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Mass media e stereotipi sessisti. La Convenzione di Istanbul docet

Mass media e stereotipi sessisti. La Convenzione di Istanbul docet

Parlamento e mezzi di informazione cooperano per educare alla parità e al rispetto dei generi. Un convegno al Senato per conoscere a applicare la Convenzione di Istanbul

Mercoledi, 25/09/2013 - Il Senato della Repubblica Italiana ha organizzato ed ospitato - presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani - un convegno incentrato su La Convenzione di Istanbul e i media, con lo scopo di promuovere, divulgare e dare attuazione ai principi della parità dei generi espressi nella Convenzione.

Quest'ultima, stilata dal Consiglio d'Europa nel maggio del 2011 e approvata dal Parlamento italiano nel maggio 2013, ha come obiettivo quello di «incoraggiare il settore privato, il settore delle tecnologie dell'informazione, della comunicazione, i mass media, all'elaborazione e all'attuazione di politiche, linee guida e norme per la prevenzione della violenza contro le donne». E' indispensabile, quindi, che sia conosciuta e applicata per il rafforzamento del rispetto della dignità delle donne.

In questo spirito, gli autorevoli interventi di Pietro Grasso (Presidente del Senato) e Laura Boldrini (Presidente della Camera) hanno voluto esortare i media, le istituzioni tutte e la società civile a colmare il divario sussistente tra: l'uguaglianza di genere de iure e la pariteticità de facto tra uomini e donne.

Al convegno si sono espressi, ancora, autorevoli rappresentanti della RAI, con la Presidente Anna Maria Tarantola, e delle più importanti testate nazionali quali La Stampa, La Repubblica, Il Corriere della Sera, SKY TG24, Articolo 21.

Il Presidente del Senato ha sottolineato quanto "i femminicidi non siano una mera collezione di fatti privati, ma al contrario, tragedie di interesse e rilevanza pubblici", la Presidente della Camera ha invece preferito enfatizzare le responsabilità istituzionali e governative in materia: "è necessario che il Governo vari al più presto dei decreti attuativi, affinché la Convenzione di Istanbul non rimanga una scatola senza chiave".

Il dibattito venutosi a creare poi, tra i massimi esponenti dei gruppi editoriali italiani di informazione, ha declinato l'esecutività della Convenzione di Istanbul ai casi cronachistici di giornali e telegiornali. Dati quantitativi, analisi sociologiche e riflessioni antropologiche sulla rappresentazione (ancora acritica) della dialettica tra i generi sono stati portati da: Valeria Fedeli, Vice Presidente del Senato ("com'è evidente, il femminicidio è un fenomeno strutturale, un atto di violenza addirittura ancestrale"); Anna Maria Tarantola, Presidente RAI, ("In Italia, una donna su due è vittima di atti di prevaricazione maschili"); Mario Calabresi, Direttore de La Stampa ("E' fondamentale correggere la tendenza giornalistica a simbolizzare e disumanizzare le vittime di femminicidio"). Le proficue osservazioni di Massimo Giannini (Vice Direttore de La Repubblica), Barbara Stefanelli (Vice Direttore de Il Corriere della Sera,) Sarah Varetto (Direttore SKY TG24) e Luisa Betti (Articolo 21 e Giulia) si sono invece dimostrate solidali, se non unanimi, nell'esprimere l'urgenza di un ripensamento degli stereotipi.



Il dibattito - che ambiva a ridefinire meglio i concetti e le rappresentazioni dell'uomo e della donna nella società attuale - è riuscito ad esprimere alcune proposte, senz'altro più adeguate ad una nuova sensibilità sociale. Le personalità intervenute hanno riconosciuto l'importanza di vigilare con maggiore accuratezza sulle distorsioni che snaturano la sostanza delle notizie. E' molto importante che l'informazione di cronaca sul femminicidio, ad esempio, non veicoli messaggi collaterali che possano attenuare o giustificare la prepotenza maschile. E' il momento di utilizzare con cognizione di causa, e solo in modo appropriato, tecnicismi come: raptus, accessi d'ira, sindrome depressiva. La cronaca deve sforzarsi, cioè, di essere fedele ai fatti, per come essi sono realmente accaduti, evitare rappresentazioni tendenziose, impedirsi di scadere in fraintendimenti, focalizzarsi sulla gravità di qualsiasi tipo di prevaricazione maschile sulla donna senza patetismi, né false giustificazioni. Solo in questo modo, i lettori e le lettrici dei giornali potranno rendersi conto che la parità fra i sessi è davvero una questione di primo piano.



L'eguaglianza e il rispetto dei generi, infatti, vanno conquistate - conducendo battaglie costanti in ambito pedagogico-educativo e formativo - oltre che ratificate ex lege. E' vero, dunque, che la disparità tra uomini e donne dipende da un atteggiamento deficitario del pensiero, incapace di adeguare le proprie categorie critiche alla complessità del reale. La nostra cultura (ormai millenaria) deve colmare una grave lacuna antropologica. Fin dalle auctoritates di Esiodo e di Aristotele, infatti, il femminile è stato relegato alla sfera domestica, associato alla cura della prole e alla riproduzione, interpretato come un'eccezione naturale, un'imperfezione, un'incompiutezza delle forme dell'essere. Oggi ci rendiamo conto che questa miopia non è più accettabile. La donna non può più essere controllata e sminuita da parte di un pensiero dispotico e maschilista. Questa nuova, emergente sensibilità ci impone di indagare un paradigma nuovo che insista sull'equilibrio fra uomo e donna e di aprire al femminile i vertici del potere.



Vedi filmato intervento Presidente Laura Boldrii: http://www.streamago.tv/general/24619/boldrini-senato-24-sett-2013.html

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