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Maternità: da desiderio a ossessione: 'Le difettose' di Eleonora Mazzoni

Maternità: da desiderio a ossessione: 'Le difettose' di Eleonora Mazzoni

Fecondazione assistita - ‘Le difettose’ di Eleonora Mazzoni è un viaggio ironico, dissacrante e drammatico nel mondo della fecondazione assistita

Camilla Ghedini Domenica, 02/11/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2014

 Durante un’intervista che le feci per la promozione di Splendore, per un quotidiano, Margaret Mazzantini mi disse che nell’arte è insita la capacità di preconizzare il futuro e le esigenze ad esso annesse. E prerogativa dello scrittore è una certa coscienza anticipatoria, la stessa che l’aveva portata ad occuparsi sempre degli ‘ultimi’. Mentre parlo con Eleonora Mazzoni, attrice e autrice de Le Difettose (Einaudi) le parole della Mazzantini mi tornano alla memoria, perché allora mi avevano colpito, come non sempre succede. Così vado a rileggerle e sì, non mi sbagliavo, questa era stata la premessa alla conversazione. Nel 2012 Eleonora Mazzoni ha pubblicato Le difettose, ‘viaggio’ ironico, dissacrante e drammatico nel mondo della fecondazione assistita. Lei, oggi mamma dei gemelli Emma e Mattia e compagna di Maurizio, ci è passata. Così, attraverso il filtro di Carla, 39enne ricercatrice universitaria ‘innamorata’ di Seneca e del compagno Marco, determinata nel raggiungere i propri obiettivi ma incapace di procreare, lo ha raccontato. Con quel mix di autobiografia e distacco, immaginazione e verità che - e torno al punto - è proprio solo di chi percepisce i bisogni del futuro. Il libro ha avuto una notevole rilevanza mediatica, come era giusto che fosse avendo Eleonora trattato un tema tanto delicato quanto ‘sconosciuto’ ai più, che accomuna moltissime donne che forse nella vita non si percepiscono ‘ultime’ ma senza dubbio ‘difettose’.



E che prima di assolversi, perché prive di ‘colpa’, si condannano a un calvario che nell’altalena di ‘tentativi’ e ‘fallimenti’ spesso mortifica corpo e anima, “perché il desiderio diventa ossessione e dipendenza”, conferma Eleonora. E due anni dopo, proprio mentre l’Italia, grazie ad una sentenza della Corte Costituzionale (giugno 2014) ‘apre’ alla fecondazione eterologa, il libro diventa una pièce teatrale. Per la regia di Serena Sinigaglia, con una strepitosa Emanuela Grimalda nel ruolo di Carla e delle molteplici ‘voci’ femminili e maschili che animano il romanzo, ha debuttato al Festival della Mente di Sarzana, lo scorso 29 agosto, e da gennaio 2015 arriverà nei teatri dei principali capoluoghi dello Stivale. Chi scrive non ha figli ma ha letto il libro e ha assistito alla ‘prima’ di Sarzana. E può confermare che la rappresentazione, fedele al testo nei passaggi chiave ma dotata di essenza autonoma, ha fatto ridere e ha fatto piangere. Ci sono stati gli applausi finali, fragorosi e sinceri, ma c’è stata tanta partecipazione del pubblico ‘durante’ e ‘dopo’. Già, perché portandolo sul palco l’argomento smette di essere esclusivamente femminile ma diventa “trasversale” e universale, tocca la collettività, la invita a farsi un’idea, un’opinione, a riflettere.



A crearsi una coscienza, che è il vero compito del teatro. Finalmente è alla portata di tutti, anche di chi, seduto in platea, non ha desiderato sperimentare la genitorialità o l’ha vissuta secondo ‘natura’, senza dovere chiedere aiuto alla ‘scienza’ e senza doversi interrogare sull’etica. È stata questa l’intuizione di Eleonora, scrivere un libro che attingendo addirittura dai casi di sterilità della Bibbia pone domande sulla vita e sui suoi misteri, oltre e prima che sulla maternità. Che induce a sviscerare i limiti e il potere della scienza, “le cui opportunità non vanno represse ma discusse”. Che mette in relazione, non in contrapposizione, i concetti di ‘natura’ e ‘artificio’. Lo spettacolo andrà in scena di pari passo, presumibilmente, con l’ampliarsi del dibattito sull’eterologa. Perché come sostiene Eleonora, “il percorso sarà più lungo di quel che immaginiamo. Siamo culturalmente impreparati”, soprattutto sul fronte della donazione degli ovociti. “Serve una riflessione - incalza Eleonora - di cui deve occuparsi anche il pensiero femminista, perché siamo di fronte a una rivoluzione simbolica, in cui di fatto l’utero materno esce ‘fuori’. Madre biologica, padre biologico…, sono temi grandi ed esplosivi su cui fare studi e ricerche - ammonisce - , di cui bisogna parlare”. Scrivendone, portandoli a teatro, anticipandoli con l’arte, nelle sue molteplici espressioni. Perché riguardano tutti, nessuno escluso. Senza differenze di genere.

 



Nata a Forlì, Eleonora Mazzoni, che vive a Roma, si laurea all'Università di Bologna in Lettere moderne con il professor Ezio Raimondi e consegue il diploma di recitazione presso la Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone. Debutta come protagonista in teatro ne I due gemelli veneziani per la regia di Franco Branciaroli. È protagonista di numerosi spettacoli: Troilo e Cressida per la regia di Maurizio Panici, La cuoca (premio Diego Fabbri 2005) per la regia di Augusto Zucchi (con cui lavora anche ne L'impresario delle Smirne e ne Il Decamerone), Niente sesso, siamo inglesi, in cui recita insieme a Gianfelice Imparato. Al cinema debutta con Citto Maselli in Cronache del terzo millennio (Festival di Venezia 1996). Con Maselli lavora anche ne Il compagno. Recita poi, tra gli altri, in Tutta la conoscenza del mondo di Eros Puglielli (Festival di Berlino, 2001), Volevo solo dormirle addosso di Eugenio Cappuccio (Festival di Venezia, 2004), Il compleanno di Marco Filiberti (Festival di Venezia 2009) e L'uomo che verrà di Giorgio Diritti (Festival di Roma, 2009 e vincitore del David di Donatello come migliore film, 2010). Tra le fiction televisive a cui ha preso parte ricordiamo Elisa di Rivombrosa, Il giudice Mastrangelo, Il bambino sull'acqua,Colpi di sole, Il commissario Manara. Le difettose (Einaudi 2012) è il suo primo romanzo.

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