Alimentazione - Rintracciare l’uovo in etichetta: finalmente si può!
Renata Frammartino Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2008
Tra le etichette dei prodotti alimentari quella delle uova è la più completa. Dal 1° gennaio 2004 la normativa comunitaria (Regolamento CE 2295 del 2003) prevede che sulle confezioni, ma anche sul guscio, vengano riportate molte utili informazioni che, insieme, rappresentano uno strumento fondamentale per la tutela della sicurezza alimentare.
L’insieme di dati riportati sulla confezione e sul guscio sostengono le scelte sempre più consapevoli del consumatore e contribuiscono a valorizzare la qualità delle produzioni italiane. Si tratta, infatti, di un sistema di tracciabilità e di informazioni al consumo che permette di risalire, in maniera inequivocabile e chiara, al tipo di allevamento, allo Stato di provenienza, al Comune in cui è ubicato l’allevamento e al singolo produttore.
Il consumatore ha, finalmente, la possibilità di ricostruire il percorso dell’uovo dall’allevamento al confezionamento: una vera e propria tracciabilità del prodotto!
Il codice impresso sul guscio racconta la storia dell’uovo: il luogo di provenienza e il tipo di allevamento divenendo così un autentico “documento d’identità” attraverso il quale i consumatori possono venire a conoscenza di tutte le informazioni sul prodotto.
E’ possibile per il consumatore attivare il sistema di rintracciabilità individuando tutte le tappe della filiera produttiva: la nazione in cui l’uovo è stato deposto, il sistema di allevamento e perfino l’azienda nella quale è stato prodotto. Cosa troviamo sul guscio dell’uovo?
All’inizio del codice, c’è un numero che indica il sistema di allevamento delle galline ovaiole:
♦ “0” per l’allevamento biologico,
♦ “1” per l’allevamento all’aperto,
♦ “2” per quello a terra,
♦ “3” riguarda l’allevamento in gabbia (o batteria).
♦La sigla che specifica il Paese di produzione delle uova (IT per l’Italia, FR per la Francia, ES per la Spagna).
♦Il comune di appartenenza è indicato con un altro numero, per la provincia d’allevamento viene indicata la sigla (Bo per Bologna,Pg per Perugia ecc.).
♦Le ultime tre cifre si riferiscono all’allevamento di produzione delle uova: un dato molto importante perché indica il codice assegnato dalle autorità sanitarie locali e ne attesta l’avvenuto controllo.
♦Il consumatore potrà distinguere le produzioni di importazione provenienti dai Paesi al di fuori dell’Unione europea dalla dicitura “sistema di allevamento indeterminato”.
♦I consumatori trovano sulla confezione delle uova anche: la data di consumo preferibile, la categoria di qualità e di peso, il numero di uova confezionate, il nome e la ragione sociale o il marchio commerciale del centro di imballaggio, le modalità di conservazione.
♦Le aziende possono inserire, sempre sulle confezioni, anche alcune informazioni facoltative: dalla data di deposizione a quella di imballaggio, dal tipo di allevamento all’alimentazione fornita alle galline. CHE COSA INDICANO LE DEFINIZIONI “ALLEVAMENTO ALL’APERTO”, “A TERRA”, “BIOLOGICO” E “IN GABBIA”?
Allevamento all’aperto: le galline per alcune ore del giorno sono libere in un ambiente esterno.
Allevamento a terra: le galline ovaiole si muovono liberamente, ma in un ambiente chiuso, di solito un capannone.
Allevamento in gabbia (o batteria): le galline si trovano in ambienti confinati, dove depositano le uova su un nastro trasportatore che le porta direttamente al confezionamento.
Allevamento biologico: rispetta le regole stabilite per tale tipologia di produzione e gli animali sono liberi all’aperto per alcune ore al giorno. GUIDA ALLA SCELTA!
Da pochi mesi sono state introdotte alcune novità da un decreto del ministero delle Politiche Agricole: anche l'imballaggio che contiene le uova per la vendita deve essere corredato di tutte le informazioni previste dalla legge. Sono esenti da quest'obbligo gli allevatori che hanno meno di 50 galline e che vendono direttamente le uova nelle loro fattorie, nei mercati locali o tramite vendite porta a porta. Le uova fresche (da bere) se immerse in un bicchiere di acqua salata (con almeno 25 gr di sale da cucina) si adagiano sul fondo; se l’uovo ha dai 2 ai 20 giorni si posiziona a diverse altezze nel bicchiere; un uovo vecchio (da buttare) galleggia in superficie, sporgendo dall’acqua. Le uova scadono 28 giorni dopo la deposizione e sulla confezione troviamo solo la data di scadenza, si può risalire alla deposizione sottraendo un numero di giorni pari a circa un mese. Le uova restano “Extra fresche” fino a nove giorni dalla deposizione e sette dalla data di imballaggio; dopo tale periodo la scritta "extra" viene eliminata, ma le uova si possono ancora definire "fresche", ossia di categoria A. Alla categoria “B” appartengono le uova di seconda qualità, o le uova A che non possono più essere impiegate per usi alimentari se non previa pastorizzazione; di categoria “C” sono le uova declassate, che non entrano negli scaffali dei supermercati e che sono destinate esclusivamente alle lavorazioni industriali.
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