Login Registrati
'Lucidare' la memoria per rinnovare il senso autentico della Giornata che ricorda l'Olocausto

'Lucidare' la memoria per rinnovare il senso autentico della Giornata che ricorda l'Olocausto

Prendersi cura di un pezzo di storia, lucidarla: come ha fatto Heidi a Torino pulendo ogni giorno delle pietre d'inciampo

Martedi, 28/01/2025 - Il femminile di giornata. quarantatrè / 'Lucidare' la memoria 
Il 20 luglio del 2000 è la data in cui con legge 211 l’Italia stabilì che il 27 gennaio divenisse il Giorno della Memoria "in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”. Da allora questa data (divenuta poi nel 2005 internazionale) è sempre stata “rispettata”, caratterizzata ogni volta dallo “spirito” dell’anno in corso e contemporaneamente con l’esigenza di sottolineare e domandarsi sempre come coltivare e fertilizzare la memoria della Shoah, ma andando oltre, nell’impegno che deve coinvolgere tutti, uomini e donne di buona volontà perché nulla di simile accada più.
Perché quel 27 gennaio del 1945 quando le truppe sovietiche entrarono nel campo di sterminio di Auschwitz, rivelando al mondo l’orrore dell’Olocausto, scoprirono milioni di vite spezzate, in primis per la fede (ebraica), l’etnia (rom e sinti), le idee politiche, le diversità.
Tale la portata e le motivazioni dello sterminio degli ebrei che l’avvocato polacco-ebraico Raphael LemKin introdusse il termine genocidio per la prima volta in un suo libro del 1944, specificatamente per indicare la volontà di distruzione di un gruppo nazionale, etnico, razziale, religioso. Auschwitz, e la testimonianza dell’orrore di cui sono testimoni le sue strutture, negli anni, proprio per dare contenuti alla data del 27 gennaio, è  divenuto dall’Italia, meta, per tanti giovani alunni, che con le loro scuole, con gruppi organizzati anche dai comuni hanno percorso il cammino della conoscenza, della memoria, spesso accompagnati proprio anche dai sopravissuti dall’orrore dei campi. Persone speciali e generosissime divenuti in Italia presenza costante fra gli alunni di tante scuole, con l’obiettivo di raccontare l’orrore che hanno vissuto e spiegare come degli esseri umani siano riusciti ad organizzare contro dei loro simili.
La denuncia senza sosta di quali orrori e nefandezze possa macchiarsi l’umanità e diabolicamente eseguire.
Lezioni fatte da protagonisti ma con l’incredibile capacità di sottolineare di non avere ereditato da quelle esperienze l’odio come amico delle proprie vite. Eccezionale e coinvolgente è a questo proposito la spiegazione che ne da Liliana Segre, quando ripete che forse è stato per il tesoro d’amore che sin da bambina ha accumulato da suo papà e dai suoi nonni, peraltro spariti proprio in un campo dell’orrore.
Liliana Segre, che più che mai quest’anno è stata minacciata, insultata, fatta bersaglio di un antisemitismo becero che è andato crescendo all’interno delle posizioni maturate a latere del conflitto fra Israele e Hamas dopo l’eccidio del 7 settembre che ha drammaticamente coinvolto Gaza.
Liliana Segre, Sami Modiano, Edith Bruck ed altre/i, che della loro vita hanno fatto testimonianza instancabile, vorrei dire, d’amore necessario da contrapporre all’orrore. Peccato che spesso, nonostante l’instancabile testimonianza di energia positiva, senza nessuna intenzione di ritrarsi per paura, proprio Liliana Segre cedendo ad un pessimismo che non la riguarda dica che è convinta che quando loro, in quanto ultimi sopravvissuti all’Olocausto non ci saranno più la memoria dello stesso piano piano svanirà.
Che non sia questa sua pessimistica convinzione proprio colpa di questi attacchi, di questo odio che le buttano addosso che sembra avere la meglio e sovrastare nell’informazione sul buono della conoscenza, che non si vede ?
Le considerazioni della Senatrice a vita, superata la preoccupazione che esplicitano, ci pongono di fronte alla domanda di come alimentare la memoria, le memorie, farle vivere nel racconto, nella ricostruzione, nella conoscenza, nelle storie, al di là della data scelta per non dimenticare. A tale proposito un episodio davvero inedito è venuto alla luce in questi giorni e fornisce,  al di là delle emozioni, anche una traccia simbolica di quanto si può o si deve fare.
Solo per caso e solo dopo la sua morte, abbiamo conosciuto la storia di Heidi, una donna tedesca che viveva a Torino e morta, appunto, da un anno che aveva un segreto che neanche i suoi amici più stretti conoscevano. Cosa interessante, questo segreto era noto alle persone del luogo dove lo praticava e a cui ha chiesto di prendersene carico, di ereditarlo.
Heidi ogni mattino andava a pulire e lucidare le pietre d’inciampo del suo quartiere. Lo ha fatto anche nell’ultima fase della sua vita, quando faceva fatica a camminare.
La notizia è divenuta virale dopo che una foto ha svelato la sua storia.
Pulire, lucidare, prendersi cura di un pezzo di storia, mostrarlo a chi incontri, chiedere di accogliere la sua eredità a chi l’ha vista per anni e che - come racconta un articolo che la riguarda - da lei è stato scelto, trattandosi di una gioielleria quindi ben capace di pulire e lucidare degli ottoni quadrati, che in alcuni marciapiedi del mondo a fronte di portoni precisi, ricordano chi uscì da quel palazzo strappato da nazisti e fascisti per non rientrarci mai più.
Ognuno di noi, ogni realtà organizzata può allora trovare la propria dimensione per non far svanire una tessera in più del male di cui si sia macchiata l’umanità.
La memoria che se non rispolverata svanisce.
Come anche rispetto alla memoria dell’Olocausto sembrano nelle celebrazioni essere dimenticate le stragi di zingari e rom, di omosessuali e oppositori dell’orrore. Ricordare, condannare, riprogettare un'umanità degna di tal nome è indispensabile.
Non vogliamo abituarci, anche se gli orrori continuano e le guerre che ci circondano ci sottopongono alla visione continua di tragedie umane, frutto di umana responsabilità.
Dalle tragedie degli ostaggi israeliani del 7 ottobre al ritorno di migliaia di palestinesi verso case distrutte del nord di Gaza, non possiamo sentirle come storie lontane da noi, di cui non farne ed elaborarne memoria.
Per finire, tornando al nostro 27 gennaio 2025,  fra le tante parole, fatti, avvenimenti, celebrazioni da memorizzare una mi piace sottolinearla in chiusura ed è finalmente la dichiarazione della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che nel contesto del suo discorso ad Auschwitz in questo 2025 ha riconosciuto il contributo del regime fascista nello sterminio degli ebrei. Ne faremo memoria !
Paola Ortensi

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®