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LottoMarzo a Milano: la marea non si arresta

LottoMarzo a Milano: la marea non si arresta

Valutazioni e riflessioni dopo le iniziative dell'8 marzo. Guardando avanti...

Martedi, 14/03/2017 - Riceviamo e volentieri pubblichiamo

LottoMarzo a Milano: la marea non si arresta





10 mila partecipanti al corteo studentesco e di lavoratrici e lavoratori 

10 mila al corteo serale

25 azioni organizzate sul territorio, tra cui: Zara, per denunciare l’irreale magrezza dei corpi femminili che compaiono nelle pubblicità; il consolato turco, in solidarietà alle donne curde; il Fatebenefratelli, con un tasso di obiettori così alto da rendere inapplicabile la legge 194/78; il presidio davanti a Palazzo Lombardia, per denunciare l’obiezione di coscienza di struttura; l'Opera Condivisa Mandala Non una di Meno, realizzata da più di 100 artiste per rappresentare la forza creativa delle donne per la liberazione di tutte e tutti; la caserma Montello, in solidarietà alle donne migranti, e da cui è partito uno spezzone di migranti che ha partecipato al corteo serale; il Pirellone, con collegamenti internazionali con altre città del mondo e la pratica “Ana Suromai”, atto di riappropriazione del proprio corpo contro un sistema che abusa del corpo femminile in ogni modo; e infine un corteo serale che ha rinominato le vie percorse intitolandole a tante donne dimenticate dalla storia ufficiale.

Queste le iniziative e l’organizzazione messa in campo da Non Una Di Meno Milano, rete cittadina di associazioni e collettivi.

Per la prima volta dopo decenni di festa commerciale la giornata dell’8 marzo è tornata ad avere un significato e un valore politico.

La mobilitazione è avvenuta in oltre 70 città italiane con un’energia e una passione che ha richiamato le piazze degli anni ‘70. E’ la prima volta in Italia che viene indetto uno sciopero in questa data simbolica ed è la prima volta nel mondo che viene proclamato uno sciopero globale delle donne cui hanno aderito ben 59 paesi.







Una marea colorata di nero e di fuxia è scesa nelle strade per combattere la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere, per opporsi a leggi ingiuste o non adeguatamente applicate che fanno violenza ai nostri corpi, e per denunciare il linguaggio sessista che ci tocca ogni giorno. Siamo scese nelle strade in tante: storie e orizzonti diversi, percorsi e corpi differenti. La nostra diversità non è un limite, bensì una ricchezza: per la prima volta dopo tanto tempo si torna a parlare di femminismo e lo si fa dialogando tra generazioni, classi sociali, culture e generi.

È stata criticata la scelta dello sciopero, dall’assessore all’urbanistica Pierfrancesco Maran paternalisticamente definita “irresponsabile” e basata su “una piattaforma risibile”. La piattaforma degli otto punti, che affronta la violenza di genere come problema strutturale della società, è tutt’altro che risibile, e per quanto riguarda la scelta dello strumento, oltre a rispondere ad un appello delle donne argentine, essa nasce dal fatto che l’informazione ha del tutto ignorato la manifestazione del 26 novembre scorso, svoltasi a Roma di sabato e partecipata da 200mila persone provenienti da tutta Italia. Quando la politica non si mette in ascolto di una rivendicazione di piazza, bisogna trovare altre vie.

Per questo abbiamo scioperato: perché i problemi vengano riconosciuti nella loro complessità e perché il sapere elaborato dal femminismo in più di un secolo di storia venga finalmente riconosciuto e condiviso. Se non avessimo creato disagio, ci avreste ignorate anche questa volta. Vogliamo un sistema d’informazione che ci rispetti e che utilizzi un linguaggio appropriato ed inclusivo, non approssimativo, vogliamo un’informazione seria che si documenti adeguatamente su quel che accade, inclusa una conoscenza del contesto e di quel che precede il fatto, soprattutto perché si tratta di un percorso politico. Non Una Di Meno nasce dal basso e accoglie chiunque si senta femminista, antirazzista, antisessista e antifascista.

La marea cresce e diventerà oceano.

