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love addiction

love addiction

Articolo che tratta la 'love addiction', ossia la dipendenza affettiva, un disagio molto frequente nelle donne, anche se ancora non classificato come patologia nei diversi sistemi diagnostici.

Mercoledi, 22/01/2014 - Articolo LOVE ADDICTION

Con il termine inglese 'love addiction' si intende la dipendenza affettiva, la quale non è stata ancora classificata come patologia nei diversi sistemi diagnostici come il DSM-IV.

Secondo Geddins, la dipendenza affettiva è un disturbo autonomo e presenta le seguenti caratteristiche:

1) l'EBBREZZA: il soggetto dipendente prova una sensazione di ebbrezza dalla relazione con l'altro, paragonabile a quella del tossicodipendente quando sta andando a prendere la dose di eroina o altro;

2) la DOSE: Il soggetto dipendente trova nell'altro una sorta di dose e cerca così sempre quantità maggiori in termini di presenza e di tempo per stare con lui.

L'aspetto fondamentale, scoperto da Geddins, è che nel dipendente affettivo è presente la PAURA, una caratteristica che possiamo non riscontrare nelle altre dipendenze.

Si tratta di una paura schiacciante, che si puo riassumere nella terrificante massima del poeta latino Omero 'non posso stare né con te, né senza di te'. Con te, per via del dolore che si sente nel subire umiliazioni, maltrattamenti e offese; senza di te perchè non si può assolutamente sopportare l'angoscia al solo pensiero di perdere la persona amata.

Si tratta soprattutto di donne, poiché la componente affettiva appartiene maggiormente al mondo femminile piuttosto che al maschile, anche per ragioni culturali. Infatti, fin da piccole, le sono sono invitate ad assumere tutta una serie di comportamenti in sintonia con l'affettività, la comprensione dell'altro, l'essere materne, il sacrificio.

Secondo la mia esperienza, si tratta di donne spesso di successo, ricche e belle e apparentemente con una vita piena ed appagante.

Riporto le parole scritte da Robin Norwood, perchè rendono conto dei vissuti tipici di una dipendente affettiva:

'quando giustifichiamo i suoi malumori, il suo cattivo carattere, la sua indifferenza o li consideriamo conseguenza di un'infanzia infelice e cerchiamo di diventare la sua terapista, stiamo amando troppo;

'quando non ci piacciono il suo carattere, il suo modo di pensare e il suo comportamento, ma ci adattiamo pensando che se noi saremo abbastanza attraenti e affettuose, lui vorrà cambiare per amore nostro, stiamo amando troppo;

'quando la relazione con l'altro mette a repentaglio il nostro benessere emotivo, e forse anche la nostra salute e la nostra sicurezza, stiamo decisamente amando troppo'.

La dipendente affettiva non ha un concetto-idea sana dell'amore e di come amare: è immatura, idealista e difficilmente si rende amabile. Insegue un uomo inevitabilmente sfuggente, sempre impegnato in qualcosa di più importante di lei, che la maltratta e non teme di perderla, tanto più lui usa questa forma di sadismo e trascuratezza, tanto più lei lo insegue.

La ricerca inesausta delle conferme dell'altro proviene dall'incapacità di darsele da sé: l'altro diventa lo specchio e il nutrimento dal quale finiscono col dipendere anche se si tratta di qualcuno che non le ama e non le merita.

Esaminiamo ora i diversi STILI DI ATTACCAMENTO IN ETA' ADULTA:

1. ATTACCAMENTO SICURO – L'AMORE SICURO: il soggetto sicuro ha la capacità di riconoscere le persone alle quali legarsi sentimentalmente. Queste saranno persone altrettanto sicure e insieme saranno consapevoli anche dei momenti di alti e bassi e avranno la capacità di affrontarli insieme. Saranno quindi storie solide, durature.

2. ATTACCAMENTO ANSIOSO/AMBIVALENTE – L'AMORE OSSESSIVO: si tratta di persone passionali che pensano sempre di aver trovato la persona giusta. In realtà, si tratta di incontri con persone che presentano proprio quei tratti che loro odiano. Rimangono sempre nella fase dell'innamoramento e quindi la separazione è fortemente ansiogena. Tutto viene vissuto all'estremo. Il rischio di queste relazioni è alto, soprattutto quando si tratta di persone che presentano modelli negativi del sé, non degne di amore, e quindi entreranno facilmente nel tunnel della gelosia, dell'ossessione, della possessività che possono condurre a gesti estremi, quali i delitti passionali.

