Il ricordo di Maria Mazzei in occasione della commemorazione del 13 aprile
È la militanza a contraddistinguere il percorso politico, sociale e professionale di Maria Mazzei. Personalmente l’ho conosciuta nel 1984 quando ho iniziato a collaborare con la cooperativa Speha Fresia e ci legava un’esperienza comune, lei al Santa Maria della Pietà, io all’ex-ospedale psichiatrico di Genova-Quarto. Un impegno nel sociale che era anche la scelta da quale parte stare.
Ma prima di quel periodo Maria aveva espresso la sua presenza militante nel suo quartiere, il Tufello degli anni ’70. L’impegno per la verità sulla morte di Valerio Verbano e la promessa fatta alla mamma Carla di non dimenticare. Gli anni di Lotta Continua, dei Proletari In Divisa (PID) e del mandato di cattura con Guido, anche lui, come Paola, tra i soci fondatori di FRESIA(Formazione ricerca economica sociale integrata applicata) alla facoltà di sociologia di Roma. Ovviamente l’obiettivo era ricordare il nome del fiore, il suo preferito.
Quella Università dove Maria, nonostante il mandato, andò a fare l’esame di economia politica, come ci racconta Guido, in una situazione paradossale: un contesto di alta tensione sociale messo quasi in secondo piano rispetto al suo disappunto per aver preso solo trenta!
L’impegno professionale di Maria nel sociale l’ha vista coinvolta in molti interventi integrati con persone in particolari condizioni di disagio, come cassaintegrati,detenuti, minori stranieri non accompagnati, donne che hanno subito violenze. Vinicio, ai tempi AD della società incaricata dalla GEPI per la gestione della situazione campana di ca. 43.000 cassintegrati, ha sottolineato l’approccio rigoroso di Maria, una fruttuosa convergenza di impegno politico e professionale rivolto, in primo luogo,verso coloro in uno stato di estrema marginalità. Ha sottolineato anche la totale e reciproca indifferenza per i soldi e la sua disattenzione per l’amministrazione della vita quotidiana, mentre Felice ha ricordato il suo consiglio nella gestione dei progetti«fai sempre almeno tre budget!».Insieme ci hanno fatto scorgere il prisma luminoso e a volte contraddittorio(e cocciuto) di Maria, che, per esempio, solo sotto ricatto ha accettato di indossare, e solo per una volta, una gonna.
Lei ha poi ampliato il suo impegno quando accettò la responsabilità di assessora alle politiche sociali, abbracciando la visione politica di Sandro Medici, presidente dell’ex-X municipio di Roma dal 2001 e riconfermato nel 2006 e 2008. La questione delle case requisite, la civil card per la seconda generazione di cittadini dei Paesi terzi nati a Roma, il testamento biologico, il registro delle unioni civili di fatto, solo per citare alcune delle azioni più note ai tempi della presidenza di Sandro.Lui l’ha voluta ricordare con l’esperienza della cooperativa “Cantieri Sociali” dal lato politico-professionale e da quello umano con la sua reticenza a partecipare a momenti conviviali, fondamentalmente perché avrebbero sottratto ulteriore tempo alla figlia, come ha compreso solo successivamente, scusandosene.
L’idea sottesa ai Cantieri Sociali era una relazione di reciproco beneficio, con la formazione di un gruppo di persone in condizione di marginalità sociale per le manutenzioni ordinarie di spazi e plessi di competenza municipale. Oltre a permettere ai soci di questa cooperativa di percepire un reddito per condurre una vita dignitosa, Sandro ha ammesso anche i vantaggi per l’Amministrazione, non solo in termini economici, ma anche per l’entusiasmo di chi lavorava in quei plessi, ad esempio, per l’immediata sostituzione di un vetro in una scuola. Una cosa che forse ancora oggi desterebbe stupore! Ci ha anche raccontato del maggior benessere che poteva percepire tra le assistenti sociali durante il suo assessorato per la sua capacità e volontà di attivare processi di effettiva partecipazione.
Vederla e viverla in quel ruolo istituzionale mi ha sempre destato ammirazione per la sua capacità di leggere i sistemi organizzativi e di entrare in dialogo con tutte le persone che a vario titolo li animavano, avanzando prassi e proponendo politiche per il sociale con uno sguardo più lungo e più largo. La sua capacità di penetrare le organizzazioni parte da lontano, e ritengo che l’esperienza professionale fondativa sia stata la ricerca organizzativa per la CGIL regionale del Lazio[1], svolta con Luigi e Roberto nel 1986, esperienza che ha segnato il suo percorso e ne ha affinato le metodologie.
Nei primi anni ’90, durante la crisi istituzionale di tangentopoli, con il blocco di molti bandi pubblici, soprattutto quelli dedicati alla formazione e all’inclusione lavorativa di persone disoccupate, l’allora direttore della nostra banca si dichiarò meravigliato che una cooperativa con un CdA di tre giovani donne non fosse ancora fallita, mentre lui stava chiudendo molte piccole imprese gestite da uomini! Spero per l’attuale generazione di donne imprenditrici che tali trogloditi si siano estinti!
Fare impresa cooperativa in quegli anni non è stato facile, e per certi aspetti il nostro è stato un caso emblematico di apprendimento non formale, realizzato sul luogo di lavoro, affinando le capacità di lettura strategica e facendoci sostenere da senior di grande valore, dai e dalle quali abbiamo imparato molto, dandoci l’opportunità di confrontarci con una pluralità e ricchezza di esperienze professionali che hanno permesso di attrarre nuovi soci, ora in grado di proseguire il cammino.
Anche nell’ultimo periodo, peregrinando per i vari ospedali e ambulatori, le sue riflessioni come “utente oncologica” erano rivolte alle evidenti disfunzionalità del sistema sanitario, dove per avere la somministrazione di chemio si doveva attendere anche per ore, in ambienti brutti, scomodi e fatiscenti, ed è anche successo che il farmaco non arrivasse. Storie di ordinaria crudeltà umana per chi dà e per chi riceve cura oggi a Roma.
Negli ultimi anni e durante la sua malattia Maria ha potuto contare oltre che sull’amore della figlia Francesca e la sua totale dedizione, su tutta la cooperativa Speha Fresia che si è raccolta intorno a lei con grande affetto e considerazione, così come sulla sorella Delfina, sulle compagne ed i compagni del Tufello e su Andrea, che indossava quell’azzurro regalo di Maria.
Il 13 aprile all’ASTRA di Via Capraia eravamo in tante e tanti a ricordarla, nella consapevolezza del vuoto che ci ha lasciato, ma riconoscenti dei tanti stimoli che sta a noi raccogliere e rilanciare … possibilmente non trascurando la memoria, anche attraverso le belle fotografie di Tano D’Amico, e con quell’entusiasmo dei canti di lotta del Coro multietnico Romolo Balzani che ha coinvolto tutte e tutti in un bel saluto collettivo.
Grazie a coloro che sono intervenute/i e che non è possibile citare qui singolarmente.
Betti Cannova, amica di Maria e,insieme a lei,socia della cooperativa Speha Fresia di Roma.
[1] A. Alfieri, S. Anzalone, F. Ardini, M. Mazzei, L. Salesi (a cura di), Chi decide in CGIL?Primo rapporto di ricerca sul funzionamento delle strutture della Cgil regionale del Lazio, promosso dal dipartimento organizzazione, DATANEWS Editrice s.r.l., Roma 1986.
Lascia un Commento