E' visitabile fino al 12 settembre la mostra "Più grande di me. Voci dalla ex-Jugoslavia" al Maxxi di Roma, in cui è esposta “Rhythm 0” di Marina Abramović
Sabato, 24/07/2021 - Da molto tempo ormai – dal secolo scorso, potremmo dire - è una delle personalità più note, riconosciute ed autorevoli dell’arte contemporanea, icona ed indiscussa protagonista della ‘Performance Art’: parliamo di Marina Abramović che è stata la scorsa settimana a Roma e, per la prima volta, al MAXXI, il Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, di Roma, dove ha incontrato il pubblico conversando con Hou Hanru, evento immediatamente ‘sold out’, coordinato dalla presidente dell’istituzione, Giovanna Melandri.
Ghiotta l’occasione: la mostra, nello stesso àmbito,"Più grande di me. Voci dalla ex-Jugoslavia", a cui Marina partecipa con la sua opera “Rhythm 0”. Aperta fino al 12 settembre 2021, la mostra rappresenta un nuovo tassello del filone di ricerca sulla diplomazia culturale che il MAXXI porta avanti da anni, fortemente sostenuto dalla stessa Melandri che afferma: “Attraverso l’arte lanciamo ponti, contro ogni chiusura, intolleranza, nazionalismo aggressivo”.
L’esposizione - realizzata a cura di Zdenka Badovinac con la curatela associata di Giulia Ferracci - offre alla visiva fruitrice e fruitore oltre 100 opere di 60 artisti originari dei diversi paesi della ex - Jugoslavia e racconta la scena artistica contemporanea di un territorio tanto affascinante quanto complesso, scosso nei secoli da conflitti ed eterna nota ‘polveriera’, crogiuolo ed incrocio di identità, culture e civiltà diverse ed in contraddizione tra loro, tra spinte nazionaliste e fratellanza, capitalismo sfrenato e senso del bene comune. Gli artisti rileggono la tormentata storia balcanica attraverso i gesti di eroi quotidiani che, in modi e in tempi diversi, hanno lottato in nome di ideali, diritti e libertà.
Tra le ‘voci eroiche’ si può giustamente e non a caso annoverare quella di Marina Abramovic, e la sua “Rhythm 0”, una delle sue ‘performance’ più note ed impegnative, presentata al pubblico nello Studio Morra di Napoli fin dal lontano 1974 – anno in cui la Jugoslavia non era ancora...’ex-’.
Il suo lavoro è esposto all’interno della sezione ‘Uguaglianza’ ad indagare l’emancipazione femminile ed il ruolo cruciale delle donne nella tormentata storia dei Balcani, un tema a lei carissimo, manco a dirlo.
Fin dagli inizi a Belgrado nei primi anni ’70, la Abramović ha aperto la strada alla già citata ‘Performance Art’, dando vita ad alcune delle opere più importanti di questo linguaggio artistico. Esplorando i suoi limiti fisici e mentali, ha resistito al dolore, all’esaurimento ed al pericolo nella sua ricerca di trasformazione emotiva e spirituale – da ammirare e seguire, già solo per questo.
Marina è stata insignita del Leone d’Oro come miglior artista alla Biennale di Venezia del 1997. Nel 2010 al MoMa di New York, che ha ospitato la sua prima grande retrospettiva negli Stati Uniti, per oltre 700 ore, si è esibita nella performance diventata ormai iconica “The Artist is Present”, lavoro davvero grande, essenziale, empatico, commovente, a ad un tempo.
Nel settembre 2020 la Bayerische Staats Oper ha presentato la prima mondiale di “7 Deaths of Maria Callas”, che presto sarà in ‘tournée’ in nuove sedi.
Tra i suoi ‘futures’, nel 2023, presenterà la mostra personale ‘After Life’ alla Royal Academy, divenendo la prima artista donna nei 250 anni di storia dell’Istituzione ad occupare l’intero spazio della galleria con il suo lavoro.
Abramovic ha inoltre fondato il MAI* (Marina Abramović Institute), una piattaforma per il lavoro immateriale e di lunga durata per creare nuove possibilità di collaborazione per le pensatrici ed i pensatori di tutti i campi.
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