3. ATTACCAMENTO EVITANTE/DISTANZIANTE – L'AMORE FREDDO/DISTACCATO: si tratta di persone che soffrono profondamente, perchè non avendo avuto nell'infanzia una base sicura sulla quale fare riferimento, non hanno alcun tipo di sicurezza affettiva. Si tratta quindi di soggetti che hanno un modello del sé come una persona non degna di essere amata, sola, che deve contare solo sulle proprie forze, perchè il modello interno della madre è quello di una 'madre cattiva' che non elargisce alcuna cura o protezione. Per questo, per non correre il rischio di essere rifiutati, sopprimono la loro emozionalità.

4. ATTACCAMENTO DISORGANIZZATO – L'AMORE PATOLOGICO: si tratta di stili di attaccamento che rimandano a storie di abuso o maltrattamento da parte della figura allevante nei confronti del bambino. La conseguenza è che, queste persone, in età adulta, avranno dei modelli interni dell'interpretazione della realtà sempre inquinati e quindi oscurati da una parte di confusione e mancanza di controllo.

5. Inoltre, sarà presente in loro una visione catastrofica degli eventi. Sono incapaci di sciegliere partners affidabili, e quindi rischiano di entrare e farsi poi coinvolgere in relazioni distruttive, con persone violente ed aggressive.

I partners incontrati dalle dipendenti affettive saranno uomini che faranno in modo di mantenere la relazione malata, perchè essi stessi malati, e perchè il cambiamento dell'altro porterebbe ad uno sconvolgimento nella coppia che non tollerano, in quanto scomodo e non permette più loro di ottenere sempre quello che vogliono.

Possiamo riassumere, attraverso un elenco, le CARATTERISTICHE DEL PARTNER MANIPOLATORE:

⁃ tende a sminuire l'altro come persona;

⁃ recita spesso la parte della vittima;

⁃ adula per ottenere ciò che vuole;

⁃ usa nei confronti del partner l'arma della colpevolizzazione;

⁃ manipola la realtà a suo favore;

⁃ cerca di limitare i movimenti esterni del partner;

⁃ boicotta gli interessi personali del partner.

Come possiamo facilmente notare, sono molteplici le caratteristiche appartententi ai partner manipolatori, e, sono quasi certa che, purtroppo, una moltitudine di donne vi ritroverebbe le caratteristiche del proprio compagno.

Sfortunatamente, in un'epoca che ci sembra emancipatoria per le donne, dove avremmo dovuto raggiungere la fantomatica 'parità dei sessi', molte donne si trovano a vivere situazioni e condizioni che farebbero pensare al Medioevo. Persino le nostre nonne esercitavano un potere maggiore al nostro: promettevano ai loro futuri sposi di perdere la verginità solo dopo averle sposate. C'era una specie di 'do ut des', uno scambio; scambio che molte donne sono ora incapaci di attuare, perchè chiedere diventa impossibile, perchè ne sono indegne, non valgono abbastanza, 'è colpa loro se lui è così' e molto altro ancora...

naturalmente, l'infanzia e i suoi vissuti, come ha sottolineato Freud, riveste una importanza fondamentale nella successiva formazione del proprio sé e della sua organizzazione. Se, infatti, abbiamo conosciuto nella nostra infanzia esperienze negative che non hanno portato alla struturazione di un sé sicuro, e non intraprendiamo un percorso di conoscenza di sé per andarci a vedere, naturalmente con dolore, il nostro passato, da adulti, cercheremo incessantemente e inesorabilmente situazioni e persone che ripropongono i modelli delle nostre antiche relazioni, perchè sono quelle che meglio conosciamo.

Il percorso per arrivare al benessere e alla normale esistenza, è lungo e tortuoso, prevede periodi di vuoti, sofferenze, solitudini, dove i nostri punti di riferimento, anche se negativi e portatori di sofferenze, spesso anche inconsce, gradualmente ci vengono a mancare, dandoci una sensazione di confusione e smarrimento difficili da gestire.

