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Marisela Ortiz costretta all'esilio

Marisela Ortiz costretta all'esilio

La mattina del 10 marzo uno striscione con frasi intimidatorie è stato lasciato di fronte alla scuola dove insegna

Lunedi, 21/03/2011 - Minacce di morte sempre più gravi, ricevute nei giorni scorsi, hanno costretto Marisela Ortiz Rivera attivista per i diritti umani e fondatrice dell'associazione Nuestras Hijas de Regreso a Casa a lasciare la sua città Ciudad Juarez. Sono 10 anni che Marisela lotta per trovare giustizia per le donne violentate, uccise, fatte sparire e per chiedere verità e giustizia. Dal 2001, dopo l'assassinio di Lilia Alejandra Garcia Andrade, sua allieva diciassettenne, Marisela, insieme alle altri madri dell'associazione NHRC, continua a denunciare pubblicamente la strage di donne – il femminicidio – che quotidianamente avviene a Ciudad Juarez, città al confine con gli Stati Uniti nella quale negli ultimi venti anni sono state massacrate 900 donne. Una violenza che nella maggior parte dei casi rimane anonima e senza giustizia per le vittime. Una violenza che si consuma in un ambiente sociale e lavorativo in cui le donne sono considerate meno di niente. Il confine con gli Stati Uniti è uno dei luoghi più pericolosi e degradati del pianeta; si incontrano in questo lembo di terra la povertà, lo sfruttamento nelle Maquiladoras - fabbriche di assemblaggio i cui prodotti sono diretti solo all'esportazione -, il traffico di droga e di esseri umani, la corruzione. In questo contesto l'impunità è generale e chi osa denunciare mette a rischio la propria sicurezza.

Dopo ripetute minacce Marisela Ortiz è stata costretta all'esilio per proteggere la propria famiglia. Restano a Ciudad Juarez le sue compagne di lotta.



LEGGI L'INTERVISTA REALIZZATA DA NOIDONNE A MARISELA ORTIZ

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