Lunedi, 11/11/2024 - A Bologna il prefetto ha autorizzato una manifestazione contro il degrado dovuto a delinquenza e spaccio nella zona della stazione, organizzata da “Casa Pound”. Il permesso concedeva un corteo, il passaggio davanti alla Stazione - quella della strage neofascista del 2 agosto 1980 e la piazza adiacente. Naturalmente mobilitazione in piazza Maggiore dell’Anpi e della sinistra, contro-corteo e tentativo di sconfinamento dei collettivi antifascisti (c’era anche la vicesindaca), agenti colpiti, elicotteri in volo. Salvini: “Bisogna chiudere i centri sociali occupati dai comunisti, sono ritrovo dei comunisti”. il presidente Meloni “Spiace che certa sinistra foraggi i facinorosi”. Il sindaco Lepore “Ci avete mandato le camicie nere”.
Il mio babbo la sera del 9 marzo 1922 era stato a una commemorazione di Mazzini con altri sei amici: sotto il portico del Pavaglione incontrarono un gruppo di fascisti con spranghe e manganelli: il giornalista Lucchesi del Carlino ne avrà per un mese, Codrignani dodici giorni. Secondo mio padre, polizia e guardie regie lasciavano passare i neri. Oggi non picchiano perché le prenderebbero, ma intanto il ministro dell’Istruzione non più “pubblica” sospende gli insegnanti dallo stipendio e la destra usa un linguaggio violento. Anche nei confronti della magistratura il governo ha assunto una posizione padronale incostituzionale. Il magistrato che critica la leggi e chiede il rispetto della normativa europea che precede quella nazionale fa il suo mestiere. Non a caso a capo della magistratura autonoma c’è il capo dello Stato.
Il problema non è che Giorgia Meloni non ha mai pronunciato la parola “antifascista”; è che lei è fascista.
Abbiamo qualche problema di democrazia anche come donne. Per le difficoltà che le donne hanno con il potere maschile, basta considerare che il maggior consenso dei maschi americani a Trump si spiega con il maschilismo criminale del nuovo presidente. Forse non una novità. Più degno di considerazione il consenso delle donne.
In Italia Giorgia Meloni - a prescindere da valutazioni politiche e da un fascismo “che non è più quello di un secolo fa” - riscuote consenso molto superiore a quello dei partiti della coalizione. Anche da donne, anche da donne democratiche. Anche da giovani donne. Forse dovremmo riconoscere che, essendo stata in Parlamento quindici anni, Giorgia Meloni ha imparato come si governa (da meravigliarsi che altri non abbia imparato). Non è laureata, ma ha studiato le lingue e ci risparmia la pena di vedere il primo ministro all’estero con gli interpreti tra i piedi. Sa destreggiarsi con i suoi, che valgono tutti meno di lei. L’opposizione deve attaccarla perché ragioni ce ne sono da vendere per farlo, ma è necessario evitare di fare conto di niente quando la gente non va a votare e quando anche donne affidabili ritendono che “abbiamo finalmente la parità” e “governa una del nostro genere”. Intanto che sia una donna, abbastanza gradevole, non fa dimenticare che vuole essere chiamata “il” presidente, ma, soprattutto, che non sta facendo nulla per intestare anche un solo provvedimento al miglioramento della situazione femminile. Il ministero che ci ha addossato si chiama Famiglia, Nataltà, Pari Opportunità”, la prosecuzione del destino tradizionale ed Eugenia Roccella procede sulla scorta del Movimento per la vita per limitare i diritti delle donne. Bella parità!
Ma è ora che il femminismo torni a ripensare un bel po’ di cose.
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