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Luciana Viviani ci ha lasciate. Il ricordo dell'UDI e di Marisa Rodano

Luciana Viviani ci ha lasciate. Il ricordo dell'UDI e di Marisa Rodano

Luciana Viviani: una lunga vita per una lunga, bella, intensa storia

Martedi, 19/06/2012 - PER LUCIANA



Luciana Viviani: una lunga vita per una lunga, bella, intensa storia.



Ragazza della Resistenza prima, giovane donna poi, impegnata nel PCI per la ricostruzione democratica nel nostro Paese, da sempre tra le principali e più determinate protagoniste dell’UDI nella lotta per l’emancipazione femminile.



Una donna che, come poche della sua generazione, ha avuto il coraggio di lasciarsi interrogare e profondamente segnare dalle domande, anche le più scomode e impietose, che il femminismo dell’auto coscienza andava ponendo negli anni settanta a quante si erano fino ad allora impegnate in un difficile percorso di autonomia e liberazione per tutte.



Ci mancherà il timbro forte e autorevole della sua voce che si stemperava a volte in una ironia bonaria caratterizzata da un accento napoletano mai dismesso, in grado di rompere steccati e aprire le porte a improbabili empatie.



Ci mancheranno le sue sonore risate, l’intelligenza e la concretezza del suo dire e del suo fare. Il suo lascito imperituro con l’Archivio Centrale dell’UDI e la sua idea di memoria positiva.



L’abbiamo amata e stimata in tante, la ricordiamo sempre con affetto e gratitudine.



UDI nazionale

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Per Luciana Viviani, ricordo di Marisa Rodano

 

“Come lottare per il comunismo senza perdere l’umorismo” è il sottotitolo di un delizioso libro di Luciana Viviani, “Rosso Antico”. Ma quella frase è quasi un suo ritratto: donna rivoluzionaria, che aveva fatto della militanza politica una scelta di vita e, al tempo stesso, amava il mare, la buona tavola, coltivava le amicizie, sapeva guardare con benevola ironia gli eventi politici e la sua stessa attività. Forse per questo, nel momento della sua improvvisa dipartita, sul suo viso, (secondo quanto ci ha detto la sua amica Rosetta Stella) sembrava aleggiare un cenno di risata, quasi a voler confermare anche in punto di morte, la sua visione della vita.Luciana era napoletana, figlia del grande commediografo e attore Raffaele Viviani. Ne aveva ereditato la “napolitaneità” e la straordinaria capacità comunicativa. Aveva partecipato alla Resistenza durante l’occupazione nazista a Roma e, iscrittasi al PCI, dopo la liberazione era andata a Milano a organizzare le donne. Tornata a Napoli subito dopo la fine della guerra, si era gettata con slancio nella lotta per gli interessi immediati e i diritti dei più diseredati, in particolare delle donne e dei bambini napoletani. Grande il suo contributo all’invio dei bambini napoletani a svernare in Toscana e in Emilia. Fu eletta, nel 1947, consigliere comunale. Come usava a quel tempo, fu inviata alla scuola di partito, non a un corso femminile ma a un corso misto presso la scuola quadri nazionale del PCI a Frattocchie. Feroci e, ad un tempo, esilaranti, i resoconti della sua partecipazione a quel corso, della disciplina militaresca, delle sedute di pubblica “autocoscienza”, del suo disagio di meridionale in un collettivo composto soprattutto da uomini provenienti dal nord e di persona di “origini borghesi” in mezzo a dirigenti di provenienza operaia. Un resoconto, unitamente a quello del periodo passato, dopo il corso, a fare “pratica” a Vittorio Veneto, che ci restituisce in modo lucido e senza compromessi, il quadro di un partito ancora dominato da vecchi dogmatismi che stentava a trasformarsi nel “partito nuovo” voluto da Togliatti.Fu eletta deputata nel ’48: ricordo ancora l’infuocata seduta sulla ratifica dell’adesione al Patto Atlantico, durata 54 ore, nel corso della quale, tra continui incidenti - particolarmente aspri durante l’intervento di Luciana - tutti i 170 parlamentari dell’opposizione presero la parola per dichiarazione di voto. Luciana fu deputata per quattro legislature. Fu anche capace di strappare nel 1963 - lo racconta lei stessa con divertita ironia - il collegio senatoriale di Forcella all’onnipotente ex sindaco di Napoli, il monarchico “Comandante” Achille Lauro. Anche in tale occasione optò per la Camera dei deputati. Entrò nel Comitato Direttivo dell’UDI nazionale nel III congresso nel 1949 e dell’UDI restò dirigente e militante sempre. Il contributo di Luciana Viviani all’UDI fu fondamentale: tra le più convinte sostenitrici della tesi che la lotta per l’emancipazione della donna, e non la partecipazione subalterna alle battaglie generali della sinistra, fosse scopo e ragion d’essere di un’associazione femminile e tra le più ferme sostenitrici dell’autonomia dell’UDI, ebbe un ruolo determinante, come si può dedurre dalle sue relazioni e dai suoi interventi, nella elaborazione della politica dell’UDI verso l’infanzia, sulla maternità come scelta libera e responsabile e nelle campagne sul divorzio, sull’aborto e sugli asili nido. Se non rammento male, si deve a lei l’impostazione della consultazione di massa promossa dall’UDI nel 1975 su “maternità, sessualità e aborto”. Luciana fu tra le prime a comprendere il femminismo e partecipò a tutte le travagliate vicende successive dell’UDI fino alla  sua trasformazione in Movimento sancita nella Carta degli intenti, adottata nell’XI Congresso del 1982. Luciana è l’unica delle dirigenti storiche dell’UDI che ha vissuto tutta la vita, le trasformazioni, le vicissitudini dell’associazione Si può dire che la storia dell’UDI coincide con la sua vita. A lei dobbiamo, (assieme a Marisa Ombra e a Maria Michetti) persino la conservazione e il riordino dell’archivio dell’Associazione e il prezioso volume scritto a tre mani “UDI, laboratorio politico delle donne”.

Il silenzio sulla sua scomparsa e la rimozione della sua figura sono un triste segno di quanto sia grave la cesura avvenuta nella memoria storica del movimento delle donne.

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