“Mi rifiuto di cambiare argomento e di archiviare le magnifiche manifestazioni che si sono svolte in tutto il mondo. Questo otto marzo ha consolidato Non Una Di Meno e ci ha dato gioia e soddisfazione per uno sciopero durato una intera giornata. Ora guardiamo ai fatti ed al lavoro che dobbiamo fare su strategie ed obiettivi per tenere alta l'attenzione sulla libertà femminile.” Marisa Guarneri, fondatrice della Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate di Milano







“Questa mobilitazione è speciale perché la considero una ripresa di quello che è stato il movimento delle donne degli anni 70, ossia una grande rivoluzione culturale. Anche allora il movimento era internazionale ed era una generazione giovanissima che compariva imprevista sulla scena pubblica, ponendo esigenze radicali. In più oggi ha obiettivi più concreti di quelli che sono stati i nostri allora: la salute, non solo riproduttiva, la formazione e l’educazione nelle scuole, il lavoro, e soprattutto viene posta con chiarezza la questione che la violenza nelle sue forme più selvagge, ossia gli omicidi in famiglia, rientra nella normalità, purtroppo. Negli interni di famiglia le donne sono sempre state sottomesse e maltrattate. E’ una generazione che riprende la questione dei rapporti di potere tra i sessi ma a tutto campo. Forse perché sono più libere.” Lea Melandri, Presidente della Libera Università delle Donne

“Non una semplice manifestazione, ma una vera e propria giornata di sciopero che ha visto la partecipazione di ogni generazione. Ai giornalisti che al corteo studentesco hanno chiesto ai più giovani: “come mai usate ancora slogan di 50 anni fa?", rispondiamo che il problema è che quelle istanze sono purtroppo ancora valide. A quelle si sono però aggiunte le rivendicazioni di libertà di chi cresce in un mondo in tendenza sempre più meticcio. Non Una Di Meno ha saputo essere un catalizzatore di memoria collettiva e di nuove energie.” Elena, Collettivo Cantiere. (immagini)

“Fare informazione richiede responsabilità: non è possibile confondere iniziative e momenti come nel caso de La Repubblica e de Il sole 24 ore. Ieri a Milano c’erano moltissimi eventi dedicati all’otto marzo ma non tutti appartenevano al percorso di Non Una Di Meno: il palco e lo spettacolo in piazza Duomo non c’entravano nulla con noi. Ma non staremo ad aspettare che vi formiate adeguatamente o che ci concediate uno spazio: continueremo a raccontare con i nostri mezzi e la nostra creatività le lotte di ieri e quelle che verranno, perché non è che l’inizio.” Saura, Collettivo Ri-MakeCommunia e Grrramigna

“Lo scalpore suscitato dalla pratica Ana Suromai e la sua strumentalizzazione mediatica denuncia quanto abbia colpito nel segno: la pubblicità e i media possono fare quel che vogliono dei corpi femminili, reificarli, vittimizzarli, mancare loro di rispetto in ogni modo, ma se quei corpi diventano strumento di lotta politica per scelta delle donne stesse, allora è un problema. C'è qualcosa che non va.”.Carlotta Cossutta, Collettivo Ambrosia e Macao

“Rivendichiamo con forza lo strumento dello sciopero, che il movimento e i sindacati di base hanno individuato come forma tradizionale di lotta più che necessaria per azionare i rapporti di forza. Mostrare il ruolo, il valore e il peso specifico di una pluralità di persone organizzate tramite la privazione di ciò che ogni giorno portano avanti. Lo sciopero, per avere un senso reale oltre che estetico, deve mutare la fisionomia delle città e dei posti di lavoro, per cui chi evidenzia l'aspetto divisivo del disagio, sganciandolo dalla sua funzione connaturata, fa il gioco della guerra tra poveri. Abbiamo una piattaforma di rivendicazione molto precisa che parte dall'abbraccio inscindibile tra i diritti civili (libertà, autodeterminazione, laicità, identità, uguaglianza) e i diritti sociali (reddito, servizi pubblici, diritto all'abitare), senza i quali i primi non potranno mai trovare piena espressione.” Dafne Anastasi, USB Lombardia





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