Accade in Russia - Hanno fatto un partito per abrogare il servizio militare per cambiare la coscienza sociale
Providenti Giovanna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2006
Il nonnismo non è solo un fenomeno triste denunciato ogni tanto sulle pagine dei giornali, ma uno strumento formativo radicato nella stessa struttura e concezione militare: perchè nutrendo rabbia, rancore e molta sofferenza, contribuisce ad annebbiare la coscienza. Dove hanno riposto il bagaglio della violenza accumulata i soldati di leva, una volta rientrati a casa? Le vessazioni subite nel periodo di formazione alla guerra sono state sufficienti a far credere loro che l’uso della violenza sia cosa lecita, funzionale addirittura. E lasciano che la violenza incarnata si esprima, come un campo minato, nella loro vita quotidiana: contro mogli, madri, sorelle. Anche per questo le donne hanno una sapienza in più per avversare l’obbligo militare.
Alcuni, invece di trasformarsi in torturatori si costruiscono una personalità da depresso e altri, nostalgici, cercano “emozioni” simili a quelle di gioventù. E sembra che questo tipo di ex militari siano abbastanza in Russia, da far guadagnare un’impresa di reduci, denominata Sashitnik, che propone vacanze in una caserma dell'esercito russo, in balia dei «nonni» che impongono alle particolari «reclute» il trattamento riservato ai veri giovani soldati. Siamo in tempo di vacanze e, per chi voglia approfittarne, l’iniziativa turistica è nata da due anni e si svolge a Jaroslav, città storica a 250 chilometri da Mosca. Con 70 dollari al giorno, e 600 dollari per la «serie completa» di dieci giorni! La stessa agenzia turistica propone anche emozioni più costose: guidare un carro armato (6 mila dollari per un'ora) o salire a bordo di un aereo da trasporto militare (10.500 dollari).
L’altro risvolto di queste conseguenze della militarizzazione culturale della società, è l’alto tasso di morti tra i soldati di leva e di ufficiali uccisi dai commilitoni esasperati. Ma anche una sempre più significativa opposizione al militarismo, compiuta da donne che si pronunciano, in nome del loro essere madri, contro le pratiche di nonnismo (particolarmente diffuse in Russia) e l’obbligo di leva.
L'Unione dei Comitati delle Madri dei Soldati Russi (UCSMR, http://www.ucsmr.ru/) è una rete di associazioni ad ampia, ma non unica, maggioranza femminile, che recentemente ha deciso di costituirsi in Partito Popolare Unito delle Madri dei Soldati con la prospettiva di partecipare alle elezioni politiche del 2007.
L’inizio della loro storia, e la fondazione del primo comitato, a San Pietroburgo, risale al 1989, al picco della mobilitazione democratica della perestroika quando emergeva pubblicamente, come parte della glasnost, la violazione di ogni legge dei diritti umani all’interno dell’apparato militare sovietico. In particolare aveva suscitato scalpore, e una pubblica indagine, il caso della recluta Arturas Sakalauskas, che ripetutamente torturato e violentato da tre militari in servizio, li aveva in fine uccisi, con l’arma in dotazione.
Da allora le Madri dei Soldati hanno operato varie forme di protesta: marce, raduni, picchetti, pubblicazioni sui diritti umani, dimostrazioni simboliche, gratuita consulenza legale alternativa a coloro che abbiano subito violenza nell’esercito e cercano avvocati non collusi con le forze armate. Nei confronti della guerra in Cecenia l’UCSMR, oltre ad aiutare le madri in cerca dei cadaveri dei loro figli, indicando percorsi e raccogliendo soldi per il viaggio, si oppone alla guerra in maniera molto chiara, creando alleanze con le donne Cecene, anche loro organizzatesi, e tra le quali spicca la figura di Zainap Gashaeva (su di lei in internet: http://www.cocathedove.com/).
L’impegno di queste donne non è solo quello della madre che vuole, egoisticamente, salvare il proprio figlio, perchè la loro richiesta di abrogare (come in Italia e in altri paesi Europei sta già accadendo) l’obbligo di leva non ricade solo sul destino dei loro figli, ma sulla trasformazione delle coscienze di generazioni di giovani uomini, e quindi su tutta la società civile. Come già sa chi ha fatto il servizio civile: se un giovane uomo, o donna, trascorre un periodo di tempo ad assistere persone sofferenti, o a collaborare con ONG e simili, il bagaglio culturale, e di coscienza, che poi riverserà nelle proprie relazioni interpersonali e sociali sarà certo diverso da quello di chi, per lo stesso periodo di tempo, sia stato sottoposto all’addestramento del nonnismo.
(25 agosto 2006)
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