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Madri del mondo

Madri del mondo

Save the Children - Presentato l’ottavo rapporto mondiale sullo stato delle madri nel mondo, che evidenzia la stretta correlazione tra il benessere materno e quello infantile

Rosa M. Amorevole Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2007

Save the Children, grande organizzazione internazionale indipendente per la difesa e la promozione dei diritti dei bambini, rileva come sia ancora lontano l’obiettivo di ridurre di due terzi - entro il 2015 - la mortalità infantile: nel mondo ogni minuto una donna perde la vita durante la gravidanza o il parto, oltre 10 milioni di bambini ogni anno (una media di 28.000 bambini al giorno), muoiono prima di aver compiuto 5 anni. Ben 2 milioni muoiono durante il loro primo giorno di vita per complicazioni post partum.
Solo assicurando alle madri educazione, benessere economico e possibilità di accedere ai servizi e alle cure sanitarie, sia quelle madri che i loro figli avranno maggiori possibilità di sopravvivere e crescere sani.Quest’anno, i primi tre Paesi in cima all’Indice delle Madri, che stila una classifica del benessere materno-infantile in 140 paesi basandosi su una serie di indicatori, sono Svezia, Islanda e Norvegia, e in generale ai primi posti si trovano le nazioni che possono vantare parametri d’eccellenza attinenti alla salute, l’educazione e la condizione economica di madri e bambini. L’Italia è al diciannovesimo posto. Dall’analisi di Save the Children, il gap che emerge paragonando i servizi per la salute materno-infantile tra la Svezia, prima della lista, e il Niger, che occupa l’ultimo posto, è stridente. Ogni parto in Svezia avviene con l’assistenza di personale specializzato, mentre in Niger esiste solo il 16% di possibilità che questo accada. Una donna svedese in media studia per 17 anni ed ha un’aspettativa di vita di 83 anni, l’72% delle svedesi usa moderni mezzi di contraccezione e la possibilità che una di loro perda il proprio bambino prima che compia cinque anni è di 1 su 150. In Niger, le donne vivono in media 45 anni, frequentano la scuola per 3 anni e solo il 4% di esse usa i contraccettivi. Un bambino su 4 non arriva al suo quinto compleanno: in base a quest’ultimo dato, ogni donna in media affronta il dolore derivante dalla perdita di due figli.
L’Indice delle Madri di Save the Children include anche il parametro del benessere infantile, in base al quale l’Italia detiene il primato, mentre il Niger si conferma all’ultimo posto insieme all’Afghanistan. Al contrario delle bambine e dei bambini italiani, che godono di buona salute e hanno accesso all’educazione, il 40% di quelli afgani è malnutrito e il 25% rischia di morire prima dei 5 anni. In Niger, la percentuale di iscrizione alla scuola primaria è meno del 50% e le femmine che la frequentano sono la metà rispetto ai maschi. In entrambi questi paesi, meno della metà dei bambini ha accesso all’acqua potabile.
Le principali cause di mortalità infantile, oltre alle malattie neonatali, sono polmonite, diarrea e malaria. L’Aids, globalmente è causa di morte solo per il 3% dei casi, percentuale che in Africa sale fino al 57%.
Esistono vari interventi, semplici e a basso costo, che annualmente potrebbero salvare 6 dei 10 milioni di bambini (ad esempio, l’allattamento materno). Il tasso di mortalità materno-infantile è più alto nei paesi più poveri e svantaggiati (il 99% delle morti materno- infantili avviene nei paesi in via di sviluppo più poveri dell’Africa e dell’Asia). In termini numerici assoluti, sono 10 i Paesi in cui si assiste a circa il 60% delle morti infantili con in testa India e Cina, paesi con un alto indice demografico; una brusca impennata del tasso di mortalità infantile è stata registrata in Iraq (più 150%), Botswana (più 102%), Zimbawe (più 65%) e Swatziland (più 45%), seguiti da Cambogia, Costa d’Avorio e Kenya (tutti con un aumento del 24%). Al contrario, alcuni Paesi stanno facendo dei grossi progressi per salvare le vite dei loro bambini: l’Egitto, l’Indonesia, il Bangladesh, il Nepal e le Filippine . In particolare, tra i paesi in via di sviluppo, il Malawi, il Bangladesh, il Nepal, la Tanzania e il Madagascar stanno facendo molti passi in avanti in rapporto alle proprie limitate capacità finanziarie. La mortalità infantile nei Paesi industrializzati (1% dei 10 milioni di morti di bambini sotto i 5 anni), è causata da incidenti automobilistici, annegamenti, violenze intenzionali, cadute, incendi o avvelenamenti.
Per quanto riguarda l’Italia, considerando 3 dei parametri che servono a valutare il solo benessere infantile (tasso di mortalità sotto i 5 anni; tasso di iscrizione alla scuola materna; tasso di iscrizione alla scuola superiore), si posiziona al primo posto, seguita da Islanda, Germania, Svezia.
Ma è analizzando alcuni degli altri parametri - relativi alla salute e benessere delle mamme, alla parità di genere e alla tutela della maternità - che emergono differenze e distanza fra l'Italia e i paesi che hanno guadagnato la testa della classifica. In particolare, confrontando la condizione delle mamme e donne italiane, con quella delle mamme e donne svedesi, le distanze maggiori si registrano rispetto alla salute, al ricorso alla contraccezione, alla partecipazione al governo nazionale, alle differenze di reddito con l'uomo. In Italia (nel 2005) è il 39% delle donne che fa uso di contraccettivi a fronte del 72% delle donne svedesi. Nel 2007 la partecipazione delle donne italiane al governo del paese è del 17% (questa la percentuale di posti occupati da donne) contro il 47% in Svezia. Le donne italiane (dato del 2004) percepiscono uno stipendio mediamente inferiore della metà rispetto a quello dell'uomo mentre le svedesi hanno un salario quasi identico (pari allo 0,81) a quello maschile. Per quanto riguarda i benefici per la maternità, una donna italiana in maternità prende l'80% del suo stipendio ordinario. Una donna svedese percepisce invece lo stipendio pieno.
(Info sul rapporto, solo in inglese, sono nel sito www.savethechildren.org)

(12 giugno 2007)

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