Giovedi, 27/02/2020 - “Io sto bene solo qui! - afferma con convinzione sorridente guidandomi verso le scale del suo studio – solo qui sono davvero me stessa...”
Più che uno studio, è un incrocio fra un laboratorio -sul grande tavolo ci sono oggetti e utensili di ogni tipo – e un museo: alle pareti, quadri non solo suoi, paesaggi di grandi firme, un ritratto di lei, di cui non riconosco l’autore.
Vorrei chiedere, ma taccio perché la personalità di Lucia Sabatini degli Scaruffi è cosi’ travolgente che non lascia posto a domande.
Siamo sull’Appennino, a Ligonchio, 816 abitanti, provincia di Reggio Emilia, mille metri sul livello del mare. Ossigeno da ubriacatura.
Sarà per questo che gli occhi nerissimi ardono come carboni cosi’ che non riesco a levarle gli occhi di dosso mentre racconta.
“Sono andata in giro per il mondo, ma sono sempre tornata qui, nella casa della mia famiglia da centinaia di anni – lo sguardo si fa carezzevole sulle cime a portata di mano – perché in nessun altro luogo riesco a creare, a esprimermi. Per me l’arte significa questo: trasmettere quello che ho dentro utilizzando cio’ che mi offre la natura.” E fa un gesto tutto intorno, dove sono le sue opere, alcune appese alle pareti, altre appoggiate a terra. Molte, incompiute, ancora sul tavolo.
Mi mostra composizioni colorate e scintillati, sorprendenti nei componenti eterogenei: placche di metallo e sassi, catene e pietre dure, cordame e schegge di cristallo colorato, conchiglie e turchesi.
Trasmettono sensazioni, attimi di emozione: questi raccontano pace e contemplazione: “ero appena tornata da una camminata nel bosco” quelli forza e allegria: “ li ho fatti un giorno dopo un temporale”
Questa è Lucia Sabatini degli Scaruffi: il cuore nudo.
Mi mostra poi i suoi mosaici di vetri colorati: figure di donne orientaleggianti, dai grandi occhi che vedono oltre l’orizzonte, Madonne che sanno il dolore ma non lo piangono. Madri che cercano un futuro he non c’è.
Non sono un’esperta e non trovo le parole che vorrei: so che mi entrano in petto e lasciano qualcosa.
Vorrei sapere dove ha imparato quel dolore. Quella assenza. Ma lei è una che non accetta domande: di sé narra attraverso le immagini e da li’ bisogna capire.
Non cerca la pubblicità.
Mostre poche perché preferisce ricevervi li’, a casa sua. Spesso qualche intenditore si arrampica fino a lassù, stacca un assegno e prende un pezzetto della sua vita.
Lei intasca “per forza, se voglio essere indipendente” ma lo lascia andar via a malincuore.
Eppure penso che dovrebbe permettere, ai molti che glielo propongono, di allestire una mostra, perché la bellezza dev’essere condivisa. Ma lei non ascolta e, se insisto, lo sguardo si fa duro.
“Si’, vendo a chi voglio io. Parliamoci chiaro: tu non daresti un pezzo di te a chiunque, semplicemente perché ti allunga un po’ di soldi. Ecco neanch’io. Io non vendo, accetto del denaro perché non posso farne a meno. Non mi vendo.”
Già, i veri artisti sono cosi’, pare.
Se capitate da queste parti (Comune di Ventasso, fraz. Ligonchio, RE) chiedete in giro: tutti la conoscono e vi indicheranno dove trovarla: forse accetterà di mostrarvi queste meraviglie.
Lascia un Commento