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Luana  D’Orazio: come non parlarne !

Luana D’Orazio: come non parlarne !

L'effetto dirompente della morte della giovane operaia ha aperto uno sguardo drammatico sulle morti sul lavoro: un susseguirsi insopportabile di tragedie a cui è indispensabile porre un argine. Subito

Domenica, 09/05/2021 - Il 3 maggio a Montemurolo, un piccolo comune del distretto tessile di Prato, bloccata e torturata dall’orditorio su cui lavora,  viene uccisa dalla macchina traditrice Luana D’Orazio, una giovane di 22 anni che a quel lavoro affidava la sicurezza del progetto della sua giovane vita.
La notizia ”invade” molte prime pagine di giornali e i commenti si incrociano e si rincorrono tra la storia della tragedia, il racconto di chi era Luana: bella, giovane, piena di sogni per il futuro dopo aver accettato la sua non semplice vita. E tanti articoli impegnati a sottolineare che ogni giorno si susseguono drammatiche morti sul lavoro a cui spesso non viene dedicato neanche un trafiletto sui giornali che ne ricordi il dramma.
In alcuni commenti sembra quasi che lo spazio dato alla morte di Luana sia “ingiusto”, o un piccolo sopruso rispetto al silenzio assordante per altre morti e viene motivato perché era giovane e bella e quindi notizia che i giornali sponsorizzano più facilmente.
Ma quel che, fortunatamente, alla fine prevale scavalcando ogni malignità è che proprio la sua terribile morte ha infranto il silenzio sulle infinite tragedie sul lavoro che accadono ogni giorno. Quasi 200 nel primo trimestre di quest’anno, rilevano molti dati riportati dai giornali e, per chi ha continuato a leggere, in un numero inaccettabile, subito nella stessa settimana di questo maggio, dopo la morte di Luana, morti terribili e inaccettabili di altrettante vite speciali come sono tutte le vite.
Ma è su di lei, accanto al dibattito che ha generato la sua morte, che soffermarsi è un modo per pensarla, senza voler offuscare nessuna altra tragedia, anzi rendendola simbolo di tutte le altre che coinvolgono famiglie che non saranno mai più le stesse.
A raccontarcelo è la vita di Luana: il suo bimbo di 5 anni, il suo fidanzato, la sua mamma che, pluri intervistata, ha condiviso il suo dolore “rivestendolo” di un amore per sua figlia che è arrivato a chiunque abbia letto e guardato la foto di questa giovane bella e gioiosa che comunicava speranza e futuro.
Luana esprimeva con la sua breve vita, una sintesi incredibile dei problemi e delle speranze che condividono tante giovani ragazze e ragazzi oggi e forse è anche per questo che ha bucato le prime pagine andando oltre la sua morte ma rappresentandone e testimoniandone tante altre.
Per la gravidanza in giovane età ha lasciato gli studi, ma grazie alla sua tenacia e alla sua famiglia accogliente e solidale, guardava con fiducia al futuro e continuava a progettare il suo domani, a partire dalla “fortuna” di un lavoro in una azienda che addirittura portava il suo stesso nome. Un lavoro di cui come non mai in tempi di covid si riconferma l’importanza. Una giovane adorata dal suo bambino, sicura di un fidanzato con il quale progettava un matrimonio, quello stesso giovane che oggi nella sua disperazione dice di voler seguire il bimbo di Luana che considera come fosse suo. Problemi e una determinazione forte nel superarli. Una vita faticosa che aveva già visto diversi inciampi, ma che si intravedeva  piena di affetto e di forza.
A raccontarlo è la sua mamma Emma, una donna che nel giorno del suo 53mo compleanno ha perso Luana per sempre e che,  nonostante la tragedia, nelle numerose interviste comunica un'umanità, una dolcezza, una “comprensione” per tutte e tutti coloro che sono coinvolti e che insieme a lei soffrono per la morte della sua bambina che quasi imbarazza. Chiede giustizia per lei e per tutti e tutte le vite spezzate con quella di Luana, quella figlia che definisce: bella, buona, solare, umile, mai critica.
Questa madre ha parole speciali per il suo nipotino al quale è troppo difficile dire che la sua mamma non tornerà più, arriva ad esprimere pietà per la datrice del lavoro e proprietaria della fabbrica in cui lavora in prima persona.
Nel suo dolore non dimentica nessuno che possa soffrire con lei per Luana, travolge la civiltà di una donna che, pur spezzata da un dolore troppo grande, la comunica a chi l’ascolta.
Forse è proprio attraverso questa madre che conosciamo troppo tardi Luana e la fiducia nella vita e nel prossimo che le è stata trasmessa in famiglia, dove impariamo che oggi con i genitori rimane un fratello disabile.
Quella di Luana è una storia, un accadimento arrivato a travolgere tante vite, in tempi di pandemia, di morti con numeri impossibili e che pure è incredibile quanto sappia di vita. Una giovane vita persa che è divenuta avvocato difensore di tutte e tutti coloro che prima, e già in tanti dopo di lei, sono stati uccisi da infortuni sul lavoro.
La speranza è che non sia solo un'impressione ma ci sia un seguito, uno scatto di responsabilità per un nuovo impegno sulla garanzia di sicurezza sul lavoro.
E questo che la società, la politica, le istituzioni, i sindacati - ognuno per le proprie funzioni - devono a tutte e tutti coloro le cui esistenze sono cancellate lavorando e sapendo inoltre che con loro muore, quasi sempre, la speranza e la vita di tante e tanti altri che li amano, come è avvenuto per Sabri Jaballah di 23 anni solo poche settimane prima di Luana e solo due giorni dopo la morte di Luana a Samuel Cuffaro di 20 anni nell’esplosione a Gubbio di una palazzina che ospitava laboratori di cannabis e con lui una donna madre di due figli e ancora Andrea, 37 anni, travolto e ucciso da 14 quintali di mangimi e ancora altri e altri dopo Luana.
Sarebbe davvero interessante che il ministro del Lavoro Orlando, andato a trovare la famiglia di Luana, potesse dire, a fine del suo mandato, di avere “firmato” nuove garanzie legislative, accordi e quant’altro per la sicurezza delle vite sul lavoro.
Vita messa in pericolo persino per Ciro Cerullo,  detto JORIT, lo street art napoletano famoso per i suoi murales giganteschi. Mentre finiva di dipingere e “lavorare“ il volto di Luana su di un muro appunto della ex Snia Viscosa a Roma è stato aggredito da un uomo, uno sbandato presumibilmente drogato, che gli ha lanciato contro il suo cane per rubargli una catenina, ferendolo al braccio e non solo. Ma il murales di JORIT e quel volto di Luana che continua ad essere un inno alla vita e una richiesta di sicurezza e legalità sul lavoro rimane a ricordarla con tutto quanto evoca e che vorremmo potesse non accadere mai più.
Paola Ortensi 9 maggio 2021

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