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Manuela (e le altre) all'attacco

Manuela (e le altre) all'attacco

Polonia - Sulla scia del Manifesto “Polska jest kobietą” è nato il nuovo partito delle donne, fondato dalla scrittrice Manuela Gretkowska, con l'obiettivo di cambiare le leggi e per riscattarsi "da una soggezione intollerabile propria

Cristina Carpinelli Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2007

Il 1° febbraio 2007 compariva sulla scena politica polacca un nuovo soggetto denominato “Partia Kobiet” (Partito delle donne) sorto per rivendicare la parità dei sessi e i diritti delle lesbiche, affrontare temi scottanti come la droga e l’aborto. Su quest’ultima materia la Polonia mantiene in vigore una delle leggi più restrittive d’Europa.
“Siamo la prima repubblica monozigote al mondo. Viviamo in uno stato di belligeranza permanente. I gemelli Kaczyński vedono nemici dappertutto e partono in guerra. Non riescono ad agire in modo normale. Non abbiamo bisogno di guerre ideologiche ma di normalità. E in questa normalità le donne polacche, discriminate dalla nascita fino alla pensione, devono riacquistare la loro dignità e lottare per i loro diritti in parlamento”. Così si esprime Manuela Gretkowska, scrittrice, opinionista e fondatrice del Partito delle donne. Non è una rivolta, tiene a sottolineare la leader del nuovo Partito: “Viviamo in democrazia e possiamo conquistare i nostri diritti in accordo con i principi di uno Stato democratico. (…) Non siamo schiave, abbiamo deciso semplicemente di passare dalle dimostrazioni fuori del parlamento all’attività dentro il parlamento, dove cercheremo di risolvere i nostri problemi. (…) Oggi in Polonia la condizione femminile è regredita all’Ottocento. Nelle campagne il modello di famiglia patriarcale ha raggiunto forme di barbarie. I mariti brutali e alcolizzati picchiano le mogli, che devono tacere e sopportare con la benedizione della Chiesa. Dobbiamo difenderci, cambiare le leggi e la mentalità delle donne”.
Il Partito delle donne conta già parecchie centinaia di sezioni sparse nel paese. Un quarto dei suoi membri sono uomini, ma per statuto solo il 10% figurerà nelle liste elettorali. Gretkowska sta viaggiando da un capo all’altro della Polonia per reclutare attiviste e raccogliere consensi fra i diciannove milioni di elettrici e per illustrare le priorità della nuova formazione, che spaziano dalla lotta alla disparità fra uomini e donne in materia di pensioni alla battaglia contro le discriminazioni sul mercato del lavoro, dal reinserimento professionale dopo la maternità ad ampie garanzie nel campo della salute: controlli medici obbligatori, periodici e gratuiti per tutte le donne, rimborsi sui contraccettivi e sulle terapie contro l’infertilità.
I membri fondatori del Partito delle donne hanno dichiarato che la loro organizzazione è ancora in fase di formazione, ed è quindi troppo presto per formulare un programma compiuto. Per questo motivo non hanno ancora preso posizione sulle possibili alleanze con i gruppi politici esistenti (parlamentari e non). Tuttavia, la Gretkowska ha già fatto sapere “che staranno al centro, pronte a schierarsi, secondo le circostanze, con chi appoggerà le loro istanze”, tra le quali prioritaria è la revisione della legge sull’aborto. Già nel suo “Manifesto”, pubblicato sulla rivista Przekrój (46/2006), la Gretkowska aveva sottolineato la proposta “incivile” di proibire totalmente l’aborto. La destra nazionalista al governo vorrebbe, infatti, iscrivere nella Costituzione polacca il diritto alla vita “fin dal momento del concepimento”, restringendo ancor più il già limitato ricorso alle pratiche abortive. La leader non nasconde le difficoltà e le divisioni che sono presenti anche nel suo Partito: “Nel partito la maggioranza è favorevole alla modifica della legge, ma non mancano i pareri contrari. Dobbiamo evitare azioni distruttive. Prima rafforziamoci, organizziamoci, recuperiamo la dignità e poi penseremo volta per volta alle questioni più laceranti”. Certo, ora ella confida nell’appoggio della sinistra, che “quando era al governo aveva evitato di liberalizzare la legge sull’aborto in cambio del sostegno della Chiesa al referendum sull’adesione all’Ue”.
“Il Partito delle donne ha scarse probabilità di raggiungere la maggioranza necessaria per conquistare il potere, né del resto aspira a ciò”, sostiene Wiktor Osiatyński, avvocato e cofondatore del Partito delle donne. La Gretkowska ha detto chiaramente che la missione del suo gruppo politico è di assicurare la presenza delle donne con un loro Partito dentro il parlamento, un’infiltrazione nel monolitico dominio maschile per affermare un modo diverso di fare politica. Dichiara Lidia Popiel-Linda, un’altra leader del Partito delle donne: “A tutte le persone che dubitavano di noi e che ci hanno ridicolizzato come mero ‘folklore politico’, vogliamo dire che le donne sono in grado di organizzarsi e creare con tutte le loro forze un partito che abbia un nuovo approccio alla politica”.
