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Lune di Saturno

Lune di Saturno

Arte a Torino - T2 seconda, ovvero 5° Lune di Saturno è la triennale di Torino alla sua seconda edizione

Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2008

È un imponente apparato di arte contemporanea quello che si espande nel mese di novembre a Torino. Alla sua copiosa varietà danno corpo una serie di eventi. Il primo è la Triennale di Torino, detta T2, 50 Lune di Saturno, che alla sua seconda edizione (6 novembre–18 gennaio) reca il segno direttivo di Daniel Birnbaum, figura di spicco nel mondo dell’arte e prossimo direttore del settore Arti Visive della 53a Biennale di Venezia. Si intersecata per pochi giorni al Lingotto la fiera internazionale Artissima, promossa e coordinata da Torino Musei, e resa prestigiosa dal tocco brillante e giovanile di Andrea Bellini.
Un richiamo festoso si spande inoltre con la rete spettacolare delle Luci d’artista, un trionfo di forme, di luminosità e di colori creato da celebrità dell’arte per le piazze e le vie della città. E con il concorso del Museo del Cinema, si aggiunge il dialogo intrecciato alla Fondazione Merz fra il desco imbandito dell’artista scomparso e le strabilianti “mitologie contemporanee” di Matthew Barney.
È Saturno, il pianeta della malinconia, per tradizione connesso alla sensibilità dell’artista, il filo conduttore della seconda Triennale torinese. Simbolo di un mondo notturno, di inquietudine e di ambivalenza, l’astro remoto da un lato è portatore di un malessere indefinibile e di sfuggente introversione; dall’altro irradia ispirazione, ribellione e tensione verso le trasformazioni. Come le lune del pianeta degli anelli - suggerisce il curatore - sono diverse per forma, dimensione, origine ed età, così i 50 artisti provenienti da tutto il mondo, tutti per lo più sotto i 45 anni, hanno caratteristiche espressive diverse. L’ampio evento è incorniciato quest’anno da tre luoghi: Il Castello di Rivoli, la Fondazione Sandretto, la Promotrice delle Belle Arti al Valentino e riconferma l’intenzione di favorire la tessitura di un discorso fra le creazioni di giovani che espongono lavori in molti casi inediti e alcune opere di due personalità dell’arte che hanno raggiunto maturità e fama indiscusse. E così spiccano a Rivoli l’installazione dalla limpida eleganza del danese Olafur Eliasson e nello spazio Sandretto si osserva sconcertati l’audace estro creativo di Paul Chang, cino-americano dalla indubbia, febbrile originalità.
Vertiginoso è il tema, che lambisce anche la cosmologia, la psicologia, le tradizioni, la letteratura e l’onnipresente ambito sessuale, e straripante è il contenuto. Certamente questa somma di artisti che con rapidità si appropriano di modelli, di stili e linguaggi per elaborarli con estro e generosità, spande un messaggio di crescita e di sviluppo collettivo, favorisce i contatti e apre gli orizzonti. Ma forse più che da arte autentica si può parlare di espressione creativa, di slancio, di provocazione, di gioco. E con la consapevolezza che il nostro tempo di più non esprime, dalla collezione ci si allontana con un filo di disagio. Anche questa grandiosa collezione (fatte alcune eccezioni, che comprendono naturalmente i due maestri) non apre una visione consolatoria, ma piuttosto un panorama di saturnina mediocrità, che l’originalità e la voglia di sorprendere non hanno pienamente riscattato.
18 novembre 2008

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