Venerdi, 18/10/2013 - “Economie criminali” è un progetto dell’Osservatorio sulla ‘ndrangheta. E’ un’iniziativa che mette a confronto studiosi e addetti ai lavori, attraverso un ciclo di conferenze da ottobre a dicembre in tutt’Italia, sulle economie prodotte su scala mondiale dalla criminalità organizzata. “Le mafie sono nate e cresciute al sud ed è lì che hanno avuto consenso, che hanno avuto la capacità di evolversi, ma è anche vero che le vittime di mafia sono meridionali, i magistrati, le forze dell’ordine che si sono impegnati negli ultimi decenni al contrasto delle mafie sono quasi tutti meridionali”. Così Enzo Ciconte studioso ed esperto di ‘ndrangheta ha introdotto l’incontro del 14 ottobre alla Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”, e continua “oggi il fenomeno della criminalità organizzata è presente in maniera sempre più evidente anche al nord”. Giuseppe Pignatone Procuratore di Roma individua nella sua recente esperienza romana una presenza massiccia della criminalità organizzata: “A Roma abbiamo avuto un processo importante negli anni scorsi che è quello della banda della Magliana, ma in quegli anni stessi si è registrata la presenza di grossi esponenti delle mafie tradizionali, che continuano a imperversare fino ad oggi, e che conosciamo anche attraverso arresti importanti. E’ stata affermata per la prima volta dopo la banda della Magliana la presenza di due organizzazioni mafiose nel territorio di Ostia. Una collegata a cosa nostra e una autoctona del territorio”. Reggio Calabria vive la grande difficoltà, secondo il procuratore Cafiero De Raho, dell’enorme massa di denaro che proviene dalle organizzazioni criminali. Cita uno studio del Professor Savona del Pon Sicurezza secondo il quale i ricavi delle organizzazioni mafiose, (di tutte: cosa nostra, ndrangheta e camorra), siano quantificabili intorno a 25 miliardi all’anno, per difetto dell’entità effettiva perché sono riferibili solo alle attività giudiziarie. “In Calabria ci sono i broker internazionali di cocaina, la ‘ndrangheta è la prima organizzazione al mondo a commercializzare la cocaina, si comprende, allora, quale sia l’entità del traffico. Vi sono ‘ndrine che corrispondono a territori, a comuni, a quartieri e questo alla fine determinano il consenso elettorale. La ‘ndrangheta imprenditoriale che sceglie di dare posti di lavoro, di condizionare il consenso elettorale, è la essa stessa che gestisce determinati consensi”, e continua “Quando si parla di forza, di economia questi non sono solo investimenti degli immobili, ma anche imprese che sono costrette a cooperare, e nella quale alcune volte s’inseriscono fino a distruggere l’impresa sana. C’è la necessità di un cambiamento totale: ci sono, ad esempio, dei testimoni di giustizia che sono costretti lontani dal territorio, se ci fosse una possibilità di tutela nel luogo, sarebbe importante. C’è bisogno che chi parla resti e che la gente capisca che c’è lo Stato che li protegge”. Il procuratore nazionale antimafia Francesco Roberti pone l’accento sulla nuova consapevolezza che Europa sta acquisendo sulle mafie solo dopo il 2007, solo dopo, dunque, la strage di Duisburg. “Le mafie non sono solo un problema dell’Italia, ma dell’Europa. Prima (del 2007) c’era stato una sorta di negazionismo da parte dei partner europei, anche se i segnali della presenza delle mafie risalgono già agli anni ’90. “L’Europol in un rapporto recente afferma che le organizzazioni criminali presenti sul territorio europeo sono circa 3600, molte delle quali a vocazione transnazionale, di queste tra le più pericolose sono le organizzazioni mafiose italiane”.
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