Intanto, un sondaggio ha rilevato che più del 50% delle donne polacche è pronto a votare il Partito delle donne. Un sostegno superiore a quello che gli opinion pools accreditano ai due partiti polacchi presenti nel Parlamento europeo. Ma la Gretkowska ribadisce di “non aspirare al potere” e più che di formazione politica preferisce parlare del suo Partito come di un “gruppo di pressione” cementato da una “solidarietà esistenziale attraverso cui le donne vedranno finalmente riconosciuto un ruolo di partner, riscattandosi da una soggezione intollerabile propria di un modello patriarcale primitivo”.
La visione riformista e centrista dello Stato, proposta dal Partito delle donne, è oggetto di critiche da parte di alcune donne appartenenti ad altre organizzazioni politiche. La questione che solleva maggiore scetticismo è l’impegno dichiarato del neo Partito “di risollevare le sorti del paese, soprattutto del cittadino medio insoddisfatto dei bassi standard di vita”. Ma per Teresa Jakubowska del Partito anticlericale (dell’ala di sinistra) “Racja” “non è pensabile mettere a soqquadro il paese in tutti i suoi ambiti per poi realizzare il sogno di uno Stato ideale. Il Partito (delle donne - ndr.) crede davvero che ciò possa liberare la Polonia da tutti i suoi seri problemi? (…) Non penso che nella pratica otterrà dei risultati e porterà a qualcosa di nuovo”.
Liquidata sbrigativamente come “baby-killer” dalla destra ultraconservatrice e come “cattolica di cemento” dalle femministe più intransigenti, la Gretkowska, che confida nel più largo consenso femminile, mette al centro della sua battaglia l’abbandono delle divisioni ideologiche e il bisogno di normalità contrapposto al terrore del nemico, alla sua ricerca incessante e finanche alla sua costruzione: “Le donne attualmente in parlamento non rappresentano sufficientemente i nostri interessi. Ma attenzione. Se restiamo avvinghiate in discussioni ideologiche non risolviamo neppure in minima parte le questioni che riguardano tutti e ancor meno i più indifesi, i bambini”. In Polonia, la democrazia è sistematicamente piegata dalle campagne ossessive, paranoiche e isteriche promosse dai gemelli Kaczyński. Dice la Gretkowska: “(…) Danno la caccia agli ex comunisti, ma si comportano peggio di loro. Ho anch’io le mie ossessioni, ma le rinchiudo nei miei libri. Per me la democrazia è libertà, trasparenza, rispetto delle regole. Per loro, troppo spesso isterici, è qualcos’altro. La loro, ormai, è una politica da psicoanalisi”.
Incurante degli attacchi quotidiani che provengono dai politici sia di destra che di sinistra, sempre pronti a chiosare che il neonato partito è “un gruppo d’idiote e di opportuniste”, la Gretkowska, insieme con tante altre leader coraggiose del Partito, porta lucidamente avanti le sue rivendicazioni per contrastare la morsa clericale che soffoca il Paese e conquistare una società più laica e liberale.
Nonostante il Paese sia segnato da un regresso senza precedenti, le donne sono presenti nella vita pubblica e detengono posti importanti in politica (pur non esistendo le quote rose) e nelle aziende. Tuttavia, afferma la Gretkowska, il successo professionale da parte delle donne in Polonia è spesso ridotto ad un’eccezione che conferma la regola, ed è spesso associato ad un femminismo radicale o alla mancanza di una famiglia. “Il problema di base è creare nel paese le condizioni perché le donne possano conciliare vita pubblica e privata, e non elargire sussidi a quelle che decidono di rimanere a casa per occuparsi dei figli come vorrebbe invece l’attuale governo!”, s’infervora Izabela Jaruga-Nowacka, già ministro per le pari opportunità (2001-2005) e deputata di “Alleanza della Sinistra Democratica”, secondo cui “(…) se vuoi discutere dei diritti delle donne, devi prima di tutto discuterne con loro”.
Oggi i polacchi fanno fatica a vedere un’alternativa. Non votano e disprezzano la politica. In questo “vuoto”, il Partito delle donne rappresenta per loro una possibilità di scelta del proprio futuro….anche se la battaglia si preannuncia lunga e difficile.

Ulteriori informazioni sul Partito polacco delle donne: http://www.polskajestkobieta.org/

(17 ottobre 2007)

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