Login Registrati
Luce e gioia di vivere

Luce e gioia di vivere

LUCE E GIOIA DI VIVERE: SABATO 16 MAGGIO 2015 ALLA GALLERIA RETTORI TRIBBIO DI TRIESTE INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA DEL PITTORE BELGA FRANÇOIS PIERS

Mercoledi, 13/05/2015 - COMUNICATO STAMPA



LUCE E GIOIA DI VIVERE: SABATO 16 MAGGIO 2015 ALLA GALLERIA RETTORI TRIBBIO DI TRIESTE INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA DEL PITTORE BELGA FRANÇOIS PIERS



Sabato 16 maggio alle 19 alla Galleria Rettori Tribbio di Trieste (piazza Vecchia 6) s’inaugura la prima esposizione italiana del pittore belga François Piers, intitolata Luce e gioia di vivere. Nella rassegna, curata dall’arch. Marianna Accerboni con Flavio Tossi, incontriamo più di una sessantina di vivaci ma nel contempo delicati acquerelli, dipinti dall’artista dal 2004 a oggi. In questa sorta di luminosa antologica spicca anche l’ultima, originale produzione del poliedrico autore di Ostenda: una serie di vetri ispirati ai personaggi che popolano le sue opere ambientate in Tunisia, della quale è console onorario in Belgio, e che vengono presentati in prima assoluta a Trieste. Alle affascinanti spiagge dorate del Mare del Nord e ai verdi paesaggi delle Fiandre e della Francia, Piers accosta il ricco, colorato e a volte misterioso mondo orientale, sottolineando in tal modo ineffabilmente la propria capacità d’interpretare il reale anche attraverso la terza dimensione.

La mostra propone una visione sottilmente lirica della realtà, dietro alla quale scorre con semplicità la lunga storia dell’arte fiamminga, nelle sue propaggini più contemporanee e romanticamente idealiste, come per esempio quella perseguita dal grande pittore brussellese Jean-Michel Folon.

Nel corso della vernice sarà presentata anche la monografia dell’artista con testi di Flavio Tossi e Marianna Accerboni (fino al 22 maggio/ orario: feriali 10.00 - 12.30 e 17.00 - 19.30 / domenica 10.00 - 12 / lunedì e venerdì pomeriggio chiuso).



Artista intuitivo e rapido - scrive Marianna Accerboni - Piers trova per anni nell’acquerello il proprio medium ideale, che gli consente di consegnare al fruitore un’interpretazione sapida e luminosa del reale: attraverso pochi tratti e un vivace cromatismo, sospeso spesso al limite della sensibilità fauve, il pittore belga interpreta la realtà umana e la natura riconducendosi ai parametri di un espressionismo figurativo, venato da un canto da un lieve sospiro neoromantico, dall’altro da un senso gioioso e luminoso del fluire della vita. Situazioni e attitudini che il suo pennello fissa sulla carta in modo frizzante e amabile, discostandosi in tal senso dall’angoscia propria dell’espressionismo nordico in favore di una luce e di una propensione più simile all’espressionismo di matrice mediterranea, francese e italiana.



Definire in estrema sintesi il personaggio François Piers e il suo rapporto con l’arte è arduo - scrive Flavio Tossi - perché si rischia di scivolare in connotazioni che lascerebbero adito a malintesi. Con riferimento all’architettura si potrebbe pensare a “composito”, l’ordine architettonico di creazione romana che nel capitello accoppia alle volute ioniche l’acanto corinzio. Ma l’accostamento è forse eccessivo. Più sobriamente, con riferimento all’arte in generale, e anche sul piano umano, sarebbe preferibile “eclettico”, che tuttavia i malintenzionati potrebbero interpretare nell’accezione riduttiva di dispersivo (“touche-à-tout”). Con riferimento alla letteratura, il maligno sbrigativo certamente opterebbe per “Dr. Jekill e Mr. Hyde”.

