Commenti di (autorevoli) uomini, ma ha ragione Edith Bruck: "anche alzare una mano è una sconfitta” ...
Per l’8 marzo di quest’anno l’Osservatore Romano, a pag. 6, recava una lettera di Edith Bruck ai “cari uomini” che regalano alle donne “rametti di mimosa che si spengono presto, diventano marroncini, muoiono come le donne in parti considerevoli del mondo, ammazzate, torturate, imprigionate, ingabbiate nel nome della religione, dell’amore e di una cultura che nega loro la libertà. Noi donne occidentali, di culture diverse, di fedi diverse, non possiamo che ammirare queste leonesse che cercano di liberarsi dalla Sharia, di rompere la gabbia in cui sono nate e tenute da uomini deboli che hanno paura delle donne libere, perché sanno della loro forza, del valore, della fantasia, dell’immaginazione, dell’autodeterminazione, del coraggio. È la debolezza degli uomini che scatena la violenza, lo stupro, l’omicidio di chi vi lascia. Non l’amore..... Non è forse il momento di crescere e sopportare le avversità della vita? Vi manca la mamma eternamente? Anche gli uomini illuminati, importanti, difficilmente inghiottono che il successo della propria donna li superi. In fondo volete sempre avere le redini in mano. Le donne intelligenti, di cui gli uomini in generale hanno un po’paura, sono contente quando il compagno raggiunge ciò che desidera, ma purtroppo, in fondo, non avviene il contrario. Sopportate male le donne colte, coscienti delle loro possibilità, come non avessero diritto a realizzarsi. La cultura secolare, la nostra, che vi ha privilegiato da sempre, vi ha danneggiato ed è stata ed è un boomerang. Per fortuna anche nei paesi dove le donne sono velate ci sono delle leonesse che si battono per la loro libertà, seguite da uomini giovani. Da noi ci siamo emancipate con il lavoro, siamo uscite di casa non siamo più l’angelo del focolare. Non per questo, però, si può lasciare un uomo con animo leggero. Il femminicidio abbonda per la debolezza degli uomini, perché non si cammina di pari passo, perché non si cresce insieme, con rispetto, amore, accettazione, coscienza reciproci. L’uomo è sempre indietro di qualche passo e se potesse fermare la donna la fermerebbe. La strada è ancora lunga. Solo io, sopravvissuta alla Shoah, posso raccontare l’estrema debolezza degli uomini, che hanno pagato il prezzo più alto alla loro cultura nei campi di concentramento, dove sono morti in numero almeno doppio rispetto alle donne; soprattutto gli intellettuali, gli ortodossi, gli ex-benestanti erano incapaci di autocurarsi: ammazzare un pidocchio, nascondere i geloni ai piedi, una ferita o un foruncolo alla selezione, persino di lavarsi quando gli era possibile, di stare dritti all’appello, di proteggersi con qualsiasi cosa dal freddo, di sopportare il dolore, la fame e l’abbandono a se stessi, le sofferenze fisiche e morali, le offese. Erano incapaci di sognare, di fantasticare, di pensare che un giorno, forse, sarebbero stati liberi.... Le donne che mettono al mondo la vita la difendevano come se dovessero ripopolare il mondo, dopo un milione di bambini bruciati, dopo quell’inferno in terra nell’Europa civile”.
Edith si ferma agli auguri per festeggiare mano nella mano, ma ha detto una grande verità: l’uomo ha il culto della forza, ma è molto più fragile del sesso che ha voluto chiamare “debole”. Non sa che la fragilità non è disonore, è semplicemente la condizione umana. Rendere valore alla forza può favorire la competizione, ma obbliga ad avere un grande senso del limite, se è vero che c’è gioia se si vince una gara, ma va misurata con la vittoria: che cosa, davvero, si vince?
Ma mi ha colpito oggi (21 novembre 2023) un intervento di Francesco Piccolo dal titolo “Non esistono i maschi progressisti”. Lo voglio citare perché dice che tutti “almeno una volta (e anche più) siamo stati quello che urlava sopra, non faceva parlare, parlava prima lui....che ha cercato di imporre il suo ruolo, quello che si è incazzato di più perché sapeva di avere torto, quello che non ha accettato che si amasse un altro, quello che quando parla si rivolge agli altri uomini... quello che si appropria delle idee delle altre, disinvoltamente, eccetera eccetera”. Ma tira anche somme: “Non sempre lo diciamo (soprattutto se si è progressisti) : va bene, abbiamo capito, adesso non rompete i coglioni.... le regole sono cambiate, ma per cambiare gli uomini ci vuole tempo. E però, intanto, quasi subito, gli uomini si sono già scocciati di queste regole. C’è ancora qualcosa - c’è ancora molto - che non funziona”.
E così se la cava.
È interessante anche la voce del prof. Gianfranco Pasquino (Domani, 22 novembre 2023): “Sappiamo che questo ragionamento giustificazionista è piuttosto contorto, ma siamo altrettanto consapevoli che è diffuso, e in non pochi luoghi condiviso e accettato. Rimproveri, scappellotti, punizioni dei più vari tipi servono, anzi sono indispensabili per mettere chi sgarra sulla buona strada. Sono anche segno di (mal-posto) affetto, provenienti da chi dice e pensa di volere fare del bene”. Se gli chiediamo spiegazioni dirà che non voleva dire. Ma ha detto.
Nemmeno lui dice che quel ruolo di superiorità, di forza, di padronanza è sopraffazione anche fra maschi che hanno inventato le gerarchie, l’onore da rivendicare con i pugni, la guerra. Intanto vacilla la democrazia, che è femmina. Come dice Edith: “anche alzare una mano è una sconfitta”.
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