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Madri sole

Madri sole

Editoriale - Dalle lotte per ottenere libertà di procreare alla difficoltà di mettere al mondo un figlio desiderato. In pochi decenni la situazione si è ribaltata...

Bartolini Tiziana Lunedi, 05/10/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2015

 Nell’arco di qualche decennio la situazione si è ribaltata. Dalle lotte per ottenere la libertà di procreare in modo responsabile, siamo passate alla difficoltà di mettere al mondo un figlio desiderato. Rimangono invariati i nodi della questione: il corpo delle donne con il loro diritto alla scelta accanto alle imposizioni di chi voleva, e vuole, decidere sulla base di convinzioni etiche ed escludendo che l’interessata possa autodeterminarsi. Ieri abbiamo combattuto per ottenere l’accesso alla contraccezione e la possibilità di interrompere gravidanze indesiderate senza rischiare la galera e la vita; oggi per tantissime donne il problema è cercare di avere una gravidanza, magari rinviata per troppo tempo, contrastando le imposizioni della legge sulla fecondazione medicalmente assistita. Intanto l’aborto clandestino torna ad essere una triste realtà per l’alto numero di obiettori di coscienza che, nei fatti, impediscono l’attuazione della legge 194.



Non è facile, oggi, scandagliare la dimensione della maternità cercando di cogliere le ragioni profonde che determinano il basso tasso di natalità del nostro paese, perché convivono tante e opposte realtà. Certamente il problema del lavoro e della precarietà è importante e non può essere ignorato, ma c’è altro che le donne raccontano poco. Qualcosa che non è evidente e che va fatto emergere.

Ci siamo misurate con la difficoltà di addentrarci in un mondo complesso e misterioso se lo si vuole avvicinare senza la “barriera di protezione” delle statistiche sulla disoccupazione o dei dati sulla conciliazione. Insomma volevamo capire come, quando, perché le donne decidono di diventare madri. Oppure come, quando e perché decidono di non fare questa esperienza così importante, forte, impegnativa e unica.

Ci rendiamo conto che il viaggio è appena all’inizio poiché la parola ‘madri’ racchiude tanti mondi e modi, tante condizioni e singolarità. Al contempo, per effetto di un curioso strabismo, la pluralità di sfumature e di vissuto entra in rotta di collisione con lo stereotipo, ancora vivo, della perfetta donna di casa prigioniera di ruoli tanto definiti quanto improbabili.



Quello che colpisce è che le testimonianze raccolte nel focus di questo mese sono accomunate da una solitudine, fortissima e disperante, con cui le donne vivono la scelta di essere madri, poi la gravidanza e la cura del figlio che nascerà.

Qualche decennio fa al procreare è stato conferito valore politico insieme alle lotte per uno stato sociale che - almeno nelle speranze - si voleva organizzato adeguatamente. Il ritorno al privato ce lo ha mostrato la battaglia contro le imposizioni della legge 40, che non si è vinta con i referendum ma nei tribunali. Immutato, ieri come oggi, rimane il fatto che fare figli e accudirli è affar nostro. E della famiglia, per chi ha a disposizione l’indispensabile welfare aggiuntivo (e gratuito) che i nonni possono garantire.



Tiziana Bartolini





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