Marisa Merz e Maria Lassing: due leoni d'oro ai giardini della Biennale
Scultura - Due donne, Marisa Merz e Maria Lassnig, sono le assegnatarie dei Leoni d’Oro di Venezia
Marta Mariani Domenica, 27/10/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2013
Due donne, Marisa Merz e Maria Lassnig, sono le assegnatarie dei Leoni d’Oro di Venezia; per meglio dire, sono le artiste premiate alla carriera dal CDA della Biennale, presieduto da Paolo Baratta. La Merz (che esordì nel 1966 esponendo nel suo atelier torinese delle sculture spiraliformi in alluminio), valida esponente dell’arte povera, ha consacrato la sua ricerca alla rappresentazione di spazi domestici legati all’elemento femminile arcaico e archetipico. L’artista ha meritato la sua lode per aver approfondito il tema dell’interiorità della donna attraverso pitture, sculture e istallazioni.
Maria Lassnig, invece, assai longeva (nacque a Kappel am Krappfeld, in Austria, nel 1919), è stata scelta per il fatto di aver portato avanti, per tutta la vita, una lunga e fruttuosa indagine sull’”auto-consapevolezza corporea”. Al centro della sua poetica è, quindi, il corpo, da intendersi come strumento di espressività psico-emotiva, oltre che come medium paradossale tra il soggettivo e l’oggettivo. L’incisività dei percorsi delle due artiste è stata dunque valorizzata in occasione della 55esima Esposizione Internazionale d’Arte.
L’Expo lagunare, peraltro, in ossequio alla volontà del curatore Massimiliano Gioni, è stata intitolata e votata all’enciclopedismo. L’intento di Gioni è stato quello di omaggiare un artista autodidatta italo-americano: Marino Auriti. Questi, nel novembre del 1955, depositò presso l’Ufficio Brevetti statunitense un progetto per la realizzazione di un “Palazzo Enciclopedico”. Auriti aveva in mente un museo che raccogliesse lo scibile dell’umanità e lo esponesse ai posteri entro un sistema generale.
Il progetto di Auriti rimase incompiuto, è vero; tuttavia, le sue ambizioni illuministiche sono state ad oggi proseguite proprio da Marisa Merz e da Maria Lassnig. In questo senso, le donne hanno affiancato i loro nomi ai nomina di uomini illustri come: Plutarco, Quintiliano, Plinio il Vecchio, Diderot.
Esse ci hanno lasciato intendere un nuovo concetto di onniscienza universale - che passa stavolta per l’idea di una “pittura infinita” personalistica e individuale. Grazie ai contributi artistici di Marisa Merz e di Maria Lassnig, infatti, possiamo oggi pensare al concetto di sintesi enciclopedica in modo nuovo. Se dall’antichità sappiamo che un’enciclopedia ambisce ad una istruzione “circolare” ed universale, è solo dalla contemporaneità che possiamo finalmente apprendere che non ci può essere universalità senza una preliminare rivalutazione delle esperienze intimistiche più strettamente personali.
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