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Ma le donne no. Come si vive nel paese più maschilista d'Europa

Ma le donne no. Come si vive nel paese più maschilista d'Europa

“La libertà è avere dei diritti – scrive Caterina Soffici – e delle leggi che li tutelano. La libertà è quando puoi reagire al sopruso. Quando puoi farcela camminando sulle tue gambe, senza dover chiedere favori...

Giovedi, 04/08/2011 -
Leggete questo libro. Leggetelo tutto d’un fiato. Lo leggano soprattutto le donne ma lo leggano anche gli uomini. Uno dei concetti che mi ha colpita e che mi vado ripetendo ormai da giorni, è questo: “banalmente persone”. Così scrive la giornalista Caterina Soffici, perché non siamo considerate “persone” ma siamo considerate “donne”, persone solo nell’accezione della differenza di genere. È così che ci considerano gli uomini ma è così che si considerano anche tante donne.



Dal dopoguerra in poi in Italia abbiamo operato una sorta di marcia indietro, l’uguaglianza è solo una bella parola, se le banali persone, di cui prima parlavamo, non sanno che farsene. Ecco l’involuzione dei nostri giorni e un duplice problema: o non abbiamo voluto difendere il principio di uguaglianza per pigrizia, per furbizia, per comodo o, in seconda ipotesi, i poteri forti che reprimono, sono troppo forti per essere sconfitti.



Le donne che oggi si pongono il problema sono viste come delle “passatiste”, un folklore fuori luogo, il Sessantotto è finito, gli anni Settanta sono andati e per chi avesse la buona volontà di pensarci su, c’è un sorriso di compatimento. Salvo poi indignarsi per l’ultimo disumano fatto di cronaca che è accaduto proprio sotto casa nostra. Niente di cui meravigliarsi, una società violenta, che esclude, genera violenza e tocca a noi porre fine al circolo vizioso.



E per iniziare le discriminazioni sui posti di lavoro. Le donne vengono pagate meno degli uomini o impossibilitate ad accedere ai ruoli di dirigenza. Qualcuna ce l’ha fatta. Lilly Ledbetter è una donna che da sola, è riuscita a vincere una causa contro una delle multinazionali più potenti d’America, è fautrice di una legge contro le discriminazioni sul lavoro, la prima legge firmata tra orgoglio e commozione dal presidente degli Stati Uniti, Obama Barack, il 29 gennaio 2009, a ridosso del mandato presidenziale. I due si abbracciano e scendono le lacrime alle dieci e mezza di un freddo mattino a Washington. Un coraggio e una forza morale tali da vincere un colosso come la Goodyear.



In tema di diritto del lavoro, il divario che emerge tra la giurisprudenza italiana e quella emanata dai parlamenti di paesi europei a noi tanto vicini, lascia davvero sbalorditi. Fantascienza e medioevo convivono a pochi chilometri di distanza, separati da una fitta rete di leggi e sostegni economici che proteggono le donne sul lavoro: leggi contro il mobbing, contro la discriminazione delle madri, leggi sul part-time, periodo di aspettativa fino a tre anni per le neomamme, congedo per paternità fino a dodici mesi, assegni familiari “veri”, garanzia dell’80% o del 100% della busta paga nei periodi di malattia del figlio, defiscalizzazione sul lavoro di colf e baby-sitter, la certezza di un posto all’asilo nido, sussidi pubblici a sostegno della natalità, promozioni e avanzamenti di carriera comunicati addirittura durante la maternità.



Intanto in Italia quella che la ministra Stefania Prestigiacomo ha cercato di far passare in Parlamento fino alle lacrime, è la legge sulle quote rosa, le votano contro e la legge non passa. Sarebbe potuta essere una insperata opportunità per le donne italiane e invece finisce con la bocciatura e l’elargizione dei sorrisi di Berlusconi a destra e a manca dell’aula parlamentare a significare “faremo come se…” e il pianto della Pdl Prestigiacomo che degli anni Settanta, ahimé, non ha davvero nulla. E correlato, il velinismo e la prostituzione che conquista seggi nel parlamento italiano, seggi nel parlamento europeo, conquista ministeri. Così se il parlamento non approva le leggi sulle quote rosa, riserva a donne posti (pochi!) in parlamento, ossia li riserva a donne che elargiscono i loro favori agli uomini politici italiani. Qui forse qualcuno reagisce al torpore generale, non fosse altro per quel retaggio cattolico e un po’ bigotto che ogni italiano e italiana si trascina dietro da sempre.



Infine la pubblicità e i mass media, la dittatura della bellezza e della giovinezza, il corpo delle donne usato come oggetto per vendere oggetti sessuati, per esempio abiti indecenti, che spingono a vestirci in modo altrettanto indecente. Le immagini pubblicitarie che le multinazionali diffondono a valanga nel nostro paese e che, in assenza di divieti legislativi e regolamentazioni, operano una coercizione e una violenza morale che in altri paesi dell’Unione europea, non è permessa in quanto offensiva della dignità delle persone. Comprovati studi scientifici sulla mente umana, hanno constatato che se un messaggio arriva martellante sulla corteccia cerebrale, uomini e donne saranno portati a ritenere le false credenze come vere e quindi a farle proprie. È così che successe con la propaganda nazista contro gli ebrei.



(4 agosto 2011)



di Loredana Massaro

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