Nuova prima stasera per lo spettacolo “Dolce attesa per chi?” di Betta Cianchini, in scena fino al 1° dicembre al Teatro dell’Orologio di Roma. La commedia, la cui regia è affidata a Marco Maltauro, mette in scena il percorso reale e interiore delle coppie che decidono di avere un figlio. Betta, autrice teatrale, ma anche speaker di Radio Rock, ha raccolto dall’inizio del 2012 tante testimonianze dentro e fuori la radio. Sulla scia del suo spettacolo precedente, “Post Partum”, che si concentrava su quel particolare stato d’animo delle neomamme conosciuto in inglese come “maternity blues”, è venuto naturale all’autrice scavare nelle emozioni che precedono la nascita di un figlio, partendo proprio da come le donne si misurano con il loro desiderio di maternità. Il progetto, promosso e supportato da associazioni di donne come Vita di Donna Onlus e Punto D di Ostia, oltre che dal blog genitoriprecari.it, dal CIPSal (Centro Italiano di Promozione alla Salute), e da Radio Rock, racconta cosa significa diventare madri, oggi, nell’era della precarietà lavorativa e salariale, del welfare sgretolato, delle difficoltà infinite, e di come questo momento avvenga sempre più tardi, mediamente dopo i 32 anni. Ma l’ansia non deriva solo dal fattore età, e tanti sono i dubbi, le questioni, i malumori, le perplessità che serpeggiano nella testa delle donne e delle coppie, in quella fase delicatissima che va dal momento della scelta di avere un figlio fino alla sua nascita. Come affrontare tutto questo magma emozionale? Lo spettacolo, all’insegna della levità e del richiamo al sorriso che contraddistinguono lo stile di Betta Cianchini, si propone di sdrammatizzare l’enorme carico di pathos pur mettendo in luce tutte le ansie e i problemi del caso. E questo è solo il primo degli appuntamenti che vedranno coinvolta l’autrice nelle prossime settimane. Vicina al mondo delle donne, ha avuto enorme successo lo scorso anno con il format irriverente “Dignità autonome di Prostituzione”, che ha ricevuto molti premi e l’ha consacrata come autrice teatrale. Ha poi portato il suo impegno dal palco alla strada, tra la gente, per raccogliere testimonianze contro la violenza sulle donne ideando la prima Notte rossa contro il femminicidio al termine di una maratona di spettacoli scritti da lei, dal titolo “Storie di donne morte ammazzate” (qui la fotogallery dell’evento), che sono andati in scena al Teatro Lo Spazio lo scorso ottobre. Lunedì 25 novembre sarà lei a presentare l’evento “Sciopero delle Donne” in occasione della giornata contro la violenza maschile, prima al Campidoglio, poi alla Casa Internazionale delle donne di via della Lungara a Roma. Noidonne l’ha incontrata con gran piacere e le ha rivolto qualche domanda per capire da dove arrivano le sue suggestioni e di cosa si nutre la sua arte.
Da quanto tempo ti interessi al tema della violenza sulle donne? Ci sono ragioni particolari?
“Ho iniziato da due anni ad avvicinarmi al tema della violenza poiché mi è sembrato un corollario quasi "necessario" al tema della maternità. Troppi casi di mamme sottoposte a violenza, troppe donne sottoposte a "violenze" non solo fisiche. Insomma troppi attriti e frizioni tra il mondo femminile e maschile all'interno delle mura domestiche. E quindi il mio sguardo si è posato dove la cronaca lo portava. Le storie raccontate sono storie italiane. Ogni storia messa in scena è un puzzle di tante storie. Questo perché mai avrei messo in scena una storia unica, così com’è. Questo modo di raccontare la crudeltà del fenomeno mi ha sempre dato il rimando di “profanare” una vita che già di suo, di soprusi e dolorosa profanazione ne era intrisa. Dopo aver studiato più di 200 casi degli ultimi due anni, (studio funzionale dapprima all’organizzazione degli interventi per la Marcia di Ostia contro il Femminicidio del Primo Maggio 2013 “Mai più” organizzato dall’Associazione PuntoD di cui fa parte, ndr) ho iniziato a scrivere monologhi di donne cercando di creare degli arabeschi emotivi e di cronaca tra tutte le vite. Confrontare il paradigma mentale femminile e maschile e scoprire che spesso è lo