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Mangiare come bio comanda

Mangiare come bio comanda

Futura / 6 pensieri – esperienze – tecniche - Agronoma per tradizione e ambientalista per scelta, Nicoletta Maffini ci spiega perché biologico è meglio

Marina Caleffi Domenica, 30/09/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2012

Parliamo di Futuro, tempo più concreto della coniugazione. Può suscitare tutte le speranze e tutte le paure. Ha una dimensione sociale: la sua “costruzione” dipende dagli altri che con noi partecipano all’impresa. Come suggerisce l’etnologo Marc Augé, futuro e avvenire sono due espressioni della solidarietà essenziale che unisce individuo e società.

Ci sono esperienze ed esistenze già calate nel futuro, per nascita, tradizione, volontà, che non hanno abbandonato il campo dei sogni e le buone pratiche di r-evoluzione. Donne che si presentano molto attrezzate ad un appuntamento importantissimo per le prospettive sociali, economiche e ambientali del pianeta dei prossimi decenni perché sono già dentro il cambiamento ecologico e sociale, distanti anni luce dalla globalizzazione e dai suoi guasti. Donne che coniugano sviluppo e crescita con il benessere e la cultura. È il caso di Nicoletta Maffini, responsabile marketing di Alce Nero & Mielizia, gruppo leader in Italia di biologico e fairtrade, “agronoma” per tradizione e ambientalista per scelta. Ha 42 anni ed è un mix di sud e di nord per temperamento ed esperienza di vita. La laurea in Economia sancisce il distacco dal golfo di Salerno e il successivo trasferimento a Bologna per un master in marketing internazionale apre nuove prospettive, che guarda caso hanno però a che fare con le sue origini. “Innanzitutto tengo a dire che per carattere sono proiettata verso il futuro, sempre costantemente predisposta a vedere il bicchiere mezzo pieno…ma oggi ho imparato anche a godermi il presente a viverlo in pieno perché ho capito che talvolta per guardare troppo avanti si perdono le ‘occasioni’ dell’oggi. Lavoro da 16 anni nel mondo dell’agricoltura biologica e probabilmente non a caso, visto che fin da bambina ho avuto un legame forte con la terra…mio padre agronomo aveva l’hobby della viticoltura e mio fratello, agronomo pure lui, lo ha trasformato in impresa di successo!”



Il matrimonio illuminista fra il progresso economico, la democrazia, la politica e la giustizia sociale è minacciato. Identificato con la crescita della produzione, il progresso presenta limiti ecologici. Le risorse naturali non sono sufficienti per soddisfare egualmente tutti gli abitanti della Terra con gli standard di consumo dei ricchi del mondo. Il progresso economico e la giustizia sociale non riescono a mantenere il proprio matrimonio. L’alternativa di una crescita basata sul consumo ai livelli dei più ricchi esteso a tutti provocherà un collasso ecologico. Cosa significa lavorare in un settore tanto prossimo al benessere dell’uomo, al suo nutrimento e al tempo stesso quello della terra?

Significa fare concretamente qualcosa di buono, o quanto meno provarci. Certo meglio che lavorare in un’azienda che distrugge l’ambiente senza coscienza o che sfrutta risorse umane e naturali senza etica. Penso ad alcune Corporations che devono obbedire per statuto unicamente alla legge del profitto tout court. Qualsiasi siano le conseguenze. Fare buona pratica di futuro, adesso, significa che tutto mi riguarda in prima persona. Non posso vivere e lavorare indifferentemente.



Se non vogliamo optare per una crescita combinata con l’esclusione, per un apartheid sociale, la strada da scegliere sarà quella di riorientare il modello di civiltà, cambiare valori, obiettivi, mezzi di produzione, gusti di consumo, mentalità predominante e il ruolo della tecnologia...

Forse manca la consapevolezza del fatto che ogni nostra azione ha un’inevitabile conseguenza per gli altri, l’ambiente, gli animali. Produrre biologico rispetta l’ambiente e dunque l’Uomo. Scegliere il biologico per la nostra alimentazione è un atto consapevole, inquinare meno utilizzando i mezzi pubblici, differenziare i rifiuti (gesto ancora molto poco diffuso anche da persone “colte”) sono tante le azioni che possiamo compiere per salvare questo pianeta, ma a volte pigrizia, ignoranza, miopia hanno il sopravvento.



La crescita demografica, l’inclusione sociale, l’inquinamento industriale e urbano minacciano la disponibilità d’acqua potabile nel mondo. Già si hanno segnali di guerre per l’acqua fra i paesi...

Nel nostro piccolo, la certificazione Sprecozero esiste e possiamo adottarla nelle imprese in cui operiamo. Pensi a quanto cibo non utilizzato sprechiamo, quante buone pratiche non adottiamo: chiudere il rubinetto quando non serve, stampare su carta solo quando necessario, andare a piedi quando possibile o usare i mezzi pubblici, sono solo alcuni piccoli esempi. Tutti i Paesi del nord Europa in questo senso sono più avanti e consapevoli dell’Italia.