Un aspetto molto importante è quello della codipendenza, ovvero quando una persona fa in modo che sia influenzata in modo eccessivo dal comportamento di un altro ed al contempo cerca di controllare in modo eccessivo quello stesso comportamento. Le coppie codipendenti concentrano la loro vita sugli altri, dalla quale dipende la propria, anticipano i bisogni altrui e vivono costantemente nella paura di perdere l'altro.

Passiamo quindi ad analizzare i PASSI DEL TRATTAMENTO INDIVIDUALE della dipendenza affettiva:

⁃ PRIMO PASSO: queste persone spesso arrivano a chiedere aiuto perchè percepiscono una sensazione di vuoto, di perdita d'identità, di rabbia per la frustrazione di non vedere ricambiata la dedizione. Spesso si esprimono dicendo che sentono che 'c'è qualcosa che non va'.

⁃ SECONDO PASSO:

⁃ 1) concordare l'obiettivo terapeutico, che deve portare alla autonomia materiale e psichica;

⁃ 2) acquisizione di consapevolezza;

⁃ 3) scoperta di una fragilità che può coesistere con una forza in grado di permettere la visione di un sé reale;

⁃ 4) capacità di migliorare la propria vita;

⁃ 5) svegliarsi dall'incubo;

⁃ 6) aprirsi a nuove possibilità di scelta;

⁃ 7) curarsi la ferita;

⁃ 8) rispetto per la propria identità.

Gli OBIETTIVI DELLA TERAPIA INDIVIDUALE sono:

⁃ convivenza psichica tra bambina e adulta, abbandonando l'ipercriticità verso se stessi;

⁃ adesione ai propri valori.

Gli OBIETTIVI DELLA TERAPIA DI GRUPPO sono:

⁃ l'esperienza gruppale incoraggia il dare e ricevere;

⁃ confrontara con chi è all'inizio e chi è alla fine facilita il mentalizzare il percorso, i tempi, le modalità di cambiamento;

⁃ hanno grande valore nel gruppo i racconti di sé, l'esperienza, le vicende quotidiane, i piccoli successi;

⁃ nel gruppo viene portata la punta dell'iceberg del proprio dolore, non le parti più profonde.

La vita, per poter essere appagante, dovrebbe essere un cambiamento continuo.

IL CAMBIAMENTO

⁃ La sofferenza ha valore mutativo, è una spinta essenziale nella vita, senza la quale non si può operare alcun cambiamento;

⁃ il dolore personale porta alla crisi, che a sua volta porta al cambiamento della vita, dando la possibilità di rivisitazione del sé;

⁃ la donna deve disabituarsi ad un modo di amare che amore non è. Come tutte le dipendenze, comporta il dolore dell'astinenza ed il senso di essere perdute;

⁃ bisogna vivere nella realtà, abbandonando l'idea del bacio del principe che salverà la principessa dalla morte e dalla desolazione.

⁃ CONCLUSIONI DEL PERCORSO TERAPEUTICO

- il recupero è possibile se la motivazione a modificarsi è alta;

- ogni energia va posta su questa impresa che è prioritaria su tutto il resto;

⁃ investire denaro su ciò (la persona dependente investe energie per il recupero dell'altro), deve così tradurre ciò in necessità di agire per se stessa;

⁃ la guarigione avviene riuscendo a stare in intimità con l'altro, che corrisponde alla capacità di poter condividere la propria esperienza interiore.

Ho scritto questo articolo spinta dalla convinzione che la dipendenza affettiva colpisca oggi molte donne sotto svariatissime forme. Nella mia professione mi è capitato di incontrare donne valide sotto tanti aspetti, ma infinitamente fragili affettivamente. Questo porta necessariamente a relazioni sbagliate, dannose e assolutamente improduttive.

La dipendenza affettiva è subdola, spesso non ci si rende conto di soffrirne; quando non si tratta di casi estremi, quali maltrattamenti, la maggior parte delle donne sminuisce la propria sottomissione, tende a darle delle giustificazioni e sopratutto si prende lei la colpa di tutto quello che non va nella sua relazione.

Bisogna arrivare al punto di avere il coraggio di mettere in conto il dissenso e la disapprovazione degli altri, resistere ai ricatti affettivi e sopratutto non essere impazienti se non si raggiungono dei risultati immediati.

...all'improvviso ci si scopre diverse e non si sa determinare quando è cominciato il cambiamento!

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