Maria Elisabetta Alberti Casellati prima Presidente del Senato. E le donne? - di Marta Margherita G
Dove sono finite le donne che si sono messe in discussione, che hanno preso coscienza delle proprie esigenze e dei propri desideri, che hanno avuto il coraggio di dichiararli, di esigerli e di lottare?
Domenica, 06/05/2018 - Sabato 24 marzo le trattative tra le forze maggioritarie, Centro Destra e Movimento 5 Stelle, hanno portato all’elezione dei presidenti di Camera e Senato. Roberto Fico alla Camera e, prima presidente al Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Avvocata matrimonialista, laureata in diritto canonico, Casellati entra in politica nel ’94 con la nascita di Forza Italia, legandosi inscindibilmente alla figura di Silvio Berlusconi. Segretaria del gruppo parlamentare di Forza Italia al Senato e presidente della Commissione Sanità, sottosegretaria alla giustizia nel quarto governo Berlusconi, nel 2014 è eletta componente del Consiglio superiore della magistratura. Da sottosegretaria al Ministero della Salute, assume la figlia Ludovica a capo della segreteria del dicastero, giustificando il contratto come ascrivibile a un “rapporto fiduciario”, che nel frattempo ha fatto guadagnare alla figlia 60 mila euro in un anno.
A portarla sotto i riflettori negli ultimi giorni sono stati, tuttavia, gli scontri avuti in diretta con il giornalista Marco Travaglio, sempre provocati dalla devota fedeltà al Cavaliere anche nelle circostanze più improbabili. In prima linea davanti al tribunale di Milano contro il processo Ruby, ha più volte sostenuto l’idea di un complotto, un golpe addirittura, che la magistratura e gli organi di stampa avrebbero organizzato per infamare l’immagine di Silvio Berlusconi. D’altra parte si dice sicura della buona fede del Cavaliere quando, convinto della parentela fra la giovane e l’ex presidente Mubarak, ne ha chiesto la scarcerazione. Altra questione, secondo la presidente, la gentilezza d’animo dell’ex premier che a causa della sua incontrollabile generosità ha elargito somme di denaro alla ragazza di cui sopra per “permetterle di lavorare e quindi di non prostituirsi”.
Una gentilezza espressa tante altre volte e con tante altre ragazze, sempre di giovane età e bell’aspetto, ma queste sono coincidenze.
Evidentemente questa è la modalità con cui Casellati concepisce il sostegno alle donne: l’elargizione di nobili intenti dichiarati nel corso di cene eleganti.
Poi, nel suo discorso di insediamento, afferma sentire la responsabilità della sua elezione e la condivide con “tutte quelle donne che con le loro storie, azioni, esempio, impegno e coraggio, hanno costruito l'Italia di oggi”, pensa “alle mai abbastanza ricordate eroine del Risorgimento che hanno lottato per quel sogno chiamato Italia; (…) alle tante ragazze, di ogni estrazione sociale e di ogni credo religioso, che hanno rappresentato l'anima della lotta di Liberazione e che” aggiunge “mi sia consentito, sono qui oggi magistralmente rappresentate dalla senatrice Liliana Segre”.
Il solo pronunciare tali riferimenti dovrebbe mettere in imbarazzo una donna che orgogliosamente rivendica la sua fedeltà a Silvio Berlusconi. L’uomo che negli ultimi vent’anni ha annientato l’idea stessa di donna. La prima donna eletta presidente del Senato imbrogliata in una simile contraddizione. La prima presidente del Senato che firma la proposta di legge per abolire la 194 sull’aborto, affermando che il via libera alla pillola abortiva Ru486 “strizza l’occhio alla cultura della morte”.
Che vuole essere chiamata Presidente e non Presidentessa, intendendolo come discontinuità con l’ex Presidente della Camera ma dimostrando invece di non riconoscere il perché della corretta scelta di Laura Boldrini che restituiva dignità al femminile. Che preferisce mantenere il cognome del marito. La prima presidente del Senato che dichiara: “La famiglia non è un concetto estensibile. Lo Stato non può equiparare matrimonio e unioni civili, né far crescere un minore in una coppia che non sia famiglia. Le diversità vanno tutelate ma non possono diventare identità, se identità non sono”.
E le donne? Dove sono finite le donne che si sono messe in discussione, che hanno preso coscienza delle proprie esigenze e dei propri desideri, che hanno avuto il coraggio di dichiararli, di esigerli e di lottare? Dove sono finite le donne che hanno reso possibile l’evoluzione di un pensiero e di una nazione? Le donne di cui parla Casellati, quelle che hanno costruito l’Italia, parlavano di diritti, di parità, di solidarietà, di dignità umana.
Le affermazioni di Casellati sono gravissime, la dimensione ideologica all’interno della quale si inscrivono è pericolosa e non deve essere sottovalutata. Avanza un conservatorismo che rischia di calpestare la dignità umana annullando ogni conquista civile. Casellati è rappresentante di un oscurantismo figlio dell’ignoranza, della superficialità e della corruzione. Ed è proprio così che in Italia viene oggi affrontata la questione femminile: con ignoranza, superficialità e corruzione.
Dimenticando come è stato costruito il femminismo, dell’importante bagaglio culturale su cui esso ha affondato le sue radici. Riducendo anni di lotte e di conquiste a un fenomeno di tendenza. E, così, rendendolo corrotto, funzionale al consenso. E allora il moderno maestro della strategia del consenso (e anche della corruzione) riesce ad apparire il maggior promotore della presenza femminile in politica. Come se questo bastasse: la presenza.
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