Profondo Sud - Teatro, versi, musiche e incontri con Luminaria, un'iniziativa delle donne che vuole parlare al mondo con un linguaggio universale
Daniela Musumeci Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2006
Luminaria si è presentata a settembre nei giardini dello Spasimo di Palermo, con uno spettacolo corsaro, meticcio, articolato fra dimensioni apparentemente incompatibili: una piéce teatrale tratta dal racconto 'La Sirena' di Tomasi di Lampedusa, la lettura salmodiata della 'Sura 24' del Corano dedicata alla luce e una fantasia di storie e canzoni composte tra rabbia e dolcezza dai ragazzi 'Du Zen', zona espansione nord, periferia divenuta, da solare che avrebbe potuto essere, tetra per incuria e malvolere politico dei potenti. Perché questa scelta di contaminazione delle differenze? Per la convinzione che essa debba costituire uno dei paradigmi di una nuova coscienza globale. Tomasi di Lampedusa descrive la nostra isola come un luogo di seduzione e straniamento, un “luogo geometrico di vite fallite”, dove “i libri nel sottosuolo dell’Università poiché mancano i fondi per le scaffalature vanno imputridendo lentamente”. Da qui nessun altrove. Lo sanno bene le ragazze e i ragazzi dello Zen che, come a Scampìa a Napoli, in cerca di riscatto hanno creato un centro sociale intitolato a Giovanni Vitale, morto presumibilmente per le percosse subite dalle forze dell’ordine, centro dove si incontrano, giocano, scrivono, non per sfogo immediato, o non soltanto, ma per deliberata volontà di denuncia e desiderio di progetto. E il progetto che i tempi ci impongono, specie qui in Sicilia, isola sì, ma anche crocevia di dolori oltre che di traffici, è un approccio e un approdo interculturale, una contaminazione, appunto, nel senso più profondo di intreccio empatico e intima osmosi, che può trovare nel dialogo interreligioso una vocazione potente. L’intenzione sottesa alla recitazione dei versi arabi che evocano la luce, metafora del divino presso tutte le civiltà: una lampada in una nicchia è alimentata con l’olio di un ulivo né orientale né occidentale; è l’Albero della Vita al centro dell’Eden o l’albero delle Sephirot della Cabbala ebraica, l’ulivo del Getsemani o quello riconosciuto dalla colomba di Noè.
Patrizia D’Antona con i suoi musicisti, Rita Collura e Giuseppe Costa, ha saputo restituirci il lato 'animale' della sirena Lighea con i suoi sorrisi gorgogliati, le occhiate furbette e ammiccanti, gli strilli (ecco cosa dovremmo imparare a fare per conquistare gli uomini...). Asma Gherib, ieratica e lucente, sotto una palma fiammeggiante, ci ha ricordato i due secoli della Sicilia araba, prima che i guerrieri normanni venuti dal nord vi portassero il feudalesimo. Quello che ci ha fatto sentire aveva un che di vagamente familiare: siamo i figli dei figli dei figli di chi ha ascoltato salmodiare i muezzin sui minareti delle moschee, qua e là sparse per l'isola. Melania Messina, materna e sororale, insieme a Bice Mortillaro, presidente del “Laboratorio Zen Insieme”, ha sollecitato i suoi ragazzi a liberare creatività ed energia grazie alla possibilità di pensare a un destino diverso da quello socialmente prescritto. Nel suo video, già trasmesso da Rai 3, si alternavano immagini gioiose e provocatorie, timide e furenti di adolescenti colorati e irrefrenabili, sullo sfondo di casermoni sbreccati, cieli lividi e cumuli di rifiuti, inamovibili e rassicuranti parametri di un paesaggio disperatamente familiare. Il successo della serata era dovuto anche alla magmatica energia di Margò Cacioppo, che ne ha curato la realizzazione, sostenuta da tante compagne solidali.
La presidente, Giovanna Fiume, docente di Storia Moderna all’Università di Palermo e già direttora della rivista “Genesis” della Società Italiana delle Storiche, ha raccontato gli intenti di Luminaria: “Il gruppo, l’organizzazione, il collettivo vogliono occupare lo spazio pubblico, a partire da quell’ibrido di passaggio che furono i salotti, i saloni e i cafés letterari, tra Sette e Ottocento. Ma vi portano modi e contenuti della sfera privata, poiché le donne, a differenza degli uomini, non possono lasciare i propri corpi a casa, ma li conducono sempre con sé. Le donne sono i loro corpi, maledizione e risorsa della loro condizione storica. Le associazioni di donne sono da questo punto di vista borderline, al confine tra pubblico e privato; portano un mondo di idee, progetti, desideri, pratiche nella sfera pubblica, contaminandone il linguaggio, dando al privato (relazioni familiari, sessualità) una connotazione pubblicistica e nello stesso tempo femminilizzano la sfera pubblica. Dove si accendono sempre più spesso le luci del versatile talento delle donne, tante luci, talvolta una luminaria…”. Per saperne di più e contattarci, visitate il sito www.leluminarie.it
(31 OTTOBRE 2006)
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