La coscienza del film e maestro di sardità ci insegna che nella sua bella e aspra isola le donne non sono donne ma regine, come la Teresa di Angela Molina che ricevuto un dono grandissimo e meraviglioso
Lunedi, 13/05/2019 - L'uomo che comprò la luna
di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media
L'uomo che comprò la luna (trailer) è un film magnifico, una favola lirica, un racconto surreale, un film di fantascienza, una storia che trasuda grazia e stupore alla Zavattini, è una satira, una commedia che fa morire dalle risate.
Diretta da Paolo Zucca, con la splendida fotografia di Ramiro Civita, sceneggiatura di Paolo Zucca, Barbara Alberti, Geppi Cucciari, montaggio di Sarah McTeigue e musiche di Andrea Guerra, con Jacopo Cullin, Stefano Fresi, Francesco Pannofino, Benito Urgu, Lazar Ristovski, e con la partecipazione di Angela Molina. Una équipe formidabile.
Questo è un piccolo grande film. E’ poesia.
Un agente segreto deve risolvere un mistero. Qualcuno ha comprato la luna in Sardegna, e dal punto di vista degli americani, è inaccettabile, visto che i primi a metterci piede, e a piantarci la bandiera nazionale, sono stati loro, e l’agente deve andare alla ricerca dell'uomo che si è impossessato della luna.
Viene reclutato, formato ad essere un vero maschio sardo.
L’uomo da formare, anzi da trasformare in un sardo doc, è un agente che si finge milanese e dice di chiamarsi Kevin Pinelli, mentre il nome vero è Gavino Zoccheddu.
Kevin deve scrostarsi via il rinnegamento e calarsi completamente in quella cultura ripudiata, che, però, porta inevitabilmente dentro di sé.
Ad aiutarlo in questa immersione nella "sarditudine" ci sarà il misantropo Badore (Benito Urgu), la coscienza del film, e il maestro di sardità, che ci insegna che nella sua bella e aspra isola le donne non sono donne ma regine, regine come la Teresa di Angela Molina a cui il marito ferito ha fatto un dono grandissimo e meraviglioso.
Paolo Zucca conosce bene la sua terra e i suoi abitanti, e si permette di giocare con i luoghi comuni che li riguardano, le pecore come estrema ratio per i pastori soli, la proverbiale chiusura mentale, l'incredibile permalosità.
E gioca anche con altri generi il regista nato a Cagliari, forte di uno stile evocativo e fluido e di un'ottima direzione d'attori.
Si diletta con l'epica del viaggio dell'eroe, che fa ritorno nel luogo d’origine e scopre di non averlo mai dimenticato.
Jacopo Cullin, che ha un talento comico irresistibile, dà una molteplicità di sfumature, ed è grazie alla sua versatilità che L'uomo che comprò la luna può mutare continuamene pelle, quasi fosse influenzato, come la Terra, dal pianeta che ci gira intorno.
E' felicemente anarchica e originale l'opera seconda di Paolo Zucca, che in un'ora e mezza ci insegna come diventare sardi e a un tardivo romanzo di formazione intreccia la favola, il surreale, la commedia e la satira. La regia è fluida, il racconto poetico e il suo protagonista Jacopo Cullin quasi un trasformista. Il regista si muove fra i generi e le citazioni, il fumetto e l'epica, e non manca di sottolineare l'importanza della memoria.
L'uomo che comprò la luna, è una commedia ambientata nella bucolica Sardegna con i suoi panorami ancestrali e fuori dal tempo. È qui che qualcuno si è permesso di comprare la Luna, ma nessuno sa il perché l'abbia fatto.
In questo itinerario che si muove sinuosamente tra il grottesco, il comico e il surreale, Kevin non solo riscoprirà le sue antiche origini, ma anche chi si è permesso di acquistare il satellite terrestre e soprattutto perché, scoprendo che i Sardi sono un popolo che mantiene sempre le promesse fatte.
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