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MARZIA MARZOLI / Rete dei Cittadini

MARZIA MARZOLI / Rete dei Cittadini

Candidata 2010 - Presidenza della Regione Lazio -

Mercoledi, 24/03/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2010

E’ la terza donna candidata alla Presidenza della Regione Lazio. Marzia Marzoli ha vinto le primarie online della Rete dei Cittadini, un progetto politico che lei stessa ha definito ‘l’anticasta’.



- Quali sono i principali obiettivi che si pone quale candidata alla Presidenza della sua Regione?

Sono due gli obiettivi. Il primo è quello di coinvolgere i cittadini e spronarli a partecipare alle decisioni che li interessano. Il secondo è la lotta agli sprechi e la ferma volontà di trasformare la regione Lazio nella prima regione virtuosa a Rifiuti zero, senza inceneritori nei primi 3 anni di governo. Il legame tra ambiente e salute è strettissimo, non c'è salute senza un ambiente sano e in questa regione sono entrambi a rischio. Il nostro programma si chiama non a caso "Una regione a misura d'uomo".

- C'è differenza (e dove/come) tra donne e uomini nelle modalità di intendere la politica e il potere?

Direi che c'è una differenza applicata dall'esterno: c'è ancora l'idea che le donne siano migliori nella politica in quanto donne, ma questo mi sembra riduttivo della donna e della politica. Di sicuro c'è meno dimestichezza con i giochi di potere, ma questo è perchè è minore il tempo in cui a queste giochi possono partecipare le donne. Io credo ci sai una differente percezione della propria storia politica in quanto donna, e di conseguenza una differente percezione della responsabilità del proprio ruolo politico, ma non credo che il solo essere donna possa essere una garanzia di giustizia, equità ed etica.

- C'è un tratto (e qual è) che caratterizza il suo programma elettorale in quanto proposto da una donna?

Il mio programma non esiste, esiste il programma della RETE DEI CITTADINI. Il nostro programma non si può caratterizzare come "proposto da una donna" in quanto nasce da un confronto di associazioni, comitati e liberi cittadini che conoscono i diversi problemi della regione. Insieme abbiamo stilato il programma, insieme abbiamo ascoltato il parere degli esperti di settore e insieme abbiamo individuato le proposte per migliorare la regione Lazio. E insieme lo implementeremo con le proposte che chiunque voglia partecipare può fare. Io sono solo la porta voce di un programma sentito e plasmato da moltissime anime.

- Le donne in politica continuano ad essere poche e ancora minore è il numero delle donne presenti nelle assemblee elettive. Perchè secondo lei?

Ritengo per due motivi principali. Il primo è dato dalle condizioni esterne. Nel 2010 la società italiana continua a far coprire alle donne compiti che dovrebbero invece essere servizi garantiti dallo stato, come asili nidi, scuole con il doposcuola, servizi per la cura degli anziani per non parlare del peso che grava sulle donne qualora in famiglia ci sia una persona malata. A questo si aggiunge una situazione lavorativa dove la donna viene ancora discriminata non solo a livello retributivo, ma anche nella carriera. Nei rari casi in cui il lavoro non viene tolto, o il contratto non rinnovato, davanti a una gravidanza gli ostacoli sono spesso insormontabili. Diritti quali i permessi di maternità, l'allattamento e anche i permessi di paternità continuano a essere delle rarità, soprattutto nella piccola e media impresa. Il secondo motivo nasce invece da una errata autopercezione di molte donne. Io vengo da un movimento civile, come molte candidate della RETE DEI CITTADINI e molte delle volontarie, ebbene, quello che abbiamo notato è che noi donne siamo sempre pronte a fare fotocopie, a preparare la pasta per le cene di autosostentamento, a fare da autista e segretaria, ma al momento di diventare in un certo qual modo "protagoniste", come ad esempio candidarsi, molte si tirano indietro, rispondono: "sono una casalinga, non posso candidarmi!", oppure: "tra il lavoro e la famiglia, non so proprio dove trovare il tempo!", come se la cena non la può preparare il marito! Da un lato abbiamo una società che comunque ci impone un ruolo ancora "di cura della casa", ma dall'altro noi stesse limitiamo le nostre potenzialità per insicurezza e un senso del dovere che ancora ci lega alle mura domestiche.

- Cosa pensa dell'immagine della donna che i media propongono?

L'immagine che i media, in primo luogo la televisione, dà della donna è umiliante. Il degrado con cui è strumentalizzato il corpo femminile in televisione e nel mondo della pubblicità fa dubitare fortemente dello spessore culturale di questo paese. La cosa grave, al di là della pochezza di tanta carne alla mercè di tutti, è che molti, pare, non si rendano conto della stretta correlazione che vi è tra media e violenza sulle donne. Se la televisione continua ad essere presentata come la "realtà" allora l'immagine della donna in tv è quella reale. Se il messaggio della televisione è quello di una donna costantemente parificata a carne in vendita, dove la sua intelligenza non viene mai mostrata, anzi, dove tutta la complessità della relazione uomo-donna è ridotta a un uomo in giacca e cravatta e una donna in mutande e reggiseno che gli sculetta accanto felice, ma nella vita reale poi, per fortuna dico io, ci si trova davanti a un soggetto femminile indipendente, forte e intelligente, capace di scegliere, la reazione al rifiuto può degenerare nella violenza. Il pensiero è più o meno questo: Tu donna come osi dire di no a me uomo? il tuo posto donna è dove io uomo dico di stare, come in tv. Non voglio certo semplificare un argomento così complesso e importante come quello della violenza sulle donne, ma ritengo che il ruolo dei media in questo ambito non sia ancora stato preso sufficientemente in considerazione dai media stessi.

- Secondo lei le donne italiane sono veramente libere oppure ci sono ancora stereotipi che le imprigionano?

La risposta è in parte legata alla domanda precedente. Nel momento in cui i media danno un immagine di donna-oggetto, gli stereotipi di genere non possono "sparire". Basta entrare in un negozio di abbigliamento per l'infanzia: o è tutto rosa o è tutto azzurro, e se i vestiti maschili sono mirati alla comodità, quelli femminili grondano di brillantini e paiettes, tulle e fronzoli, tutte cose alquanto scomode quando si corre e si gioca, come dovrebbero fare i bambini. O guardiamo ancora ai regali delle feste comandate: le uova di pasqua sono rosa per le bambine e dentro hanno pupazzetti e bambole, trucchi e bigotteria; quelle dei maschietti i “gormiti” o altri giocattoli "per maschi", anche le costruzioni sono nella uova per i maschi e non in quelle per le femmine! Tutti questi stereotipi non fanno altro che indirizzare fin dall'infanzia a come deve essere una donna per essere considerata tale. Spesso anche dalla altre donne. Pensiamo ancora alle battute che sentiamo quando vediamo una coppia in cui la donna è più grande d'età dell'uomo o alla vergogna di molte donne a manifestare i propri desideri sessuali al partner. Sì direi che la donna italiana è ancora imprigionata da stereotipi di genere.

- Questa tornata elettorale vede ben 9 candidate alla presidenza in varie Regioni. Qual è la sua lettura?

Nel mio caso, sono state fatte delle primarie. Eravamo in tre: Francesco Silvestri, Vanessa Matteucci ed io. Nel caso dei grandi blocchi politici e partiti direi che è un dato di fatto che molti volti della politica non sono più da tempo attendibili e questo ha fatto sì che finalmente si lasciasse spazio alle donne, dopo anni di seconde file. Spero non sia un puro gesto elettorale, ma un cambiamento radicale della posizione femminile ai posti "di comando", regionali e non.

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