Regione Emilia Romagna - Centro regionale antiviolenza e corsi di formazione per aiutare le vittime di violenza
Laura Salsi e Grabiella Ercolini Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2007
Nell’anno europeo delle pari opportunità, l’Emilia-Romagna fa sul serio nella sua battaglia contro ogni genere di discriminazione.
Mentre gli assessori annunciano che entro fine anno vedrà la luce un Centro regionale cui saranno affidati compiti di monitoraggio e prevenzione per future politiche di settore (vedi articolo a parte), il progetto di legge “Norme contro le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere”, a firma delle consigliere Gabriella Ercolini e Laura Salsi (Uniti nell’Ulivo Ds), insieme al collega Gianluca Borghi (Ecologisti per l’Ulivo), ha iniziato l’iter di approvazione con l’assegnazione alla Commissione V, competente in materia di Pari opportunità e Lavoro, settori chiave di intervento del testo presentato.
Il progetto di legge è composto di 16 articoli, distribuiti in cinque capi: principi generali (che illustrano le finalità del provvedimento), disposizioni in materia di formazione, disposizioni in tema di sanità e assistenza, disposizioni legate all’attività del Comitato regionale per le comunicazioni, infine disposizioni in materia di attività culturali, turistiche e commerciali.
Dopo la distinzione terminologica tra “orientamento” e “identità” sessuale, di cui all’articolo 1, il testo passa a sancire disposizioni in tema di formazione professionale, politiche del lavoro e formazione del personale regionale, con un’attenzione particolare per quei soggetti che – in ragione del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere – rischiano di trovarsi in condizioni di svantaggio.
L’articolo 3, oltre a determinare uguaglianza di opportunità di accesso, prevede anche percorsi di accompagnamento per le persone che hanno mutato identità di genere.
Novità di rilievo è quella contenuta nell’articolo 5, che introduce un riferimento alla certificazione “Social Accountability (SA) 8000”, affermando il principio per cui le associazioni rappresentative dei diversi orientamenti sessuali e identità di genere devono essere considerate parti interessate allo svolgimento delle verifiche di conformità delle aziende certificate rispetto agli standard previsti dal suddetto sistema di certificazione.
Alla sanità e all’assistenza sono dedicati gli articoli dal 7 al 9, che garantiscono la possibilità di sottoporsi a interventi di rettificazione di attribuzione di sesso e intendono assicurare il rispetto delle esigenze di assistenza e sostegno psicologico a chi si sottopone ad intervento chirurgico, applicando i principi della Convenzione di Oviedo, mentre gli articoli 13 e 14 puntano a rimodulare le funzioni di monitoraggio e i compiti di disciplina dell’accesso radiofonico e televisivo del Comitato regionale per le comunicazioni, adattandoli alle disposizioni del progetto di legge.
Il penultimo articolo del testo (art. 15) intende promuovere politiche regionali e locali intese a favorire la promozione di eventi culturali e forme di intrattenimento aperte ai diversi stili di vita, mentre la chiusura è riservata al richiamo del principio generale in base al quale i titolari di pubblici esercizi non possono rifiutare, senza un legittimo motivo, le prestazioni del proprio esercizio a chiunque ne faccia richiesta.
Contro ogni tipo di discriminazione
è in arrivo il Centro regionale
Sarà il primo in Italia nel suo genere e nascerà proprio quest’anno, nel 2007 proclamato dal Consiglio e dal Parlamento Ue “Anno europeo delle pari opportunità per tutti”.
