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Marisa Ombra

Marisa Ombra

La Donna del mese - Staffetta Partigiana, ha sempre sostenuto le donne, prima nel PCI, poi nell'UDI, e anche in Noi Donne. Ora è Vice Presidente dell’ANPI

Bartolini Tiziana Lunedi, 21/09/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2009

Adolescente, è stata staffetta partigiana. Ha vissuto il tempo della Liberazione e si è impegnata nel PCI. Ha sempre sostenuto le donne fino al lavoro nell’UDI e poi in ‘Noi Donne’, dal 1970 al 1984, come presidente della Cooperativa Libera Stampa che ne era editrice. Un percorso lungo quello di Marisa Ombra, ma non esaurito visto che di recente è stata chiamata alla Vice Presidenza dell’ANPI. E’ da poco uscito di Marisa “La bella politica”, piacevole autobiografia dal titolo poetico e provocatorio. Quale è la politica ‘bella’ e quale quella ‘brutta’? Perchè riordinare ricordi e pensieri proprio oggi? “Ad un certo momento mi è diventato intollerabile lo spettacolo della politica. Ho sentito come una colpa collettiva, quindi anche mia personale, l’incapacità di indignarsi neppure di fronte a leggi inaccettabili in un paese civile. Inaccettabile, poi, l’idea stessa della politica che si è venuta affermando, e che ha purtroppo contagiato anche la sinistra. Penso alla paura nel prendere posizioni nette come è avvenuto ad esempio nel caso Englaro, o all’idea ormai prevalente della politica come carriera. Per chi ha vissuto la politica come l’ho conosciuta io, e milioni di persone, tutto questo è stato ed è insopportabile. Ciò che mi ha più sconcertato e indignato è il fatto che la cosiddetta nuova politica sia stata costruita con un’operazione di stravolgimento di alcuni pensieri che sono stati il fondamento della rivoluzione femminista, con la complicità della televisione. Per esempio: è il rapporto tra privato e politico, su cui oggi c’è una confusione orribile. Si è assistito al trionfo perverso del privato sulla politica: il privato è divenuto un mezzo per avere successo in politica. L’affermazione di sé, che aveva il senso per noi donne di una raggiunta libertà e dignità, è diventata una affannosa corsa al successo, qualunque cosa si intenda con questa parola. La scoperta del corpo, che per noi è stata rivoluzionario, è diventata uso del corpo, mostrato fra l’altro a dismisura ai fini del successo. Perfino la ricerca del proprio sé e del proprio desiderio è stata avvilita: penso con tristezza a quella ragazza che, intervistata, ha risposto ‘mi sento velina dentro’. L’arretramento mi sembra spaventoso anche rispetto alla mia giovinezza, quando le donne rivendicavano dignità, come misura del diritto. Un altro motivo che mi ha indotto a scrivere è che mi pare di non poter concludere la mia vita senza aver riformulato domande non fatte o non fatte in modo chiaro e risposte che sentivo e sento insufficienti su quel grande fenomeno che è stato il movimento delle donne a partire dagli anni ‘70 e sul perchè si sia esaurito. Io non sono stata una protagonista né di primo né di secondo piano, sono una delle tante che c’erano, che pensavano e che si facevano domande. Mi piacerebbe che le altre che si sono fatte e si fanno delle domande le mettessero in piazza. Vorrei che provassimo a capire, per esempio, come è stato possibile lo stravolgimento dell’idea stessa di che cosa è una donna”. Una vita trascorsa nell’Udi non poteva non sollecitare tanti interrogativi che affiorano nelle pagine dedicate a questa associazione, che è stata una forza organizzata e autorevole delle donne. “L’ultimo lavoro che ho fatto all’UDI è stata la mostra ‘Donne Manifeste’ nel 2005, poi ho deciso che era venuto il momento di prendermi una vacanza, anche giustificata dall’aver superato gli 80 anni! Oggi non conosco bene cosa fa l’UDI e come lo fa. Posso dire che un’organizzazione di donne è necessaria. Trovo che la battaglia delle donne per affermare la propria dignità e i propri diritti sia oggi più faticosa perchè condotta da ciascuna in solitudine. La mia generazione sa che lottare insieme non solo è più facile, ma è anche qualcosa che da gioia e fiducia in sé”. Impossibile non parlare di ‘noidonne’ con colei che ha gestito risorse economiche e umane per tanti anni. “E’ importante che questo giornale esista e che resista, è un riferimento per molte ed è importante che la testata sia salva. Fare ‘noidonne’ oggi richiede molto coraggio perchè il mondo delle donne alle quali si rivolge è un mondo che guarda indietro, che ha interrotto quando non stravolto il suo rapporto con la politica. Quindi: coraggio e lunga vita a ‘noidonne’”. “La bella politica” è uscito in aprile e sia i commenti autorevoli di storiche come Anna Bravo (che ha scritto la prefazione) e Anna Rossi Doria sia le telefonate commosse di tante donne che vi hanno ritrovato parti della propria vita confermano la necessità di confrontarsi su una storia che richiede ancora molto scavo e riflessioni. “Qualcuna ha anche osservato che avrei riaperto un discorso sul modo di organizzarsi delle donne soprattutto dell’UDI. Se questo fosse vero mi auguro possa essere uno stimolo a riprendere l’intera storia dell’associazione, che è molto più complessa di quanto non possa apparire”. Bene, e ‘noidonne’ avrà il piacere di raccontare anche questo futuro, se ci sarà.



(21 settembre 2009)

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