Mercoledi, 19/11/2014 - Le volontarie e i volontari CISV celebrano la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre, in tutti i Paesi dove sono impegnati nel promuovere l’empowerment femminile e i diritti umani, dal Senegal al Benin, da Haiti al Guatemala... Parallelamente in Italia CISV invita la cittadinanza alla tre-giorni dedicata al tema “Ma questo è amore?” (21-23 novembre, Casa del quartiere di San Salvario, via Morgari 14 Torino) : laboratori, spettacoli, letture, mostre, incontri e dibattiti tutti pensati nell’ambito di un progetto che affronta il tema della violenza all’interno della relazione interpersonale.
L’iniziativa, organizzata dall'associazione Tiarè servizi di salute mentale insieme alla Casa del Quartiere di San Salvario, prevede anche una cena-evento finale domenica 23 novembre, con piatti da Senegal, Marocco, Filippine, Russia, Romania, Italia cucinati dalle donne delle associazioni di stranieri del territorio.
Sempre nella giornata di domenica 23 novembre alle ore 17.30 Manuela Cencetti, antropologa e cooperante CISV, grazie al lungo periodo trascorso in Guatemala ci darà uno spaccato di vita delle donne Maya, parlandoci del modo in cui affrontano la violenza familiare e delle possibili soluzioni positive di molte situazioni anche drammatiche, superate grazie al legame tra donne e allo spirito comunitario.
A seguire un breve collegamento con la Rete delle donne Maya in Guatemala, partner di CISV in loco, che ci racconteranno il loro modo di festeggiare la giornata del 25 novembre.
Nello stesso giorno Federica Viello e Francesca De Antoni, servizi civili in Guatemala, lanceranno una campagna di raccolta fondi online (già attiva su www.retedeldono.it) per supportare il progetto a cui stanno dedicando quest’anno della loro vita: la Casa di accoglienza per donne vittime di violenza a Nebaj, dipartimento del Quichè dove CISV offre sostegno gratuito psicologico-legale. E dove ha avviato una cooperativa di “taxi” - si tratta in realtà di mezzi di trasporto molto economici, come i nostri bus - con autiste tutte rigorosamente donne, per dare loro un’opportunità di lavoro ma anche per arginare il fenomeno diffuso delle violenze commesse dai guidatori sulle loro passeggere.
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