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Ma quante belle figlie sugli schermi

Ma quante belle figlie sugli schermi

Cinema italiano - Nelle sale parecchi film con attrici italiane. Più o meno giovani ma tutte bravissime

Colla Elisabetta Martedi, 28/04/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2009

Spazio al talento con le tante attrici e autrici che, fortunatamente, il cinema italiano continua a sfornare: ce lo dimostrano le differenti pellicole comparse sul grande schermo in questi ultimi mesi.

Primo fra tutti ‘Due Partite’, tratto dalla commedia teatrale scritta e diretta da Cristina Comencini dove lavorano otto donne, otto attrici protagoniste, belle, intelligenti e talentuose. Messo in scena a teatro con gran numero di repliche, ‘Due Partite’ si rivela un gioiellino, in primo luogo nel testo, qui sceneggiato per il grande schermo, con una cifra trasgressiva ben più incisiva di quanto non sembri a leggere la trama: quattro amiche negli anni Sessanta si ritrovano ogni giovedì pomeriggio per giocare a carte mentre le figlie giocano insieme. Con l’espediente delle carte, le donne si raccontano l’una all’altra, esplorando, con passione, cinismo, desiderio, spesso senza il coraggio di superare le convenzioni sociali, la vita, il matrimonio, le frustrazioni, i sogni perduti, l’idea di maternità. Dopo trent’anni le figlie si rincontrano, in occasione di un funerale, ed affrontano gli stessi argomenti: l’epoca è cambiata, eppure desideri e problemi di relazione non sono poi così diversi anche se in una prospettiva più attuale. Benché la regia sia affidata ad un uomo, il bravo Enzo Monteleone, l’impronta al femminile è molto presente nel film, che si distingue per la profonda conoscenza e condivisione di sentimenti, riflessioni e dinamiche proprie di tante donne/amiche. Prova di grande carattere da parte di tutte le attrici, le mamme: Margherita Buy, Isabella Ferrari, Marina Missiroli, Paola Cortellesi, e le figlie: Alba Rohrwacher, Carolina Crescentini, Valeria Milillo, Claudia Pandolfi.

Liberamente ispirato alla vera storia di Rita Adria, una ragazza siciliana di diciassette anni che osò coraggiosamente ribellarsi alla mafia, e dedicato alla sua memoria, ‘La Siciliana Ribelle’ è un film di grande forza morale che non concede nulla a visioni romantiche o eroiche né della Sicilia perbene né tanto meno, degli ambienti mafiosi. Duro e puro, come il giovane regista siciliano che lo ha diretto con grande ritmo ed intelligenza, Marco Amenta (già noto per il bel documentario ‘Il Fantasma di Corleone’, la sorella Simonetta Amenta ne produce le opere), il film è intriso di “cultura mafiosa”, dunque spietato e realista. Rita, ancora bambina, vede uccidere il padre cui era legatissima, Don Nino, rispettato dall’intero paese ma coinvolto in circuiti illegali di criminalità organizzata. Mentre attende la vendetta, nella guerra per la spartizione del territorio ed il controllo della droga, viene ucciso anche il fratello più grande, ormai pronto a vendicare la morte del #foto4sdx#padre. Non le resta che rivolgersi ad un giudice conosciuto anni prima per caso, che si rivelerà essere Paolo Borsellino, al quale consegna i diari su cui per anni ha annotato dettagliatamente le mosse dei boss del paese. “Cercavo vendetta ma ora voglio giustizia”, dice la ragazza in una scena chiave del film. Rinnegata dalla madre e tradita dall’amato bene, Rita decide di entrare nel programma di protezione dei pentiti e di lasciarsi tutto alle spalle, ma non sarà tanto semplice. Bravi gli interpreti, soprattutto Veronica D’Agostino, una promettente giovanissima attrice siciliana, nei panni di Rita.



#foto5sx#Un’attrice italiana che è stata spesso “esportata” dal cinema italiano in altri paesi, e che forse per questo è molto cresciuta artisticamente negli ultimi anni è Valeria Golino, protagonista del film ‘Giulia non esce la sera’, per la regia di Giuseppe Piccioni. E’ la storia di Giulia, una donna in semilibertà che di giorno lavora in piscina e di notte torna in carcere. A causa di un crimine commesso anni prima Giulia ha perso tutto, in particolare la figlia Viola che non vuole più vederla. La sofferenza e l’attesa, la durezza e il timore della speranza, sono ben interpretati da una Golino piena di sfumature (anche cantante nella sigla dei Baustelle). Il suo personaggio, accanto a Valerio Mastandrea, uno scrittore in crisi, a Piera degli Esposti, una ricca editrice, ed a Sonia Bergamasco, una volutamente insipida moglie tradita, spicca per profondità e spessore, e tutto il film sembra prendere luce dall’autenticità e vitalità di Giulia/Valeria in contrasto con un mondo perbenista o, quantomeno, tiepido. Bravi anche i ragazzini del film, involontari portatori di semplici insegnamenti e sintomatiche verità.



Speranza, amarezza e solitudine si mescolano con grande maestria nel film ‘Mar Nero’, diretto dal giovane regista Federico Bondi e costruito come una pièce teatrale, con due donne protagoniste, Angela, una romena giovane e bella, che prende servizio come badante presso un’anziana signora fiorentina, e Gemma, la “badata”, intrattabile e maldisposta verso tutto e tutti. Dopo un primo periodo di frizione, fra le due donne scatta insperabilmente una scintilla di tenerezza ed amicizia, alla quale assisterà incredulo il figlio dell’anziana signora, che vive con la moglie a Trieste. Numerose le scene d’interni e molti i dialoghi fra le due donne che si raccontano pur non conoscendo le rispettive lingue, in un crescendo di affetto e coinvolgimento reciproco che condurrà ad un epilogo imprevedibile. La graziosa badante è interpretata da Dorotheea Petre, una delle attrici emergenti dell’est europeo, la vecchietta biliosa è niente di meno che Ilaria Occhini, una delle più autorevoli signore del teatro italiano del nostro secolo, qui magistrale nelle rabbie e nell’astio, tanto quanto nella rude dolcezza e nel risveglio affettivo che seguirà alla più profonda conoscenza della ragazza e della sua storia. Ilaria Occhini è stata premiata, per l’interpretazione di Gemma, al Festival del Cinema di Locarno edizione 2008.

 



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