi il matrimonio non ha più senso. Non dovrebbe averlo, se non come rivendicazione di diritti. L’approvazione del divorzio, quarant’anni fa, ha in linea di principio ribaltato la concezione della donna all’interno del matrimonio. Non più prigioniera, ma con la possibilità di liberarsi anche se con una difficile successiva accettazione sociale.



L’orrore però è che per la donna non è mai stato relativamente un problema quello di essere state assoggettate alla controparte maschile per secoli (se non ancora oggi). Mai seriamente si è messo in discussione il matrimonio, pensando all’abbandono di questa formula o ad un suo ripensamento definitivo.



Una più forte consapevolezza di quello che è stato il matrimonio avrebbe infatti portato a spingere più fortemente in direzione della rivendicazione di altre forme di unioni, come accaduto all’estero. Ciò ha limitato lo sviluppo della consapevolezza dell’importanza di “scambio” di diritti che ha il matrimonio, facendo permanere la “festosità” della cerimonia, della torta e del vestito bianco. Il processo di abbandono di tale illusione, seppur rappresentato in un certo senso in Italia dal superamento dei matrimoni civili su quelli concordatari nel Nord, è ancora in alto mare. Da una parte l’estremo conservatorismo e dall’altra l’influenza clericale hanno sempre limitato il ridimensionamento del matrimonio e lo sviluppo di altre forme più concrete del riconoscimento dei diritti.



E’ ovvio poi, che aldilà della mondanità e del passato storico brutale del matrimonio, chi voglia viverlo, in maniera frivola o no, col vestito bianco o no, deve poterlo vivere liberamente. A prescindere dal sesso, dall’orientamento sessuale o dal numero di partner.

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