Come elaborare un modello produttivo e di consumo che abbia bisogno di meno energia? Quali sono le fonti efficienti dal punto di vista economico, sociale, ecologico?

Difficile pensare ad un mondo che abbia bisogno di meno energia, ma è percorribile un mondo in cui l’energia sia quella del sole, del vento, energia pulita.



La crisi che attraversa l’umanità è un prodotto della maniera in cui è stata sviluppata e utilizzata l’intelligenza, senza la quale l’umanità non esisterebbe, né avrebbe realizzato il suo meraviglioso sviluppo?

Credo che la crisi che attraversa l’umanità (parlo soprattutto in Occidente) sia dovuta ad una perdita di valori, ad una quasi esclusiva attenzione verso l’esteriorità, il possesso e la ricerca del potere. Bisognerebbe imparare a stringere “ un pugno di terra in mano”, guardarsi dentro e capire chi siamo. Ma per questo ci vuole coraggio!



L’umanità si preoccupa oggi di estrarre il petrolio dal Polo Nord e dal fondo degli oceani, forse già pensa di cercare energia in altri pianeti. Ma non si pensa come collocare nelle scuole due miliardi di pozzi di saggezza, quella dei cervelli dei bambini poveri, né come modificare la scuola perché essa sia l’origine del mondo nuovo. Come manager e come mamma si è posta il problema?

Come madre cerco di compensare le lacune di un sistema italiano, sono stata fortunata fino ad oggi in quanto nel percorso scolastico di mia figlia (Sofia 10 anni, ndr) ho incontrato insegnanti eccezionali che sono andate oltre la nozione, che hanno insegnato la passione per discipline che aprono la mente, che accendono la curiosità di apprendere. Come donna che lavora faccio e ho dovuto fare, salti mortali per poter coniugare le mie aspirazioni professionali e il ruolo di genitore.



L’economia di scala crescente e la mercantilizzazione liberale sono stati strumenti di esclusione sociale. Diverse esperienze mostrano le possibilità di una economia basata su cooperazione produttiva, sul finanziamento ai piccoli produttori e a volte persino su monete alternative: è l’economia solidale. In tal modo è possibile fare inclusione sociale e mobilitazione economica?

Più che di economia solidale parlerei di economia giusta, Fair per usare un termine più corretto anglosassone. Fair è pagare i raccolti di caffè, di cacao, di frutta, grano ….in maniera corretta, se tutte le imprese lavorassero cosi probabilmente ci sarebbe meno differenza tra nord e sud del mondo.



Come montare reti di economia solidale tramite il microcredito, l’assistenza tecnica, il cooperativismo, reti capaci di incorporare, tramite l’imprenditorialità, miliardi di esclusi, organizzati in piccole unità di produzione in rete?

L’azienda per cui lavoro, Alce Nero da anni opera per costruire reti tra nord e sud del mondo. Il know how dei nostri agricoltori più vicini viene condiviso con quelli del sud del mondo e così già molti anni fa i nostri risicoltori andavano a visitare in India gli agricoltori del Kadar che coltivano riso basmati. Lo scambio è conoscenza, dunque arricchimento. Questa è la filosofia che mi muove, e commuove al tempo stesso.



Come globalizzare i piccoli produttori, invece di escluderli?

Appunto inserendoli in una rete dove lievitano scambio di idee, culture, metodi e modi di lavorare.



È possibile alimentare gli esseri umani rispettando gli altri animali?

L’allevamento biologico rispetta gli animali, banalmente fino a pochi anni fa non esistevano uova da galline allevate a terra, oggi per fortuna l’offerta delle uova da galline “libere” di muoversi è ampia, sia di uova biologiche (dove la libertà di movimento è obbligatoria), sia per quelle convenzionali.



L’inclusione sociale e la crescita demografica esigeranno un aumento della produzione agricola. Ciò propone la sfida di come aumentare la produzione rispettando l’ambiente, specialmente le foreste. Sarà inoltre necessario controllare l’uso delle rischiose tecniche di manipolazione genetica che offrono grandi chance ma le cui conseguenze sono ancora imprevedibili...

Non c’è bisogno di produrre di più: c’è già cibo per tutta l’umanità, è solo distribuito male! Quanto ai rischi della manipolazione genetica, in realtà, non sono ancora noti, ma si tratta appunto di varietà modificate rispetto a quanto creato dalla natura. Su questa terra c’è abbondanza di cibo, non è necessario modificare geneticamente le colture per sfamare il mondo, il problema è l’uomo, i suoi limiti, i suoi difetti, la sua avidità. Futuro per me significa che tutto conta perché, come scrive Safran Foer, “se niente conta, allora cosa importa?”.







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