stesso. E i brividi ti vengono quando una testimonianza in carne ed ossa come quella di Marina (una straordinaria donna che dalla platea, durante la Notte Rossa contro il Femminicidio, ha preso il microfono e ha raccontato a tutti i presenti in sala la sua storia di violenza durata undici anni, ndr) sembra che prenda le mosse da quello che tu hai scritto prima di conoscerla. Invece in questi casi, la follia della realtà supera di gran lunga l'immaginazione. Il sentirsi improvvisamente in un film horror, in una gabbia mentale e la paura di uscire dalla stessa. Quindi l’impotenza e soprattutto l’incapacità di riuscire a raccontare agli altri la verità. Più l’estrazione sociale, culturale ed economica della donna è alta, più il disagio nel raccontarsi è prepotente, potente ed invalidante. E più alta è la percentuale delle donne che mettono piede in caserma o in centro antiviolenza e scappano. Ma non è il mio lavoro fare un saggio su questo orribile fenomeno, non voglio intellettualizzare un progetto che ha per obiettivo quello di trattare il tema e soprattutto di parlare agli uomini attraverso le donne. Le storie – prendendo vita dalla quotidianità nuda e cruda – hanno spesso un taglio acido/ironico perché credo che occorre parlare con “semplicità emotiva nella narrazione” che è cosa ancor più difficile ma tanto più urgente. E bisogna raccontare queste storie perché “spesso anche quando si denuncia… c’è qualcosa che si inceppa… che non va avanti”. Perché tanti casi di donne uccise nonostante la denuncia? Ecco perché i racconti in scena, ecco perché la Notte Rossa con confronto tra Penalisti/e e task Force di Polizia e Carabinieri. Capire il problema con chi il problema lo vive, lo tratta e ci lavora. Altrimenti sono solo spettacoli e plastici da guardare la sera comodamente seduti su un divano.”
Come hai raccolto le storie?
“I pensieri dei giovani, delle donne e degli uomini sul fenomeno del femminicidio che i politici hanno letto durante la Notte Rossa li ho raccolti "come una matta in giro per Roma". Sono fissata con la raccolta delle testimonianze. Lo faccio sempre prima di scrivere gli spettacoli. E li faccio partire da lì. Non prescindo mai dalla realtà. Dalla carne, i nervi, il mal di testa, la città, lo smog o il parco e i suoi vezzi durante un 'aperitivo. Vivo lì. Sono quello che mi accade intorno o il suo contrario. La strada mi interessa. Anche la strada dei Parioli. Dove ci sono le persone ci sono le storie per il mio teatro. Se poi gridano, han bisogno di aiuto e nessuno le ascolta, allora lo sento ancora di più mio.”
Dove andrà lo spettacolo "Storie di donne morte ammazzate"?
“Nei teatri, per le strade e per le case. Il progetto parallelo è quello de "LA VIOLENZA DOMESTICA TRA MURA POCO DOMESTICHE" lo spettacolo nelle case - come già con successo anticipato durante e anzi parallelamente alla Maratona sul Femminicidio al teatro Lo Spazio. Il nostro punto fermo sarà Via Marmorata 169. Da lì saremo "ospiti" di tutti quelli che ci vorranno accogliere. Voglio ricordare che sia la trilogia “Ex moglie di innamora da morire di ex moglie - allegra barbarie la versione di Lei / L'altra / Lui” che “Storie di donne morte ammazzate” sono state realizzate con la regia di Alessandro Machìa. E’ importante per me lavorare con uomini perché sono proprio loro i nostri PRIMI INTERLOCUTORI.”
Quali progetti hai dopo questa bella prima notte rossa?
Ho un Format in testa da più di un anno. Quasi terminato. E si rinizierà... e non si ridormirà di nuovo. Poi continuano le date di Dignità Autonome di Prostituzione, e degli altri spettacoli!
Noidonne continuerà a seguire il teatro vivo di questa brava e simpaticissima autrice/attrice e le sue pieces che stanno avendo un meritato successo. Ecco le prossime date degli spettacoli di Betta Cianchini per tutti gli amanti di teatro, oltre al già segnalato “Dolce attesa per chi?”: “Storie di donne morte ammazzate” a Jesi dal 20 al 22 dicembre e 20-21 febbraio al Teatro Quarticciolo di Roma; “Post Partum Lei e Post Partum Lui" dal 2 al 12 gennaio al Teatro Duse di Roma.
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