Intervista a Susanna Zucchelli - "Contrariamente agli uomini, ritengo che stare a lungo in ufficio non sia obbligatoriamente sinonimo di efficienza"
Donatella Orioli Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2007
Nonostante nell’ultimo decennio si sia diffusa anche in Italia l’opinione che le conoscenze e le competenze che le donne sono in grado di portare nei diversi ambiti professionali giovino allo sviluppo della società e dell’economia, il ruolo di dirigente continua ad essere declinato al maschile. Anche l’Emilia-Romagna riscontra le medesime criticità come dimostrato dall’ultima rilevazione sull’occupazione fatta nelle aziende con più di 100 dipendenti, dove la presenza delle dirigenti non raggiunge il 13%. Tra queste poche c’è Susanna Zucchelli che, dopo aver conseguito la Laurea in Lingue Moderne nel 1980 presso l’Università di Bologna, ha intrapreso diversi corsi di specializzazione nel settore del marketing e della gestione aziendale, conseguendo anche un Master in Business Administration. Potremmo dire che il percorso di istruzione è comune a tante altre ma non per l’occupazione. Dopo aver svolto diverse funzioni tra cui quella di Responsabile Marketing dell’aeroporto di Bologna, successivamente ha ricoperto il ruolo di Direttore Commerciale dell’aeroporto di Venezia con la responsabilità della definizione dei piani di sviluppo e della gestione di tutte le attività commerciali, sia per l’attività tipica aeroportuale che per le attività collaterali.
Dall’Aprile 2002 a marzo 2006 Susanna Zucchelli è stata Amministratore Delegato della Geasar S.p.A., società di gestione dell’aeroporto di Olbia Costa Smeralda, società del gruppo che ha l'Aga Khan come azionista di riferimento.
Oggi, dopo dieci anni passati fuori, torna in Emilia Romagna per ricoprire il ruolo di Direttore Generale di una filiale del Gruppo Hera.
Sorge spontaneo chiederle: perché è tornata in Emilia-Romagna?
Innanzitutto per motivi familiari e, grazie all’esperienza maturata in precedenza, ho avuto la possibilità di ricoprire questo ruolo da dirigente in Hera, multiutility italiana che riunisce tredici aziende pubbliche e si occupa di energia e di gas. Essendo sposata e madre di due figlie, mi auguro che questa scelta mi consenta di godermi qualche momento in più con la famiglia. Da sempre sostengo che il senso di maternità significhi crescere le creature fino alla loro maturità ed essere felici della loro indipendenza, non legandoli troppo a noi e questo concetto l’ho esteso anche all’azienda, riducendo qualche obiettivo economico personale, in cambio di una vita più conciliante con le proprie esigenze.
Recentemente ho scritto un libro dal titolo “Un’ora sola io vorrei” e quindi spero con questa ultima scelta, di trovare questa ora.
Lei che ha avuto la possibilità di confrontarsi con altre realtà, quali sono, a suo avviso, le criticità in Emilia-Romagna per le donne?
L’Emilia Romagna è una regione evoluta rispetto a tante altre regioni d’Italia, ma confrontandola con la mia esperienza europea, la vedo ancora perdente.
In Spagna, ad esempio, dove la cultura è molto maschilista, le donne hanno più posizioni di rilievo e questo è dovuto al fatto che la classe dirigente è più giovane. Quella “vecchia” è stata spazzata via e si è lavorato per il riequilibrio non solo anagrafico ma anche di genere. In Emilia-Romagna c’è un ricambio generazionale troppo lento e troppo maschile.
A mio avviso, le donne hanno una criticità macroscopica: non sanno fare lobby e per questo sono più “deboli”. Si sentono in colpa a parlare di finanza che vuol dire anche saper negoziare i propri compensi lavorativi e, molto spesso, sono loro stesse portatrici di stereotipi, senza dubbio frutto della nostra cultura.
Consapevole di rivolgerle una domanda che dovrei fare alle sue
collaboratrici Le chiedo: ci sono dei vantaggi ad avere una donna direttore?
Non sta a me rispondere, ma quello che posso dire è che ho anteposto i bisogni delle risorse umane per migliorare la produttività e operativamente ho messo in atto delle azioni concrete di conciliazione attraverso l’attuazione di appositi progetti. Credo che l’efficacia del lavoro debba essere combinata all’efficienza e quindi, contrariamente agli uomini, ritengo che stare a lungo in ufficio non sia obbligatoriamente sinonimo di efficienza.
Un altro aspetto importante è la semplificazione che non è sinonimo di superficialità, ma spesso consente di accorciare i tempi di esecuzione.
Le donne in modo particolare hanno la capacità di fare questo e a mio avviso molto bene, grazie alla loro concretezza e alla semplicità innata.
Questa logica, che sto applicando in Hera, ha l’obiettivo di liberare a tutti, me compresa, un po’ più di tempo per la vita privata….speriamo!
(11 aprile 2007)
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