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Marisela Ortiz Rivera

Marisela Ortiz Rivera

La Donna del mese - Marisela Ortiz Rivera, psicologa e insegnante, è tra le fondatrici di “Nuestras Hijas de Regreso a Casa”, associazione di familiari e amici delle giovani uccise a Ciudad Juárez, Messico.

Ribet Elena Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2007

Dal 1993 a oggi sono oltre 1000 le donne e le bambine scomparse a Ciudad Juárez, Messico; di queste, circa 460 sono state ritrovate morte dopo essere state violentate e torturate. Marisela Ortiz Rivera, psicologa e insegnante, è tra le fondatrici di “Nuestras Hijas de Regreso a Casa” (Le nostre figlie di ritorno a casa). L’associazione di familiari e amici delle giovani uccise e desaparecidas è nata dopo la sparizione e l’assassinio di Lilia Alejandra García Andrade, che dopo aver subito torture per cinque giorni, fu strangolata e gettata in un campo.
Marisela Ortiz, accolta a Montecitorio a maggio, durante il suo viaggio in Italia per denunciare il perpetrarsi dei femminicidi ha portato una tragica testimonianza.
“È triste e doloroso parlare di quello che avviene a Ciudad Juárez e di ciò che abbiamo visto con i nostri occhi. La realtà che c’è dietro i femminicidi è molto complessa. A Ciudad è normale la violenza domestica, ma qui non si tratta di questo. Provate a immaginare che state aspettando vostra figlia che dovrebbe tornare da scuola o dal lavoro. E non arriva. Subito la si cerca, con le amiche, chiedendo a tutti, ai vicini, sui posti di lavoro: nessuno dice niente. Perché hanno paura che accada anche a loro. Quindi le madri si recano alla polizia; qui vengono ignorate, offese, denigrate, interrogate e persino incolpate. Alla madre dicono 'Tua figlia è fuggita con un ragazzo, si droga, fa la bella vita' e le dicono di dover aspettare 36 o 72 ore per la denuncia di scomparsa. In quelle ore, le madri sanno che la loro figlia verrà torturata, seviziata, violentata e poi morirà per le violenze subite”.
Parlamentari italiane hanno invitato il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro degli Esteri a sollecitare il Presidente Messicano Calderòn ad assicurare il rispetto dei diritti umani. Il Presidente del Consiglio Prodi ha ribadito in una lettera l’impegno dell’Italia per i diritti umani ed esortato le autorità messicane ad azioni di contrasto nei confronti della criminalità organizzata, soprattutto alla luce dell’incarico assunto dal Messico alla Presidenza del Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU.
Marisela Ortiz, che è già stata minacciata di morte, al rientro dall’Italia ha ricevuto nuovi messaggi di insulti e intimidazioni.
“La comunità internazionale deve intervenire, dobbiamo far circolare documenti, foto, testimonianze: non è possibile che le madri aspettino in casa che succedano queste cose, o che si ritengano fortunate se hanno trovato il cadavere delle figlie abbastanza presto a significare che sono state torturate meno a lungo. Le madri vengono chiamate dalla polizia e viene detto loro che hanno trovato una ragazza, che forse è la loro figlia, che devono venire a prenderla; i funzionari le portano in obitorio a identificare il cadavere, irriconoscibile per la violenza e la crudeltà delle sevizie subite. Visi distrutti, con la pelle e i capelli rimossi, violazioni sessuali, labbra staccate a morsi. Abbiamo visto cose terribili fatte anche su bambine, una aveva solo 3 anni”.
Si sono fatti molte ipotesi sulle ragioni di queste violenze: riti satanici, orge, venditori di organi, sacrifici umani. Le opinioni di criminologi e antropologi convergono sempre più sul fatto che si tratti di riti per inserirsi in bande mafiose.
“Si è cercato di mettere insieme tasselli per capire questi crimini. Abbiamo studiato i dossier e i casi, nomi, date, luoghi di sparizione-ritrovamento-posizione dei cadaveri, tipo di torture subite. Ha cominciato a delinearsi un quadro impressionante, c’erano analogie e corrispondenze, gli stessi funzionari negligenti, dettagli che si ripetono. Tutte le vittime sono giovani e belle, sono sequestrate per settimane, uccise, sfigurate e mutilate con accanimento e sadismo disumani.”
Secondo testimonianze e documenti, gli assassini sono protetti: si moltiplicano coincidenze che sembrano stabilire un legame con narcotraffico, polizia e militari. Prima del 2001 i cadaveri venivano sempre ritrovati; da quando le inchieste si sono moltiplicate, i corpi hanno cominciato a scomparire nel nulla. Coloro che hanno lavorato a questi casi hanno ricevuto minacce di morte e alcuni sono stati assassinati.
“Il primo giovedì di ogni mese organizziamo a Ciudad Juárez una marcia di protesta silenziosa. Aderite a questa “Giornata contro il femminicidio”, parlando di questo dramma affinché i crimini non cadano impuniti. Il nostro dolore e l’indignazione ci danno il coraggio per affrontare la corruzione, l’omertà e l’indifferenza verso le morti assurde delle nostre figlie”. Informazioni nel sito: www.mujeresdejuarez.org.

MADRI DI CIUDAD JUÁREZ

Voce di una donna che urla
nella sabbia sepolta carne viva.
Voce di una donna che urla nella sabbia
trova il solco riscatto della morte.

Io so i nomi dei mandanti dei delitti
so chi sono i disumani
gli assassini.
Io so i nomi delle vostre sentinelle
non avrete dna che vi scagioni
in faccia al mondo la vergogna del sangue
di bambine e delle nostre figlie.

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