Mamma o consigliera comunale? Piccola notizia, grande tematica!
A Treviglio una proposta PD di permettere la partecipazione da remoto per maternità diventa un caso nazionale e la capogruppo di Fratelli d'Italia si dimette per protesta contro il suo partito
Martedi, 04/03/2025 - Il femminile di giornata. quarantotto / Mamma o consigliera comunale? Picola notizia, grande tematica!
Recentemente a Treviglio, un comune in provincia di Bergamo, è scoppiato un caso politico frutto di un conflitto di posizioni tra due consigliere comunali, conclusosi con le dimissioni di una di loro. Un episodio su cui mi sembra interessante riflettere considerandolo conseguenza o specchio di una tematica, riguardante la maternità, ancora spesso vissuta dalle donne in termini conflittuali, talvolta anche al di là delle posizioni politiche. Accade che ja consigliera Matilde Tura, capogruppo PD nel consiglio comunale di Treviglio, dove il suo partito è all’opposizione, ha proposto la possibilità di partecipare da remoto alle consigliere che, in caso di maternità, fossero in difficoltà a poter intervenire in presenza. La richiesta, ha trovato un’immediata opposizione in Silvia Colombo, al momento del fatto capogruppo di Fratelli d’Italia nella medesima assise consiliare. Nell'illustrazione delle sue motivazioni si è soffermata sul principio che se decidi di impegnarti in politica se poi diventi mamma, dovresti scegliere di dimetterti e lasciare il posto a qualcun altro, in quanto se fai una scelta come quella della politica come amministratrice comunale, devi partecipare di persona e capire che ci sono delle priorità che ti suggeriscono di andare a fare la mamma e lasciare l’incarico di consigliera se non puoi sostenerlo.
Le affermazioni di Colombo hanno trovato un disaccordo ufficiale nella responsabile nazionale del dipartimento famiglia di Fratelli d’Italia - Maddalena Morgante - che ha affermato essere tale posizione non in linea con la posizione del partito, impegnato nell’obiettivo di facilitare la conciliazione tra lavoro e impegni sociali per le donne e la scelta di maternità. Il disaccordo è stato totale e immediato, ovviamente, anche da parte di Matilde Tura, che oltre ad essere madre e lavoratrice, è rappresentante di un partito che su questa materia da tempo ha le idee chiare.
Valutando le considerazioni di Colombo per arrivare alla scelta di dimettersi, forse ancor più del dissenso del suo partito da cui si è sentita sconfessata, forse ha pesato il modo e le parole con cui è maturato. Come lei stessa ha detto si è sentita usata, ha percepito “calpestata la sua dignità”, manipolato il suo intervento divenuto quella perentoria sintesi, ripetuta dai giornali fino a divenire titolo di diversi articoli e che lei così non avrebbe mai pronunciata: “Sei incinta? Dimettiti”. Una sintesi estrema che l’ha offesa non riconoscendosi per le argomentazioni che pensava di aver dato. Si è sentita così sola da decidere di dimettersi annunciandolo, peraltro, con una frase altrettanto schematica e categorica, coerente col suo pensiero: mi dimetto e “torno a fare la mamma“. Dopo le dimissioni di Silvia Colombo, che ovviamente hanno fatto scalpore, e dopo la notazione che nessun tentativo di fermarla sia avvenuto da parte del Sindaco leghista, per quel che ho potuto leggere, lei ha lasciato con l’apprezzamento per la coerenza da parte di Matilde Tura, la quale ha evidenziato il coraggio di chi, riconoscendo l’errore, si tira indietro.
Giocando su quel concetto di errore, è stimolante per me aggiungere qualche riflessione. Non ci sono dubbi che la posizione di Silvia Colombo sia concettualmente inaccettabile per la maggioranza delle donne, almeno teoricamente. La stessa presa di distanza del suo partito, Fratelli d’Italia, evoca, oltre a un'idea politica, forse anche la silenziosa presenza di una presidente del Consiglio - Giorgia Meloni - che ha una figlia ed evidentemente la maternità l’ha sempre ritenuta compatibile col suo impegno e partecipazione. Ma certo il principio non basta e le considerazioni possibili sono su diversi piani. Intanto l’esperienza dice come ci siano donne, ma direi anche uomini, giudicanti e che ritengono che se loro ce l’hanno fatta, sia possibile anzi doveroso farcela per tutte e tutti, a prescindere dalle condizioni di ognuno, minimizzando, cancellando ogni analisi delle singole situazioni.
Aldilà di questo è basilare il principio che la maternità, per le donne, deve essere considerata compatibile con lavoro e impegni e quindi confrontarsi con uno Stato impegnato a promuovere, proporre, offrire condizioni, servizi e strumenti che sostengano tale diritto.
Certo la mancanza o l’inefficienza di questi fa sì che per molte donne, in solitudine, possa presentarsi la scelta di rimandare o rinunciare alla maternità ed è sicuramente questo, se non l’unico uno dei motivi anche della crisi delle nascite che conosciamo e di cui molto si parla e si scrive. Ma proprio per tutto questo è chiaro che la posizione e la proposta di Silvia Colombo esprime un pensiero diverso e difficile, se non inaccettabile.
Certo sarei curiosa di sapere meglio le sue argomentazioni, perché lei evidentemente ha sempre saputo e sa sempre come fare visto che figli ne ha.
Cosa l’ha legittimata a partecipare al Consiglio comunale senza problemi fino a fine febbraio? Sono figli grandi i suoi? Non ha mai avuto quei problemi che hanno fatto proporre alla sua collega quella famosa doppia funzione di madre e consigliera comunale da esercitare in emergenza in un unico luogo, ”miracolo” a cui in diversi casi, zoom, da remoto, ci permette oggi di trovare una risposta?
Gli argomenti difficili, ma importanti, che la vicenda di Treviglio ha riportato una volta in più alla ribalta al di là delle differenze politiche: è l’esigenza di considerare la maternità, la cura, l’affettività temi strettamente correlati e più che mai al centro di ulteriori confronti, che solleciterebbero approfondimenti e aggiornamenti.
Tematiche, quelle accennate che, seppur esplose in una cornice politica, sono uscite dal rischio della ritualità proprio per le dimissioni di Silvia Colombo e le ragioni con cui le ha motivate.
E dopo tanto dire, c’è comunque da sperare che, per quanto arrivata dall’opposizione, la proposta di Matilde Tura di potersi connettere da remoto “per maternità” sia accolta e attivata.
Paola ortensi
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