Fare la libraia - Ha aperto la prima libreria di Pontina (Latina), un paesone che aveva tutto, tranne...
Zomparelli Ivana Giovedi, 29/07/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2010
Si chiama Maria Di Girolamo, e nel 2003 ha aperto la prima libreria, in un paese che dal l’anno della sua fondazione nel 1934, non ne aveva ancora avuta nessuna. In controtendenza assoluta, visto che le librerie piuttosto chiudono.
A Pontinia, in provincia di Latina, una delle cinque città nuove costruite dal fascismo, nell’ex palude bonificata a sud di Roma, c’era quasi tutto, compreso un grande mercato il venerdì, un bel teatro, e anche delle particolarità come la sede del Comune sulla cui torre svetta la scritta E’ l’aratro che traccia il solco ma è la spada che lo difende, che non la trovi proprio ovunque.
Ma per i suoi 13.500 abitanti sparsi su una vasta area di campagna disseminata di borghi, mentre il centro urbano ne conta circa seimila, una libreria non c’era mai stata. Chi voleva comperarsi un libro se ne andava a Latina, dove pure non è che le librerie abbondino.
Poi è nata L’Isola che non c’è. Perché questo nome?
Per me significa il posto dove ognuno cerca il suo sogno nelle parole degli altri. Volevo aprire una libreria, da tanto tempo. Tutti me lo sconsigliavano, dicevano che il paese è troppo piccolo, che non c’è una passeggiata commerciale, che la gente qui legge poco, eccetera. Poi, dopo che l’ho aperta dicevano, che avrei sicuramente chiuso entro un anno, poi entro due, eccetera.
Insomma, che cosa ha spinto questa solare cinquantenne, di imponente bellezza, a misurarsi con un’impresa che i suoi concittadini consideravano disperata?
Trovavo insopportabile che in un paese dove c’erano trenta parrucchieri e altrettanti bar e ristoranti, non ci fosse una libreria. A un certo punto non ho più dato retta a nessuno, e ho cominciato lavorare seriamente intorno all’idea. Però avevo bisogno di conferme e anche di dotarmi di strumenti adeguati, così ho aderito a un corso di formazione della Regione Lazio per donne che volevano fare impresa. Dopo aver fatto il corso, mi sono buttata in mare aperto seguendo più che altro le mie intuizioni, anche se i principi commerciali appresi mi sono serviti perché qualsiasi sogno naufraga se non ha delle basi concrete.
Il nucleo forte delle sue intuizioni era che a Pontinia bisognasse rompere il muro di diffidenza che separava la gente dai libri, e creare invece una consuetudine che col tempo sarebbe diventata confidenza, e poi magari amicizia...
Mi hanno ispirato autori come Montorsi che riguardo al mestiere del libraio parla di vendersi l’anima, nel senso di mettere a nudo se stessi nel proporre un libro e nell’andare incontro al lettore.
Interessante. Ma dopotutto Maria Di Girolamo è una quasi psicologa avendo fatto tutti gli esami di psicologia, senza però arrivare a laurearsi, un progetto interrotto dall’arrivo di tre figli, molto seguiti. Passare dalla famiglia alla libreria, è stato difficile?
No, una famiglia è a tutti gli effetti un’impresa organizzativa ed economica, e portarla avanti è fare lavoro imprenditoriale. Invece è stato difficile trovare un locale adeguato per la libreria. Volevo uno spazio luminoso, comodo in cui la gente si sentisse a suo agio. Un luogo dove facesse piacere incontrarsi in maniera non legata a ruoli, status, ma dove venire a pescare delle idee nei libri per poi scambiarle con gli altri, proprio quello che qui mancava, a parte i trenta bar. Secondo me, quando due persone si incontrano e riescono a parlarsi veramente, stanno facendo cultura quindi, da questo punto di vista, volevo un luogo dove si facesse cultura.
A sette anni di distanza, L’isola che non c’è, è ancora al suo posto, nella bella sede ampia e luminosa che Maria infine ha trovato. Luogo d’incontro, di incroci, di iniziative, sta riuscendo a creare un gusto per la lettura, per l’ascolto, e in definitiva un diverso humus del posto, un’idea più consapevole di comunità.
Non è solo merito mio, in tanti avevamo maturato le stesse esigenze. Ne sono testimonianza il mio zoccolo duro di frequentatori, le sinergie progettuali con alcune persone motivate, e i tanti giovani che mi hanno appoggiato e che considerano la libreria un punto di riferimento.
Convinta che si diventa lettori da piccoli, questa energica libraia un giorno a settimana se ne va, con una valigia piena di libri, a leggere storie nelle classi della scuola elementare, materna e media, e i bambini del paese ormai la chiamano festosamente "Maria raccontastorie".
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