Il personaggio è sicuramente complesso, poliedrico, e il suo curriculum ne è la prova irrefutabile: pluridiplomato, ex direttore di azienda commerciale, presidente di un gruppo assicurativo e contemporaneamente attivissimo console onorario e giudice di tribunale di commercio. Sempre pervaso dall’amore per l’arte, fra uno stadio e l’altro della sua carriera professionale, trova anche il modo di seguire corsi all’Accademia delle Belle Arti. In età tutt’altro che giovanile lo si ritrova a destreggiarsi in vari gruppi di artisti dilettanti, per semplice piacere personale, per scambiare esperienze, senza pretese di riconoscimento artistico.

Ed ecco nell’evidente ambivalenza emergere il contrasto. Tutta questa complessità di vita, per certi versi quasi farraginosa, si stempera nei suoi acquerelli per scomparire trasformandosi in accattivante e spontanea semplicità espressa con veloci pennellate che trasmettono gioiosa pacatezza. Ha ragione il maligno sbrigativo che scomoda Dr. Jekill e Mr. Hyde ? O, semplicemente, il pennello è l’inconscio antidoto, il rimedio omeopatico, a un’intensa vita professionale che metabolizza un certo modo di stare in società?

Un amico di lunga data, per la verità talvolta evanescente, vi intravede il François “depurato”, ne apprezza l’espressione, ne intuisce il talento, lo incoraggia. Con la complicità di altri due amici, navigati nel mondo dell’arte, gli tende un tranello. Lui dapprima si schernisce, poi incredulo e titubante, si lascia tentare e infine, timorato ma con crescente fiducia, si lancia e presenta la sua prima mostra personale a Trieste, porto di mare come la sua Ostenda.



Un’Europa intima e sconosciuta per noi che viviamo nel paese “wo die Zitronen blühen" (dove fioriscono i limoni) di goethiana memoria; un’Europa del Nord, dove le spiagge di rena finissima sono appena dorate da una luce limpida e dai toni talvolta freddi; oppure la Tunisia, con i suoi ampi orizzonti e le piazze e le oasi brulicanti di gente avvolta in lunghi caffetani - scrive ancora Accerboni - che poi l’abile occhio dell’artista trasforma in luminose, trasparenti caraffe di vetro; o ancora la natura e gli uccelli, che volano in formazione a un pelo dall’acqua, e gli altri animali domestici o feroci, che popolano la realtà, l’immaginario e le favole, come leoni, asinelli, cani mansueti dal pelo lungo e morbido; e a volte un paesaggio verdissimo, colto nei suoi silenzi, e la famiglia, i bambini, che corrono e giocano nel vento, sulle spiagge dorate del Nord.

Una biografia per immagini dal sapore universale: così si potrebbe definire la pittura di François Piers, artista fiammingo contemporaneo, dal carattere delicato e solare che compendia una vita e un’attività pragmatica come quella di giudice e console con il fluire a lunga gittata della pittura e della creatività, che lo inducono verso spazi di luce liberi e infiniti.

La luce rappresenta per questo autore, dotato di un talento istintivo e naturale per il racconto, la prima chiave di lettura del mondo; quella luce che al Nord, la sera, permane a lungo e che Piers riesce istintivamente a catturare con un guizzo incredibilmente rapido e immediato, dote precipua di chi frequenta la difficile arte dell’acquarello, la più perigliosa delle tecniche pittoriche, perché non ammette ripensamenti.