Si tratta del Centro regionale contro le discriminazioni, previsto da un protocollo d’intesa siglato nella sede della Regione Emilia-Romagna dagli assessori regionali Paola Manzini (Scuola e Pari opportunità) e Anna Maria Dapporto (Promozione delle politiche sociali e Immigrazione) insieme con rappresentanti della Consulta regionale per l’integrazione dei cittadini stranieri, di enti pubblici, terzo settore, organizzazioni sindacali e imprenditoriali. Alla firma dell’accordo era inoltre presente Silvia Della Monica, capo dipartimento Diritti e pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Il Centro avrà compiti di consulenza e orientamento, di prevenzione delle situazioni di disparità e si baserà sulla messa in rete di sportelli e punti di riferimento che già esistono in regione, sono conosciuti dai cittadini e rispondono alle segnalazioni di discriminazioni e molestie. L’obiettivo è dunque quello non solo di colpire ogni tipo di discriminazione, ma anche di monitorare, prevenire, sostenere progetti miranti a superare situazioni di svantaggio in cui si trovano prevalentemente i cittadini stranieri.
Per fare questo, si è scelto di valorizzare le realtà già presenti sul territorio, a cominciare dai 129 sportelli informativi che sindacati, patronati, associazioni e altri soggetti hanno avviato da Piacenza a Rimini. Questa rete, già in attività, sarà potenziata e sostenuta dall’azione di coordinamento del Centro in via di costituzione, che si porrà come punto di riferimento finalizzato alla verifica e al monitoraggio di atteggiamenti discriminatori, da valutare in vista di politiche atte a ridurre e allontanare pratiche di carattere discriminatorio per motivi di sesso, razza, genere, religione e via discorrendo.
Corsi di formazione per aiutare le vittime di violenza
La battaglia contro la violenza alle donne passa anche attraverso la formazione di chi, per lavoro, è impegnato in prima linea a fianco delle vittime.
Con questa convinzione la Giunta della Regione Emilia-Romagna, al fine di permettere alle figure professionali (medici di pronto soccorso, ginecologi, infermieri, ostetriche, assistenti sociali, educatori, operatori del terzo settore e forze dell’ordine) a cui si rivolgono donne che hanno subito violenza, di acquisire le conoscenze e le competenze per attivare risposte adeguate, ha messo un campo un programma mirato ad assicurare loro una specifica formazione.
Sei aziende sanitarie della Regione Emilia Romagna, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Imola, Cesena e Rimini, riceveranno finanziamenti per l’organizzazione di corsi di primo e secondo livello (questi secondi a carattere sperimentale). L’obiettivo è fornire ai partecipanti gli strumenti per affinare le capacità di rilevare i segnali indiretti di una violenza subita, fare connessioni nella relazione tra lo stato di salute e la violenza subita, dare supporto alla donna che ha subito violenza, anche nella sua dimensione di genitore e con un’attenzione specifica verso i minori che possono, a loro volta, essere vittime di violenza assistita, instaurare raccordi interistituzionali e tra le diverse figure professionali che vengono a contatto con il problema, al fine di attivare le possibili risorse della rete territoriale dei servizi.
La somma stanziata per il 2006 (per corsi da realizzare nel corso del 2007) è di 35mila euro, i corsi previsti otto, sei di primo livello (due a Reggio Emilia, due a Modena, uno a Imola, uno a Cesena) e due di secondo, a Bologna e Rimini.
Parto indolore per tutte
con accordo bipartisan
Sì unanime dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna alla risoluzione che chiede all’Amministrazione regionale un impegno per garantire a tutte le donne l’accesso al parto indolore.
Il documento, di cui erano firmatarie anche le consigliere diessine Laura Salsi e Gabriella Ercolini e che era stato presentato prima che un analogo proposito fosse espresso a livello nazionale dal ministro della Salute Livia Turco, ha incassato il voto favorevole di maggioranza e opposizione, a dimostrazione del fatto che tutto il consiglio riconosce, come è scritto nella risoluzione, il parto indolore come «diritto di ogni donna».
In sostanza l’Assemblea chiede alla Giunta di avviare il percorso tecnico-scientifico che porti ad inserire la scelta dell’analgesia tra i normali servizi erogati dal Sistema sanitario regionale, consentita a tutte le partorienti.
* Consigliere regionali gruppo Uniti nell'Ulivo Ds
(9 marzo 2007)
Lascia un Commento