Venerdi, 21/06/2013 - Un giro turistico in autobus nella Roma Capitale, quanti ne vediamo in giro per la città con pubblicità dei luoghi sacri ben in vista sulle pance degli autobus. Questo autobus è un po’ diverso sul suo dorso ha impresso il logo di DaSud un associazione che da anni si occupa di antimafia, e una meta ben diversa dagli altri che solitamente affollano le vie della capitale: “Roma mafie tour”: è il giro turistico alla scoperta dei luoghi della Roma criminale, nell’ambito della Lunga marcia della memoria 2013. Si è svolto ieri (20 giugno) in varie tappe da Piazza della Repubblica a Piazza Bologna, passando da via Veneto davanti al Caffè De Paris, che è forse uno dei luoghi simboli delle mafie, ieri in mano alla ndrangheta e oggi tra i beni confiscati e restituiti alla società civile. E che ha ospitato esponenti politici locali e nazionali: Celeste Costantino, Ileana Piazzoni, e alcuni dei consiglieri della Regione Lazio come Marta Bonafoni e incontrato anche il sindaco Ignazio Marino al quale è stato consegnato il dossier di Roma città di mafie. Ma i luoghi e le circostante legate alle mafie si distribuiscono in una Roma che nasconde purtroppo a se stessa la pericolosità e le infiltrazioni capillari nella società. Processi e inchieste che non riconosce l’“associazione mafiosa”, ma “criminalità comune”, tanto che nessuno della banda della Magliana, ha mai ricevuto una condanna con il 416bis. Negli ultimi due anni sono troppi i segnali che dovrebbero far alzare la guardia e di tanto: omicidi, avvertimenti, richieste di pizzo, che non sono solo bassa manovalanza o guerra tra bande, ma sono più complessi rapporti di potere che si intrecciano tra il passato e il presente: una città in cui vivono sin dagli anni sessanta affiliati al clan di camorristi o della ndrangheta e di cosa nostra che manda i propri uomini sin negli anni settanta a incrociare rapporti con la Banda della Magliana. Riciclaggio, droga, usura acquisizioni di locali, bar, ristoranti, teatri che, sostengono i magistrati della Dda nel dicembre scorso, spingono i clan a cercare sul territorio la connivenza di “professionisti, esponenti del mondo finanziario ed economico servendosene ed alimentando quel circuito di relazioni che ne potenzia l’operatività”. Una città in cui sembrano ripetersi all’infinito le perenni storie di potere, come i fili che le Parche tessono incuranti dei destini della società civile, che guarda assuefatta e con occhi disincantanti una città in perenne attesa che la storia cambi, davvero e in modo definitivo.
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