Scaturisce, la luce, quasi magicamente dall’accostamento di cromatismi spesso lievi e quasi impalpabili come le sabbie del Mare del Nord, o accesi e intensi come le sete e i tessuti tinti a mano in Oriente e in Africa. Una luce che spesso emerge quasi per sottrazione, un concetto che in fondo è simile al silenzio, a volte denso di significati. E che è patrimonio e dote dei veri artisti di tutti i tempi, a partire dalla raffinatezza luministica di Giovanni Bellini, uno dei grandi protagonisti del Rinascimento italiano, e dalle adamantine trasparenze di Vermeer, per arrivare ai virtuosismi luministici della Scuola veneta, alla pittura en plein air degli Impressionisti, al linguaggio delle avanguardie del primo Novecento, da Picasso a Braque, e all’Orfismo di Robert Delaunay, che, dalla frantumazione delle forme e dei volumi, facevano scaturire la valenza della luce e del colore. Fino alla luce tecnologica contemporanea. Perché quasi tutta la grande pittura è stata sinonimo di luce.

Così, attraverso un linguaggio espressivo positivo e apparentemente pacato, in ogni caso foriero di tranquillità, l’artista ci consegna un mondo naturale e umano, colto con vivacità e destrezza, contrappunto sereno e interpretazione sottilmente lirica della realtà, dietro a cui alberga e scorre con semplicità la lunga storia dell’arte fiamminga, nelle sue propaggini più contemporanee e romanticamente idealiste, come per esempio quella perseguita dal grande pittore e illustratore brussellese Jean-Michel Folon, che confessò una volta di dipingere attraverso colori luminosi e vivaci per sopperire a certi pomeriggi grigi di pioggia del suo quotidiano in Belgio.



François Piers nasce a Ostenda (Belgio, Fiandre) nel 1950, figlio di un farmacista del vecchio centro della città, vicino al quartiere dei pescatori. Ottiene la laurea in Giurisprudenza, Diritto economico e finanziario e un MBA; si forma sotto il profilo artistico ai corsi di disegno, scultura e pittura dell’Accademia di Belle Arti di Ostenda. Attivo nella società familiare di distribuzione di prodotti farmaceutici fino alla cessione a un gruppo tedesco, diventa giudice del Tribunale di commercio della stessa città e Vice Presidente dell'Assicurazione belga e mobilità del gruppo Touring. Ė Console Onorario della Tunisia nelle Fiandre occidentali da 25 anni.

Proseguendo nella sua formazione artistica, frequenta a Gand il gruppo dei Jeudart (da jeudi d’art, giovedì d’arte), nel cui ambito apprende la tecnica dell’acquarello. Con i membri di questo gruppo viaggia molto per trovare ispirazione per i suoi lavori in Toscana, Costa Azzurra, Baia della Somme (Francia del Nord), sulle chiatte di Parigi, a Muggia (Trieste), dipingendo en plein air, secondo un’abitudine inaugurata in Francia dagli Impressionisti nella seconda metà del 1800 per catturare e intridere i propri quadri di luce naturale.

Nel suo girovagare assieme ai colleghi artisti in Belgio, ritrova un vecchio amico che abita in Olanda a Retranchement, un piccolo villaggio vicino al confine con il Belgio, dove crea un gruppo di lavoro. Qui François scopre nuove tecniche e nuovi temi. I membri del gruppo usano riunirsi in un capannone di rigatteria e, poichè in olandese gli oggetti da rigattiere sono chiamati brol, assumono ben presto il nome di Brolistes. Di tanto in tanto vanno a dipingere anche a casa Piers, nell'entroterra belga del paesino costiero di De Haan-Le Coq: al gruppo sono invitati a unirsi pure altri artisti locali e nasce così il gruppo dei Coqart.

Per quanto riguarda i suoi lavori successivi, Piers trae crescente ispirazione dai suoi frequenti viaggi in Tunisia.



DOVE: Galleria Rettori Tribbio · Piazza Vecchia 6 · Trieste

QUANDO: 16 · 22 maggio 2015

ORARIO: feriali 10.00 · 12.30 e 17.00 · 19.30 / domenica 10.00 · 12.00 / venerdì pomeriggio e lunedì chiuso

A CURA DI: Marianna Accerboni e Flavio Tossi

CATALOGO: no

INFO: 335 6750946 • www.marianna.accerboni.com



Con cortese preghiera di pubblicazione / diffusione

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®