OCCHIO ALLE (DE)GENERAZIONI /2 - Autointervista di Marta, che ha 26 anni e vorrebbe fare la giornalista o forse la ricercatrice. E intanto fa le supplenze...
Marta Mariani Lunedi, 22/09/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2014
MARTA MARIANI HA 26 ANNI E VORREBBE FARE LA GIORNALISTA, MA FORSE ANCHE LA RICERCATRICE. E INTANTO, A CHIAMATA, FA LA SUPPLENTE ALLE SCUOLE MEDIE
Che rapporto hai con l'Italia? Ci stai bene o male?
Bella domanda. L'Italia per me è croce e delizia. Sono una persona nostalgica e anacronistica, lo confesso, e la penso un po' come quei personaggi forse un po' patetici che rimpiangono l'epoca d'oro, amano l'Italia, la sua cultura, e si lamentano di quanto questo paese sia caduto in basso.
Dentro di me, se vado a scavare, trovo un amore tradito per l'Italia: una sorta di amarezza e di disillusione. L'Italia, per me, è come una seggiolina scomoda che dà su un belvedere. Ti ci vorresti sedere per assaporare il paesaggio, ma non reggi per più di cinque minuti. Insomma, l'Italia è una gran bella frustrazione. Quindi, ci sto bene e male, alternativamente. Forse come tutti i precari che vedono lampi di luce nel temporale.
Che rapporto hai con le generazioni più grandi?
Verso le generazioni più grandi provo un misto di umiltà, rispetto, scetticismo e rancore. Lo so, sono tante emozioni tutte insieme. Però, ecco, guardo alle persone più grandi (perlopiù quelle nate nei primi vent'anni del secondo dopoguerra), a questi lavoratori, a questi padri di famiglia, a queste madri più o meno emancipate, e mi chiedo molto onestamente a cosa hanno creduto.
A volte mi sembrano oscillare: dalle certezze incrollabili (una religiosità media alquanto obsoleta) ai dubbi esistenziali (evidentemente, la più grave crisi economica dopo il '29 li ottenebra). Li sento parlare di un vuoto di valori, alcuni, o li sento fare promesse un po' disperate; altre volte li sento nel pieno di un esame di coscienza. Provo gratitudine e profonda stima per tutti quelli che si sono messi in gioco, che hanno cercato di vivere da protagonisti il loro tempo. Pazienza se poi hanno sbagliato. Il rancore, invece, è una cosuccia antica. Mi dispiace, per esempio, che abbiamo ereditato un mondo asmatico, che boccheggia per l'inquinamento. Questo è senza ombra di dubbio il problema di cui dovremo occuparci noi, noi delle nuove generazioni, in modo prioritario. Perché l'inquinamento non è solo un problema dei fricchettoni.
Cosa pensi dei e delle giovani al Governo e in Parlamento?
Sono un'idealista (o forse sono solo giovane!), e i giovani al Governo mi danno fiducia e speranza. Allo stesso tempo, però, mi sembra che questo momento storico sia particolarmente grave. E quindi provo un po' di timore se penso che un errore per ignoranza o inesperienza può costare altri ritardi sulla tabella di marcia di un paese che deve rialzarsi. Comunque è un momento in cui si deve avere fiducia e coraggio: del resto anche a me piace osare. Secondo me, un po' si osa quando si vive davvero.
…E delle tante giovani donne in cariche pubbliche?
Credo che le donne cambieranno questo mondo in meglio. Ho una fiducia cieca nel femminile; nel modo che le donne hanno di responsabilizzarsi. Penso che le donne siano attualmente in grado di svecchiare un modo di pensare "patriarcale", che ha portato a questo collasso capitalistico. Faccio un esempio: quando era la Belle Époque, un positivista pensò di forzare l'agricoltura con l'uso di fertilizzanti chimici. Fu un'idea che il contesto politico di allora celebrò come geniale. Invece era di una miopia incredibile. Penso - non so se sbaglio - che una donna non avrebbe mai commesso un errore del genere. Avrebbe intuito benissimo l'abuso. Nessuna donna farebbe "figli in batteria". Non so se mi spiego.
Come vivi le generazioni successive alla tua?
Beh, io ho tre nipoti: due diciottenni e una di tre anni. Vedo che hanno tantissime risorse. Penso che se saremo in grado di ridare loro l'ottimismo che a noi è stato tolto, fioriranno in tutto il loro splendore in una nuova primavera. Può darsi che io sogni ad occhi aperti. Ma al momento, non ci trovo nulla di male.
In cosa pensi potrebbe consistere il tuo contributo personale? Qual è la tua parte in questo mondo?
Domande da visionari. Si può rispondere solo a tentoni. In ogni caso, penso che sarebbe già tanto se io riuscissi a dire le cose che vedo, per come io le percepisco; se riuscissi cioè a dare voce e legittimità al mio modo di sentire. Io sento che questo sistema economico, finanziario e borsistico non va più bene. Peraltro mi sembra che sia la punta di un iceberg. A naso mi viene da dire che una risposta concreta alla crisi sia da cercare nella solidarietà, in un modo di pensare più altruistico e spirituale. Può sembrare un sermone alla Savonarola, ma vedo un mondo sopraffatto da interessi egoistici. Vorrei dire un po' a parole mie: "fermiamoci un momento a pensare, guardiamo a quello che c'è, e facciamolo funzionare armoniosamente con il circostante".
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