Ortensi Paola Venerdi, 27/02/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2015
Ogni mese del calendario risulta carico di giornate da ricordare, ma certo il mese di marzo, per quel che rappresenta, si fa notare per la quantità di appuntamenti. Date che la natura stessa impone (come l’equinozio di primavera) o decise nel tempo per convenzione (come l’otto di marzo) o San Giuseppe, divenuta festa del papà. E ancora. Spesso marzo coincide con un po’ del Carnevale e della Quaresima. Sull’8 marzo e dintorni con i suoi significati, appuntamenti e riflessioni lasciamo alla lettura del giornale e alle tante notizie che ci raggiungeranno, anche in questo 2015. Sulla primavera mi piace soffermarmi per i tanti significati che assume oltre (e grazie) alle sue caratteristiche di una stagione che ci regala il rifiorire della terra e il benessere del tepore che si affaccia anche fra le piogge o i freddi improvvisi. Persino le nevicate a sorpresa, che possono arrivare all’inizio della primavera, motivano i tanti proverbi che lo definiscono nella sua imprevedibilità come “marzo pazzerello guarda il sole e prendi l’ombrello” - solo per citarne uno dei tanti che ben sintetizza l’andamento stagionale nel nostro emisfero. Perché vale la pena di ricordare che quando qui la primavera matura, altrove l’autunno incalza. La primavera è da sempre simbolo del rinnovamento, della speranza di novità positive, di vitalità e rigenerazione. È anche un po’ segno di follia, come insegna il mese di marzo che ne annovera fra le ricorrenze il “suo compleanno”. E proprio in un’epoca così complessa e difficile come quella che stiamo attraversando forse la primavera rappresenta un riferimento a cui ispirarci, lavorando per novità positive, per nuovi inizi ma valutandone le difficoltà, le fragilità e la mutevolezza. Senza per questo arretrare dalla ricerca del rinnovamento.
D’altra parte se una rondine non fa primavera, è lì ad annunciarci che le sue tante sorelle arriveranno a breve, in gruppo, dopo il lungo viaggio che le riporta dall’Africa dove emigrarono all’arrivo dell’autunno. E così magari: “Per San Benedetto avremo la rondine sotto il tetto”. “Vorrei girare il cielo come una rondine”, cantava Lucio Dalla nella bella canzone dedicata a questi uccelli che tornano sempre nidificando ovunque vi sia uno spazio protetto: nelle stalle in campagna, nei campanili o nei sotto tetti di case sicure. Marzo, di nuovo con la sua ricchezza e con il suo “disordine”, ci invita a ricordare San Giuseppe e con lui la figura del padre, magari gustando un gustoso bignè (di San Giuseppe, appunto) che con il suo ripieno di crema possa addolcire ogni pensiero. Le giornate si allungano e l’ora legale, rubandoci un po’ di sonno, ci dona luce in più da vivere per allungare il tempo delle cose che desideriamo fare. A proposito… il mese in questione da il nome anche ad un formaggio tipico del Lazio: le marzoline. Latte di capra o misto con pecora al sapore d’erba fresca, piccole pezzature di forma cilindrica, consistenza a seconda della stagionatura; vanno consumate fresche, stagionate o sott’olio in inverno.
RICETTE
Bignè o zeppole di san Giuseppe. Fritte o al forno, data la lunghezza della ricetta, si consiglia un libro o sito di cucina.
SPAGHETTI CACIO e PEPE. Il segreto sta nello squagliare il pecorino grattato (200 gr x 400 gr pasta) con due mestoli d’acqua di cottura degli spaghetti, in un cucchiaino d’olio buono e nel pepe fresco.
CIAMBELLINE AL VINO. Ingredienti per quattro persone: un bicchiere d’olio extravergine, un bicchiere vino bianco secco, farina 00 quanto basta, un bicchiere di zucchero semolato, una bustina di vanillina. Miscelare vino, olio, zucchero con una frusta, incorporare la farina fino ad avere un composto omogeneo; preparare ciambelline da infornare a 180° fino a doratura.
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