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Lunàdigas. La scelta di non essere madri

Lunàdigas. La scelta di non essere madri

Intervista a Nicoletta Nesler e Marilisa Piga, autrici e registe di Lunàdigas, web documentario sulle donne che scelgono di non avere figli.

Mercoledi, 21/01/2015 -
Non è la prima volta che Nicoletta Nesler e Marilisa Piga lavorano insieme. Dal lontano 1991 quando si conoscono in Sardegna, passando per la realizzazione di cortometraggi per la serie Storie Vere di Rai Tre, tanti sono stati i progetti condivisi come autrici e registe. Le due autrici rivolgono un’attenzione particolare non solo alle storie che stanno ai margini, al non detto o al poco ascoltato, ma anche alle figure femminili. Come Zingarò, la storia di una sartoria rom a Carbonia, documentario vincitore del primo premio al Cinema racconta il lavoro 2010-2011, e come il biopic Inventata da un dio distratto Maria Lai, vincitore del primo premio al Concorso Internazionale di Cinema Indipendente delle Donne nel 2007.



Proprio da una sollecitazione rivolta all’approfondimento dell’universo femminile nasce Lunàdigas, il web documentario sulle donne che scelgono di non avere figli, in presentazione giovedì 22 gennaio alla Fandango di Roma. Ambientato in Italia, Lunàdigas dialoga con donne diverse tra loro per esperienze di vita e per provenienze generazionali, accomunate dalla stessa scelta di non essere madri. Una scelta non isolata se si pensa come, rispetto agli anni Cinquanta, siano dieci volte più numerose le donne che non scelgono la maternità. Approfondisce i dati una recente ricerca Eurisko, che indica come le donne childfree tra i 18 e i 55 anni siano professioniste, abbiano redditi elevati e un livello di istruzione più alto della media.



Lunàdigas incontra donne celebri – per fare dei nomi, passano davanti alla telecamera Margherita Hack, Veronica Pivetti, Lea Melandri e Lidia Menapace – e donne comuni, perché l’idea è indagare le scelte a partire da sé ma offrendo una visione il più possibile ampia. E alla tradizionale forma dell’intervista si aggiungono i monologhi impossibili che, ideati da Carlo Antonio Borghi e letti da attrici, vengono direttamente dall’esperienza della radio; “Sono scritti per fare parlare le donne del passato, che siano donne realmente vissute, donne del mito o donne dei fumetti”.



Nel riflettere sulla non scelta della maternità, ancora poco accettata e ritenuta poco consona per una donna, non sono mancate le difficoltà; “È stato molto difficile. Prima di tutto per Marilisa e per me. Abbiamo pensato a Lunàdigas per molto tempo, anche con un po’ di paura. Noi stesse ci chiedevamo come affrontare il tema, come svilupparlo, a chi proporlo. Sembrava difficile trovare le parole per esprimerci. Abbiamo iniziato dalle nostre amiche”. Marilisa e Nicoletta ci spiegano come questa sia la stessa la difficoltà percepita dalle donne incontrate; “molte ci hanno detto di avere iniziato a riflettere grazie alla nostra domanda. Venendo in macchina, pensandoci prima del nostro incontro. Spesso abbiamo avuto l’impressione che forse per la prima volta le persone interrogate affrontavano questi temi, mettendo sul tavolo argomenti così pulsanti”.



Come è nato il web documentario Lunàdigas? 



(Marilisa) Lunàdigas inizia qualche anno fa. Sicuramente più di tre, quattro anni fa. Comincia quando un gruppo di donne, che ci aveva dato un premio per un film su Maria Lai, ci ha invitate a proseguire il nostro lavoro rivolgendoci in particolare all’universo femminile. Allora sembrava una frase lasciata in sospeso. Poi, invece, ha iniziato a germinare. Alla fine, abbiamo iniziato a riflettere sul mondo femminile ma attraverso le forme e gli argomenti che io e Nicoletta preferiamo. Quelli marginali, poco frequentati o per niente esplorati. È venuta fuori l’idea di Lunàdigas, le donne che scelgono di non avere figli. Le loro ragioni. I loro motivi segreti, profondi.



Lunàdigas è ambientato in Italia e, in un intreccio di dialoghi, dà voce sia a donne celebri sia a donne che potremmo definire della porta accanto. Perché la scelta di unire insieme i due punti di vista?



(Nicoletta) Per quanto riguarda gli incontri e le testimonianze, era intenzione mia e di Marilisa dare un taglio il più largo possibile alle motivazioni e alle scelte delle donne che non hanno avuto figli. E lo continua a essere, perché il nostro lavoro è work in progress. Si arricchisce di altre testimonianze, di contenuti critici che vogliamo ancora raccogliere. Per questo abbiamo incontrato sia la donna della porta accanto sia la donna che avesse una sua piccola celebrità. Nel nostro lavoro ci sono dal fortunato incontro con Margherita Hack – e questo permette di datare il web doc, perché abbiamo avuto la fortuna di incontrarla e di parlare della maternità prima che lei ci lasciasse – fino a Veronica Pivetti o Valeria Viganò, fino a donne della porta accanto.



