Verona - Ricordi e documenti dell'Udi in un libro appena uscito di Valentina Catania
Ferraguti Isa Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2006
Una cavalcata in venti anni di storia delle attività dell'Udi a Verona: il libro di Valentina Catania offre a chi legge anche tanti documenti inediti conservati nell'archivio Udi della città donato nel 2002 da Berta Piva alla Fondazione Elvira Badaracco di Milano, dove è stato riordinato e classificato. "Il nucleo iniziale che fondò l'Udi a Verona era assolutamente esiguo" afferma l'autrice in avvio del suo "L'unione delle donne. L'Udi a Verona dal dopoguerra alla metà degli anni Sessanta" ( Cierre ed, pagg196, Euro 12,50) sottolineando la differenza con le circa quattrocento aderenti ai Gruppi di difesa della donna della provincia e lasciando alla viva voce delle protagoniste dell'epoca la narrazione degli eventi, come nel caso di Letizia Armiliato, che ricorda "..l'Unione donne italiane si è creata ai primi mesi del '46. Siamo state ospiti dell'ANPI in via Rosa, così le donne iniziarono ad affluire e per prima cosa aderivano al Pci o al Psi e anche al PdA. Le donne venivano anche spontaneamente e dai quartieri per iscriversi all'Udi". Il racconto si fa via via più intenso e passa dalle prime forme di protesta delle donne, come nei fatti di Belfiore, fenomeno "che interessa tutta l'Italia e che vede dappertutto alla testa delle rivolte le donne" spinte dalla estrema povertà causata dalla guerra, ai Congressi dell'associazione alle lotte a fianco delle lavoratrici per la parità di retribuzione tra uomini e donne. Negli anni Cinquanta "la pace diventa uno degli argomenti principali dell'iniziativa dell'Udi" e nel libro sono riportati sul tema articoli e testimonianze di Olga Solinas, Ada Valsini e Romilda Chinchio. Nel 1957 l'Udi di Verona promuove con successo una raccolta di firme a sostegno del progetto di legge presentato da Nilde Jotti, Giuliana Nenni e Elena Caporaso per la pensione alle casalinghe. L'ultima parte del libro è dedicata agli anni del centrosinistra e anche agli effetti nell'Udi delle diverse posizioni delle donne nei confronti del governo. Agli "..inevitabili conflitti" contribuisce anche il settimanale 'Noidonne' che pubblica articoli riguardante la maternità, la contraccezione, l'onore e la doppia morale aprendo il dibattito a questioni che erano rimaste "relegate nell'ambito del privato". Inizia una fase di riflessioni forti sull'autonomia dell'associazione che "deve far emergere una visione autonoma e unitaria delle donne su tutti gli aspetti della vita politica nazionale" (Berta Piva, 1964). L'analisi della complessa realtà veronese anche in relazione alla religione è offerta dalla testimonianza di Anita Pasquali che a sostegno di quanto fosse necessario un atteggiamento nuovo e uno sguardo più attento osserva che "..era comprensibile che le donne andassero in Chiesa perché era l'unico luogo bello dove era possibile ascoltare discorsi elevati e uscire dalla tristezza della loro condizione". Il libro di Valentina Catania oltre ad aver raccolto documenti, foto, testimonianze e una ricca bibliografia, ha il merito di aver valorizzato l'apporto che il circolo Udi di Verona ha dato alla politica nazionale, come nel caso dell'abolizione del 'coefficiente Serpieri'. Infatti la "riflessione sulla condizione delle donne contadine ha come sbocco una piattaforma articolata di rivendicazioni che non si limitano a questioni di carattere strettamente sindacale, ma investono l'insieme della qualità della vita in campagna".
(27 maggio 2006)
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