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Ma intanto è una donna

Ma intanto è una donna

Il programma di Giorgia Meloni e il voto del 25 settembre, che è un dovere per tutti e tutte

Lunedi, 08/08/2022 -

Giorgia Meloni prima Presidente del Consiglio italiano? Se leggo NOIDONNE, di sicuro non in mio nome. Ma resta che la strategia di unione salvifica della presunta “sinistra (moderna)” (non sarebbe stato meglio sperimentarla un anno fa in un in un Congresso?) messa in atto da Letta non ha avuto ostacoli a causa di presenze scomode di donne.

Non possiamo negare che Giorgia Meloni non sia brava. Se fossimo settarie diremmo “beh, perché, intanto, è una donna” che non ha messo in vetrina la sua bambina (e obbligare i giornalisti a non “fare l’immagine” ce ne vuole) né si è fatta vedere in lungo alla Scala. Poi, il peggio: non ha mai preso le distanze dal “duce” e nemmeno dal fucilatore Almirante; ma soprattutto propone il presidenzialismo che mette in secondo piano il Parlamento e, se il Consiglio dei ministri gli fa perdere tempo, interviene in prima persona (come aveva tentato di fare Conte con i “dps, decreti del presidente del consiglio” che sono stati mantenuti anche quando, con la scusa della pandemia, da destra passò (e fu accettato) a sinistra. Quindi evidente il pericolo dello Stato autoritario.

Anche per il programma che riguarda le donne. Che non sono il suo obiettivo. Stanno dentro “la famiglia” (infatti – tra l’altro – parla di ministeri, ma non si sente nessun nome femminile). Però per “la famiglia” il programma di FdI prevede: asili nido gratis e aperti fino a chiusura di uffici e negozi, con sostituzioni per l’estate; “reddito di infanzia” (400 €) mensile fino ai 6 anni del figlio; il fisco soggetto al “quoziente famigliare e lavoro domestico deducibile; tutela per le lavoratrici, comprese le autonome e incentivi alle imprese per le assunzioni femminili (in età fertile!); no alll’iva per i prodotti infantili e il latte artificiale.... Tutta roba destinata al 52 % dell’elettorato che è donna, ”Dulcis in fundo “: difesa della famiglia naturale, lotta all’ideologia gender e “sostegno” (non difesa, non si impegna sulla 194) alla vita.

Ovviamente, anche un bambino capisce che è il libro dei sogni, senza la minima indicazione di come trovare i soldi. In Italia nessuno – toccherebbe anche alle libere associazioni o alle cooperative di volontariato quando avanzano proposte ai comuni – allega mai uno straccio di bilancio. E’ così che “passano” i “programmi politici” che dovremmo essere abbastanza adulti mentalmente da distinguere dalle “promesse elettorali”. Nulla di male, ma quando si va a votare nessuno sa se ti arriva addosso una pandemia o una guerra. La certezza viene dalla fiducia e dall’informazione.

Allora, chiaro: il voto prima di tutto. Ma, ragazze e vecchie signore, prof, immigrate e nullafacenti, femministe storiche, d’élite e neofemministe: tenere i piedi per terra e andare a votare. Lo diciamo con particolare sollecitazione all’equilibrio: tengano in mente tutti, soprattutto uomini e donne della politica, il sacrificio di adeguarci all’esistente ancora una volta. A noi, infatti, non sta bene niente e nessuno delle prospettive 25 settembre. Nemmeno ci sta bene a sinistra; se a Meloni venisse in mente di dare un ministero a Santanchè solo a un uomo sembrerebbe un riconoscimento delle donne. Infatti non ci piace che nessuno nomini i nostri problemi con il nostro linguaggio e renda conto sui nostri dirittii. I politici pensano come i farmaceutici: se leggiamo i bugiardini, nessuna medicina potrebbe essere assunta da una donna incinta: volete una volta o l’altra fare sperimentazioni dei farmaci partendo dal corpo femminile, eventualmente incinto?


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