Nelle testimonianze che avete raccolto, non mancano quelle maschili.



(Nicoletta) Questo è successo nel corso del web documentario. Anche qualcuna delle signore incontrate ci ha spinte verso questa riflessione. La prima intenzione era intitolare il lavoro rami secchi. Siamo andate in giro per l’Italia a chiedere alle donne incontrate cosa ne pensassero del titolo. E abbiamo incontrato voci molto discordanti. Una giovane ragazza, a Firenze, ha sottolineato come l’espressione sembrasse più un problema maschile legato alla trasmissione dell’albero genealogico. Da qui si è aperta l’idea che, per certi versi, anche per un uomo non avere una discendenza potesse essere un tema da affrontare. Per questo, anche se la gran parte delle testimonianze del web doc. sono femminili, c’è piaciuto avere testimonianze di uomini.



Rispetto agli anni Cinquanta, nei paesi Occidentali le donne che scelgono di non avere figli sono dieci volte più numerose. Una recente ricerca Eurisko evidenzia come le donne che tra i 18 e i 55 anni che non vogliono avere figli in grande maggioranza lavorano, sono professioniste, hanno un alto livello di istruzione e redditi elevati. Sembra ci sia un contrasto netto con il senso comune che ritiene la maternità non una scelta ma piuttosto una condizione passiva subita dalle donne.



(Marilisa) Assolutamente, noi abbiamo analizzato le ragioni di una scelta non passiva. Ci sono anche donne, sebbene presenti in minima parte, alle quali è capitato di non potere avere figli ma la maggior parte sono donne che hanno scelto di liberamente di non avere figli.



(Nicoletta) Non partivamo da una teoria da dimostrare. La nostra è una ricerca, un’indagine, un approfondimento a tutto campo. A campo più largo possibile. Questo era caro a Marilisa e me. Uscire dal non detto, dall’intimo. Anche dall’inopportuno. Perché abbiamo valutato, quando decidevamo se affrontare o meno l’argomento, come non fosse per esempio un tema che si affronta così, semplicemente, a tavola. Nessuna di noi ha mai ricevuto una domanda diretta. Allora abbiamo iniziato a farla noi. E abbiamo ricevuto tante risposte. Per noi, ognuna vale molto. Al di là che sia una scelta, o un’occasione. Ci sono ragazze anche molto giovani che ci raccontano perché già sanno di non volere essere madri.

Possiamo osservare come Lunàdigas sia un ponte tra la generazione che rappresentiamo Marilisa e io, per la quale la maternità era un obbligo, e le nuove generazioni. Abbiamo incontrato voci più giovani che si sentono meno prigioniere. Che sentono meno l’imposizione della maternità.



Rientra nelle vostre riflessioni anche l’idea di interrogarsi criticamente sul modello della famiglia tradizionale?



(Nicoletta) Tante delle donne incontrate fanno risalire la scelta di non avere figli a una radicale critica della famiglia tradizionale. È stato così negli anni Sessanta e Settanta. Erano critiche nei confronti della famiglia tradizionale e, insieme, critiche verso la maternità. Una critica politica e sociale. Anche questo è segnato dal tempo. Tra le persone intervistate, ci sono persone omosessuali che invece sottolineano come, rispetto al passato, oggi si apra per loro la possibilità della maternità. Si testimonia, quindi, un cambiamento, che è uno dei fili che percorre il documentario.



(Marilisa) La riflessione sulla famiglia è una riflessione ricorrente. Anche se noi non l’abbiamo direttamente cercata. Noi ci siamo poste come croniste. Abbiamo registrato quello che veniva. Indirizzando la nostra scelta ma lasciando a chi parlava la totale libertà di dire quello che più desiderava.



Rispetto ai vostri lavori precedenti, Lunàdigas, che è un web documentario, segna un cambiamento della forma del documentario tradizionale



(Nicoletta) Abbiamo molto materiale, regalato a cuore aperto dalle donne incontrate. Era un peccato pensare che restasse solo nei nostri cassetti. Secondo noi, metterlo oggi in rete significa poter allargare ulteriormente la ricerca che sin dall’inizio era nelle intenzioni mie e di Marilisa. Crediamo che attraverso il sito e la pagina Fb possano arrivare commenti, adesioni, partecipazioni. Questa è una possibilità che ci dà la rete. Il nostro è uno dei primi web doc. in Italia. Un documentario elaborato nella forma classica non lo avrebbe consentito.



Il web documentario è un mezzo innovativo per raccontare, dà la possibilità di raccogliere tutte le storie che poi nel film, in uscita tra primavera ed estate, saranno invece selezionate. Invece, chi vorrà entrare nel nostro sito potrà percorrere la storia di tutte. Nel web doc. la presenza mia e di Marilisa è una presenza di coordinamento, di fili che tessono le cose. Invece nel film, per la prima volta in una vita piuttosto lunga da autrici decidiamo di scavalcare la parete della telecamera. Allora saremo direttamente lì con le nostre voci e le nostre scelte.

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