Lunedi, 04/07/2011 - Inquadratura dall'ombelico in giù, un vento malandrino che solleva una pudibonda gonnella, innocenti gambe adolescenziali ammiccanti maliziosamente, mani di fanciulla che tentano di contrastare il vento del cambiamento.
In quel concederenegare, vedononvedo, vorreimanonposso, che scrivono il vocabolario della seduzione.
Altra scena: busto maschile che lascia intravedere un viso sorridente, una abbottonata camicia bianca, cravatta rosso-simbolo, tenuta in aria dalla stessa folata.
Tutto a posto, quindi? tanto rumore per nulla? E' lo stesso refolo che lambisce uomini e donne? Non proprio.
Tanto per cominciare cambia lo sfondo: un marciapiede nella versione femminile (ebbene sì!), lo spazio aperto in quella maschile. Entrambi in contrasto con i personaggi raffigurati, ma simbolicamente rappresentativi dell'immaginario maschile: una ragazzina su una strada, un giovane manager nel mondo .
Tanto per continuare la donna è senza testa, emblematicamente assente perché non necessaria a rappresentare il "cambiamento". Il vento ha spazzato via completamente anche il movimento del "se non ora quando", ricordate le donne promotrici di una rivoluzione culturale?
La donna è raffigurata nella parte del corpo in grado di sintetizzare la sua funzione nel mondo. Una funzione assolta in " relazione a" al maschio naturalmente, riproduttiva e sessuale. il cambiamento non passa per la testa delle donne, ma dalle loro gambe attraverso una gonne sollevata.
Si è obiettato che il richiamo è cinematografico, all'icona pop Marylin Monroe, immortalata dal film di Billy Wilder con una fotografia entrata nell'immaginario collettivo. Come se la citazione cinematografica possa sdoganare l'immagine femminile di parte per il tutto e sia utilizzabile in ogni contesto. Anche per un manifesto politico di sinistra.
Come se Marylin stessa non incarnasse la bionda svampita in una contraddizione esistenziale che l'ha condotta alla morte.
E poi c 'è lui, il maschio. Nessuno ha trovato motivi di risentimento in quell'immagine.
L 'uomo è altro rispetto al suo corpo
, la sua esistenza non è scandita dagli eventi biologici.. La fisicità e tutto ciò che attiene alla sfera delle emozioni a lui è preclusa. Anzi il culto della virilità impone il distacco da. Lo sfondo quindi è un bel paesaggio verde, il mondo insomma, l immagine è quella di homo aziendali, produttivo, chiuso nella sua camicia inamidata ma.. con il simbolo fallico, la cravatta, in eloquente posizione.
Se proviamo a guardarli abbinati, poi, i due manifesti, i riferimenti sessuali sono sin
troppo espliciti
Si è utilizzata la leva di marketing pubblicitario di sicura presa, quella con cui l'efficacia di una campagna è garantita, che senza eccessivi investimenti consente di confezionare un buon prodotto smerciabile
E poi lo stereotipo ha una diffusione capillare, raggiunge tutti, uomini e donne, ad assimilazione diretta.
La differenza è che, lo stereotipo del maschio destinato a produrre, a rinunciare alla propria sfera emozionale, condannato a un viagra permanente può sembrare triste a una parte
della popolazione, ma
è universalmente accettato, legittimato anzi rappresenta ilsimbolo della realizzazione sociale.
Viceversa lo stereotipo della donna èquello di corpo funzionale, sineddoticamente rappresentato, a disposizione su un marciapiede. Per ambire ad un riconoscimento sociale in quanto persone si deve rientrare nell 'ambito domestico familiare di mamma, nutrice, moglie, badante, massaia, angelo del focolare.
E' per questo che il manifesto infastidisce alcune donne, quelle che non accettano di vedersi rappresentate così. Probabilmente si pecca di eccesso interpretativo ma è il risultato della logorante guerra contro l'ennesima iconografia umiliante.
Con l'aggravante di provenire da un versante amico, che a parole si professa libero da condizionamenti culturali, e che tramite la sua esponente lanciò l'irenico grido di battaglia: non sono una donna a sua disposizione!
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